09/2014

Il Concorso 2014: La Finestra: Applausi, spesso è andato oltre misura.

Dopo pochi giorni Pina Todarello ha riassunto in due pagine le qualità espresse dai ragazzi e la qualità univoca della manifestazione nel suo percorso.
Inutile tentare di sostenere tali espressioni con parole differenti:
c'è soltanto da riferirle direttamente, ecco il testo integrale:
Ciao Enrico.
Ho sempre bisogno di qualche giorno per recuperare i fili di una sintassi emotiva che giornate come il 12 mettono a dura prova. C’era un sole fantastico, quel sole tiepido di primavera che attende l’estate, che scalda il cuore, che fa vedere tutto più nitido, che dà una luce particolare alle cose. La notte prima, come al solito, dormo poco e male. Mi giro nel letto pensando che forse dovrei avere una scaletta per dire cose giuste al momento giusto e invece corrono i ricordi e mi viene sempre in mente quell’ultimo anno insieme, in succursale e quell’albero accanto alla nostra classe che ha accompagnato il ciclo del programma di letteratura italiana. Perdeva le foglie quando discettavamo di Foscolo e dei Sepolcri, era frondoso quando ti appassionavi al Futurismo. Niente come la scuola ogni anno sottolinea la ciclicità, il tempo che passa, la scadenza che arriva, la mancanza di tempo. Tutto è convulso, concitato ma così pieno di vita. La primavera poi è quasi il consuntivo di un anno ma non ancora, c’è ancora tanto, tanto da fare, tanto da dire: c’è la stanchezza ma anche una nuova energia.

La tua festa ricorre in primavera nella nostra scuola: la celebrazione del Premio De Stefani è la festa di primavera: abbiamo vestiti leggeri, i nostri movimenti sono più fluidi.

Quest’anno tutti in auditorium.

Come ti sarebbe piaciuto Enrico. E’ bellissimo, è grande, è inclusivo, minimalista nella struttura e raffinatissimo negli echi culturali che porta con sè. Credo che il logo del Democrito debba aggiungere ai movimenti ellissoidali dell’atomo la circolarità del nostro teatro: l’irripetibile e casuale inclinazione dell’atomo contenuta nella perfezione di un cerchio che ha inizio ma non ha mai fine. Forse entrando non l’avresti riconosciuta la tua scuola: proiettata nel mondo. Ragazzi che viaggiano, che si mettono in gioco, che escono dalle loro case linde e ordinate, dal loro paesaggio Valtour ed entrano all’ONU o alla FAO e parlano in inglese con ragazzi che in altri tempi sarebbero stati guardati con diffidenza. Soprattutto a te sarebbe piaciuto, che sognavi una casa sull’oceano e a cui i nostri quartieri così perfetti stavano così stretti E c’eravamo tutti e tutti ansiosi di esserci ,senza retorica ,con quell’imbarazzo di chi dà voce all’indicibile e che viola il tabu. Grazia Flaccomio, Sandro De Stefani, Paola Bisegna, Pino Scaccia, Liliana Grella.

Unicuique suum

Grazia, organizzatrice straordinaria che tesse I fili di ogni particolare, dignitosa e contenuta ma determinata e intransigente come solo le madri e le donne sanno essere.

La Preside Bisegna padrona di casa attenta, anfitriona di una scuola a sua immagine e somiglianza: conosce i suoi studenti, li chiama per nome, li apostrofa con la severità di chi sa come si governano eventi e persone ma anche con l’ affetto di un’amica che sa come ottenere il meglio da ognuno . Tutti incollati ai sedili abituati alle doti di intrattenimento della nostra anchorwoman Vi sareste piaciuti dopo esservi studiati come eri solito fare e come è solita fare lei. Entrambi vivete un po’ più avanti degli altri, selezionate ma quando vi consegnate l’abbandono è totale. Saresti stato sicuramente un suo interlocutore privilegiato, ama interagire con le persone intelligenti e curiose di tutto. Ufficialità e familiarità, rigore e leggerezza, eccellenza nelle discipline e tutela delle diversità. A questo ci siamo abituati in questi anni e tutti gliene siamo grati

Il Premio De Stefani è tutto questo: è qualità sempre crescente ma semplicità ed autenticità. Non abbiamo perso di vista noi stessi. E questo è chiaro alle autorità del Municipio che vengono ogni anno a riconfermare il loro patrocinio; ai dirigenti della BCC che rimangono esterrefatti dal clima che percepiscono appena entrano nel cerchio magico.

Il dottor Vetrano aveva gli occhi della felicità mentre premiava i ragazzi: la vita è nella scuola, non Altrove. In quei ragazzi jeans sbracati e t-shirts bianche un po’ sciatte per sembrare un po’ scialla come vuole la vulgata, ma invece così ricchi di sentimenti, di talento di energia. La scuola non è la volgare oleografia che un’ erronea visione di disattenti osservatori dipinge come luogo pieno solo di professori frustrati e studenti abbrutiti dalla noia. Il premio De Stefani ce lo conferma ogni anno

Liliana Grella discreta con quegli occhi malinconici e gentili ha la ieraticità di una vestale, che alimenta il fuoco del ricordo ed un dolore inestinguibile Sandro magistrale e raffinato nelle sue riflessioni, sempre più bello, di quella bellezza che solo i vecchi che continuano a pensare hanno. Ha un rapporto privilegiato con la nostra scuola: per me e Paola Bisegna è un mentore, simbolo di un’intellettualità laica e onesta.

I ragazzi e le ragazze dell’Associazione, non più strettamente ragazzi e non ancora uomini e donne, ancora semplici ma già consegnati al mondo con le loro professionalità e curricula di tutto rispetto.

E poi gli spalti gremiti di ragazzi che prima dell’inizio ridacchiano, sono scomposti ma è solo il loro disagio, la loro incapacità di disciplinare emozioni forti

Poi si compie il miracolo. Testi ed elaborati bellissimi, sapientemente costruiti con quella scrittura giovane e corrosiva, che si incontra con temi esistenziali altissimi e dolorosissimi che conosce ed esprime con timidezza ma anche con tanta verità. Io, che normalmente sto con la penna rossa in mano rimango abbacinata da immagini ed espressioni così struggenti da legittimare anche una svista ortografica, da apprezzare anche una punteggiatura improbabile. Perché sono a contatto con teste pensanti, acrobati della scrittura non con alunni incollati al banco. Sono lì perché ci vogliono essere e io sono qui perché voglio ascoltarli

Il suono della campanella ci ricorda che siamo nel giardino di una scuola pubblica, non nell’hortus conclusus di un’Accademia .Fuori si svolgono le attività normali di una normale mattina, ma neanche quello ci distrae. Siamo in un’altra dimensione: la mia impressione, ma concreta e pregnante, è che per qualche ora abbiamo il privilegio di stare nell’iperuranio del Bello, del Logos lontani dalla volgarità dell’approssimazione e della sciatteria

Pino Scaccia prende la parola: lui abituato a teatri di guerra, a paesaggi, mondi, persone, le più disparate non perde mai un appuntamento con noi. Ogni anno rimane folgorato dall’altissima qualità degli elaborati, ogni anno più belli e numerosi. Elaborati del Liceo Labriola, dell’Anco Marzio, di Istituti del XIII Municipio di grande qualità scritti con serietà, con competenza, con passione senza la protervia letteraria che tanti professionisti navigati ostentano. Sottolinea la consapevolezza letteraria di studenti che annualmente si cimentano. Edoardo Silvestri, Anna Maria Colivicchi e ancora Salvatore Giarrizzo , nostro studente di quarta liceo, quest’anno vincitore con il racconto Dieci anni il cui incipit è citato da Scaccia come cifra della qualità degli elaborati “con la canna di una pistola in bocca si ragiona molto più lucidamente di quel che sembra”. Lui grande giornalista e scrittore esperto tributa la sua ammirazione al nostro giovane studente con l’umiltà dei grandi.

Beh, al Democrito succede!

Al prossimo anno

02/2014

Dialoghi fiorentini e non .

Oggi mamma è a Firenze . Tu ed io insieme siamo stati solo una volta a Firenze , in treno ; una ‘tre giorni’ che si rivelò fortunatissima , per il tempo a favore e soprattutto per il susseguirsi senza sosta di eventi indimenticabili . Già in treno avevamo tracciato un itinerario sommario di luoghi significativi da visitare , per arte , architettura e storia , ma quello che avvenne fu molto di più . Prima tappa : la colazione al “Caffè delle Giubbe Rosse”, e lì non fu soltanto cappuccino e cornetto : ci trovammo come negli anni caldi tra i tavoli dei futuristi fiorentini , con Papini , Soffici , Palazzeschi e i poeti dell’ermetismo , respirammo il clima dell’epoca ; lì ti parlai del giovane Carlo Bo , un grande critico che io poi conobbi negli anni ’67-’70 , a Urbino , Rettore di quella Università ; Bo amava parlare con noi giovani del suo periodo fiorentino ai tavolidelle “Giubbe Rosse” fra Ungaretti pittori e poeti dell’epoca con i quali si stava costruendo una parte importante della letteratura del Novecento . A me quegli incontri-conferenze di Urbino con Caro Bo rimasero impressi come un collante per tenere insieme tutte le incerte capacità di percezione dei rapporti che legano una poesia a un quadro , a una melodia ; sensazioni di dialogo tra idee , che ora come allora agiscono sui procedimenti mentali ; parlandone , passeggiando per Firenze , tu ti dimostravi già grande , altro che cappuccini e brioches ; nel dialogo sentivamo le facoltà dell’uomo articolate in armonia , e vedevamo oltre ; era un annuncio di metodo , e da lì andammo avanti … Nelle tappe successive avemmo tutte le conferme sui ben noti valori della città , con in più la serie di nuove e liete sorprese ; le ricordi ? Vedere ai nostri piedi , nel corridoio del Vasari agli Uffizi , le parti smontate del Perseo del Cellini in fase di restauro ; e la sorpresa della partita di Calcio Fiorentino a piazza Santa Croce , allestita come nel 1400 per la circostanza ; poi soprattutto a Palazzo Pitti , dove ci giunse un suono vivo , quasi magico dai Giardini di Boboli : era il gruppo di strumenti a fiato del Maggio Musicale Fiorentino ; trascurammo il resto delle tele di Andrea del Sarto e giù di corsa ai giardini : soli ottoni per Haydn , Mozart , Brahms … ; tutti i procedimenti mentali di cui parlavamo , erano in azione … Fu così che un breve viaggio turistico-culturale seppe dare ampia conferma a quel nuovo “annuncio di metodo” cui faceva riferimento Carlo Bo a Urbino ; tu recepisti tutto , con tutti i dettagli , e da lì poi ebbe seguito un tuo percorso più ‘ampio’ , prima pieno di conferme , e poi di speranze , e poi di attese … … però …. ci ritroveremo , Enrico …

12/2013

Il Tema 2014 .

Enrico , è ufficiale : il Tema del prossimo tuo Concorso annuale sarà “La finestra”. Ti parlo ora di quello che ho in mente di dire ai ragazzi delle scuole per chiarire ciò che a me appare come una enorme portata di possibilità espressive su questo tema che direi ‘nuovo’ . L’apparenza sembra un po’ banale : un rettangolo , quattro linee ortogonali per le uniche due dimensioni ; ma l’essenza della nostra “finestra” va oltre ; né si ferma a quella terza dimensione che ne specifica spessori di telai , vetri , persiane ; no no , la dimensione su cui tendiamo a far luce esce dalle realtà tecniche : resta integra solo una linea netta : quella di un crinale tra due versanti ; il tema mira alla “dualità” insita nella natura umana , e che da sempre continua ad esprimersi ; in poesia , o in prosa poetica , o ‘segno’ e ‘suono’ poetici . Quel “duale” che per secoli ha avuto spazio nelle arcaiche grammatiche greca e latina (vivo tutt’oggi tra il ‘singolare’ e il ‘plurale’ nella lingua araba) , caratterizza , amplifica e spesso ossessiona l’essere umano ; quel “duale” per noi , oggi , è su quella linea : la soglia di una finestra . E’ una metafora . La dialettica costante - pur nella sua variabilità - tra il dentro (l’io) e il fuori (la realtà del mondo) , e le relazioni tra interiorità nascoste e apparenze esplicite , apportano elementi di riflessione importanti ; a chiarimento dell’evidente significato simbolico di un semplice atto come il guardare dalla finestra c’è una letteratura senza limiti , da Petrarca ( la canzone Standomi un giorno solo a la finestra ) a Saba ( La situazione della finestra ) . Franco Fortini , commentando Brecht , ha scritto di aver ravvisato nella Finestra “un luogo simbolico della poesia contemporanea”, esteso oltre confine , a Mallarmé , a Rilke , a Lorca … E come non citare Leopardi (l’eco di ‘Silvia) e Manzoni (la conversione dell’Innominato) … Una breve citazione di Garcia Lorca : “ … son sveglio e intorno a me la fredda notte tace , luccica nella finestra una limpida stella “ Mi sembra proprio un bel tema , Enrico , continuiamo a parlarne , e poi in primavera ne leggeremo delle belle , con soddisfazione … Ciao ...

10/2013

Fine ottobre .

Sto bene accomodato nel silenzio dell’ora ‘solare’ ; alle tre di notte la domenica di fine ottobre si torna alla regola degli orologi , e così questa notte sarà lunga un’ora di più … Sì , capisco il tuo ‘chissenefrega’ , legittimato dai tuoi tempi e spazi , tutt’altra cosa rispetto ai nostri , ma io intanto ne approfitto per rovistare con tutta calma nell’armonioso caos dei miei pensieri e vedere cosa trovo … vedere come sentire , provare , poi comunicare … tutta una retorica del silenzio , che forse è una ideologia troppo elitaria della vita , come fosse un lusso , e forse là dove sei tu è così che si continua a vivere … nel silenzio … Qui no , qui c’è un brusio di fondo ; comunicare non è soltanto l’espressione individuale per trasmettere un’idea , uno stato emotivo ; qui c’è il traffico dei flussi , il suono delle azioni e il frastuono delle reazioni , tutte con i loro strumenti a percussione per capire meglio gli eventi più moderni , e per provare emozioni ‘nuove’ … Ecco , proprio nell’ultima riga si sono abbinate due parole che fanno parte di quelle che io cerco sempre di evitare , anche nel parlare corrente ; di una mi dispiace , e ne soffro : “emozione”; mi riguarda , perché corrisponde alla più puntuale definizione della mia natura ; è il carburante vitale che muove i miei passi lungo tutti i percorsi quotidiani … e sentire quella parola preziosa citata così spesso a vanvera nelle chiacchiere più superficiali , o nei titoli e nei contenuti del gossip modaiolo mi sconforta ; non mi associo , ne evito l’uso ; so che tu mi capisci , e che condividi il disappunto ; ricordo bene le molte volte in cui fu da te che ebbi lezione sul tema … (il ghiacciolo all’amarena , il topolino nella trappola , lo scultore di rinoceronti a Copenhagen .. e poi a Londra , all’Elba , alla Scuola-calcio , a Venezia …) tante tante lezioni , tutte nella reciproca gioia … L’altra parola è “moderno”, vocabolo abusatissimo fino alla nausea ; perché mi pone subito alla vista immagini di prodotti scaduti , tipo una bella bottiglia nuova di latte con la ricottina che galleggia ; da qui alla nausea . La mattina , per molte persone , è tutto moderno ; è giusto per il ‘giornale’ , che per fortuna ha anche la definizione di “quotidiano” (deo gratias) ; ma non per il resto , soprattutto nelle persone di mezza età , per le quali un indumento nuovo , il televisore piatto , la macchina a due volumi e il Folletto sono cose moderne … quando invece è noto anche a loro che da lì a pochi mesi tutto il moderno di oggi sarà superato , vecchio , l’opposto di moderno ; e qualche scienziato della linguistica ha coniato alcuni decenni fa una parola perfetta per rappresentare il gusto del moderno come immagine di un prodotto scaduto : “obsolescenza” ! Ma non basta , c’è di più : qualche altro scienziato , più scaduto di quello di prima , ha voluto intellettualizzare il piatto versandoci sopra un vocabolo ‘nobile’, che desse sostanza e sapore alla portata : “ obsolescenza estetica “ ! E li pagano pure ! Daje Enrico , per noi e per le nostre segrete Emozioni , ci sarà tutto il tempo , lungo tempo . Tra pochi giorni sarà la vostra festa annuale ; un abbraccio anche a Federico , a Mirocleto che spesso ci presta la tanica per l’acqua , e agli altri amici del tuo vicinato … Nel brusio di fondo di questo silenzio terrestre , lancio uno strillo come fece Dario Fo ai funerali di Franca , guardando in alto nel cielo ; “ Ciao !”

09/2013

Il nostro parlare .

Enrico , mi soffermo su un tentativo impervio : il ‘senso’ del nostro parlare . C’è la risposta facile , quella della ricerca di un contatto , facile ora che il ‘web’ consente la comunicazione tra distanze incalcolabili ; ma è proprio quella non-calcolabilità delle distanze che complica il flusso dei pensieri , e rende l’argomento ampio , smisuratamente ampio . Un tempo ormai lontano c’era il suono delle campane per comunicare eventi , dolori e cose ; poi con la modernità è stato il suono delle sirene a imporsi come comunicazione di eventi ; oggi le due massime velocità , quelle della luce e del pensiero , hanno invaso non solo il nostro mondo , ma si sono estese all’intero universo , e con cognizione di causa ; a proposito , ora ti apro una parentesi per una notizia molto , ‘moltissimo’ interessante : ( gli astronomi attivi in un famoso Centro scientifico degli Stati Uniti hanno calcolato e poi dichiarato con assoluta esattezza che il giorno 20 giugno dell’anno 2054 ci sarà uno spettacolare eclissi di Sole , con la Luna che verrà a trovarsi con il centro geometrico in perfetta corrispondenza sul centro del Sole , e si vedrà nel cielo l’immagine di una bellissima ciambella croccante e piena di luce da lasciare a bocca aperta .. ); da alcuni giorni sono alla ricerca del foglio di giornale che riporta la notizia , per darti particolari maggiori , ce l’ho da parte e alla prossima sarò più preciso . Confido che quel futuro giorno del 2054 ci troveremo affiancati , è probabile che sarà con noi anche mamma , e anche vari parenti e amici ; tutti lì , a ricordare le ciambelle di Lucia … Quindi , come sempre e come tutto , è soltanto questione di tempo ; come va con il ‘Tempo’ lì dove sei tu ? Mi riferisco alla parola con la T maiuscola , e non a quella del comune tempo che passa costruendo la storia , o la noia , e che sembra risolversi assai spesso in squilibrate osservazioni del reale ; noi , fisicamente , siamo tutti potenziali fossili , scorriamo da una generazione all’altra maturando nel corpo i segni del nostro fragile tempo quotidiano . Invece voi ? Nei primi tempi della tua mancanza (giorni, mesi, anni..) guardavo il cielo , cercavo di penetrare nella consistenza delle nuvole ; spesso inciampai e caddi , sorridendo a quel rurale scarpone burino che mi sollevò chiedendomi dove cazzo tenevo la testa ; “ ma fra le nuvole , è ovvio , cerco uno dei miei figli , e tu pensa alla tua pasta e patate ..” Non ho mai smesso di cercarti , Enrico , ma ora ho realizzato che la mia ricerca non va fatta nelle cose visibili al di fuori della ‘Finestra’ , ma dentro , nell’interiorità , come intende dire il tema del prossimo tuo Concorso letterario . In una sola parola : è nel ‘ Tempo’, quello tuo , con la maiuscola , è lì che continui a vivere , e io lì continuo a cercarti , ne riparliamo …

08/2013

Quasi sera …

Dopo tanto chiarore , splendore , luccichii che spesso abbagliano senza portare a niente , ecco l’ora del giorno che induce alle riflessioni ; è quel quasi sera che si chiama ‘vespro’ , o crepuscolo -mai capita la differenza- in un qualsiasi tardo pomeriggio di agosto : pochi i rumori , luce calante , desideri non soddisfatti , la memoria che si impone e rende così attuale quella tua poesia , brevissima ma compiuta , tanto vera nella sua essenzialità : “ una lunga estate senza sogni; sono morto e non me ne sono accorto “ quel ‘morire’ non era tragico , era il disagio dell’aver trascorso più settimane nel dominio di un tempo vuoto , nella tua estate del 2003 ; erano i momenti di un disorientamento che destabilizza la mente quando le viene interrotto il suo percorso di sogno negli spazi aperti e brillanti di luce , e lì poi è il passato a farsi avanti con tutto il suo carico di ‘ciò che sarebbe potuto essere …’ . Quindi ‘morto’ , ‘morire’ , sono parole di senso metaforico , proprio della poesia ; così come nel linguaggio più volgare sappiamo bene quanto siano in uso il ‘morto de fame , de sonno , a li morté franzé , e morammazzato (detto anche morammaìto) ; no no Enrico , noi sia qui che altrove parliamo sempre di cose serie , credimi ; anche se talvolta magari … Vai poi a sapere che , due anni dopo quella tua poesia .. i vespri e i crepuscoli avrebbero assunto la veste scura di un ‘declino’ .. inarrestabile … E ora non ti dispiacerà se ti trascrivo , su questi temi , una pagina (appena un po’ ridotta) di Marco Lodoli , che sa scrivere come piacerebbe scrivere a me se fossi scrittore ; “ E’ agosto e non c’è più nessuno. Anche qualche albero è partito, sta dai parenti in un bosco. … C’è giusto un morto in maglietta che ogni tanto viene a tenermi compagnia … “Come va? Mi domanda un po’ annoiato” “Così”, dico. Non mi va granché di parlare con un morto, fa troppo caldo.. . “Andiamo al cinema?” mi propone. “Non posso allontanarmi per troppo tempo …” “Facciamo che il cinema è questo, allora, che tutto è come un’immagine su un lenzuolo” “D’accordo” . Stiamo qualche minuto in silenzio, seduti sul marciapiede, a guardare le cose assolate davanti a noi. “Non è stato brutto, vero? A me è piaciuto”. “ Sì , non è stato male”. … Lui ha tutto il tempo intorno a sé, perciò cerca compagnia, dice che con gli altri morti non si diverte ... Vorrebbe giocare, ma io non posso perdere la concentrazione … Ma lui si è messo a piagnucolare : “Pensavo che fossimo amici, pensavo” e tirava su con il naso . Così l’ho richiamato indietro . “Guardiamoci un altro film”, gli ho suggerito, per fare pace, e ci siamo messi a guardare il cielo infuocato d’agosto . “Il cielo è pieno di morti, io li vedo bene, -ha detto il morto indicando l’azzurro.- Sa, sono un po’ invidiosi di lei che quaggiù aspetta la vita”. E’ tutto qui ; ed è bellissima cosa saper riflettere e inventare , per poi saperlo scrivere … Lì c’era il sole infuocato d’agosto , era giorno . Qui , ora , no ; è quasi sera … Ciao Enrico …

07/2013

E’ da te Siria ?

Ieri Siria è andata nel suo nuovo mondo ; noi non ne abbiamo conoscenza , non sappiamo se è una parte di universo riservata , o se siete tutti insieme , nel qual caso certamente è sulle tue tracce ; a noi restano soltanto immagini , ricordi amorevoli , e le date : “anche oggi è giovedì” “anche oggi è il 25 di luglio” e “anche oggi ore 18 circa” … C’è un nuovo tipo di silenzio in casa , anche se la tv parla o la radio suona ; tutte le cose che vivono hanno la propria personalissima voce : gli abeti hanno il suono dei violini e violoncelli che i liutai da loro sanno estrarre , sottili voci , e così anche c’è chi sa godere dei suoni delle acque , e delle voci dei cieli ; tu sei stato splendido poeta quando hai annotato nel tuo diario di Neuchatel di come , la sera , i merli e i passerotti con le loro voci : “.. accolgono il buio che sorge da est ..” ; i cani qui nel condominio talvolta hanno provocato lamentele per il loro esagerato abbaiare , ma ora … c’è soltanto silenzio … - che tutta la comunità canina , a suo modo , abbia percepito l’assenza di quella che per anni ha vestito panni di capo-cagnara ? o che i cani più vicini abbiano chiesto rispettoso silenzio con un passaparola surreale , di qualità nota soltanto a loro ? Perché gli animali ci sorprendono quando esprimono qualcosa di umano : è sufficiente una delle loro particolari espressioni negli occhi , un atteggiamento , o una azione fisica ; tanta letteratura è ricca di storie vere sulle capacità ultra-umane dei cani … … Enrico , esplora , nel modo che puoi , lo spazio attorno a te , potresti trovare una codina vivace che si agita .. se la vedi , credimi , è Siria …

06/2013

- Dicono i giornali .. -

Enrico ? Bella.. due sorrisi tra alcune note culturali … “ Sessant’anni fa la nostra vita ha preso la forma di una doppia elica … La molecola del Dna apparve davanti agli occhi di Watson e Crick nel 1953 in un laboratorio di Cambridge …” e più in basso , stesso giorno e stesso giornale , un altro articolista scrive : “ Il 28 febbraio del 1953 , benché fosse sabato , il ventitreenne James Watson si recò in laboratorio la mattina presto , ed ebbe l’intuizione della sua vita : rimescolando i quattro tipi di tessere di un puzzle tradizionale di cartone sul quale stava lavorando , che corrispondevano alla struttura chimica delle quattro lettere dell’alfabeto del Dna , si accorse che esse combaciavano perfettamente a coppie …” I due articoli continuano , si introducono in particolari tecnici , musica per le orecchie di chi se ne intende ; nel mio caso , allora come oggi , gli interessi erano altrove , che nel ’53 giocavo in serie B e fui promosso in A , e poi dipingevo , e avevo vinto un Concorso statale … Ebbene , ora , leggendo quel giornale di ieri , un qualcosa di visivo mi ha subito occupato la mente , seguito poi da altre immagini ; diremo … una serie di ‘associazioni mentali’ , ma precise e chiare : cioè , ‘ in primis ‘, l’immagine del giovane Watson che un sabato mattina presto del 1953 , vestito più o meno come ero vestito io in quello stesso giorno , che corre a chiudersi nel laboratorio perché gli scappa un bisogno urgente ; no, non voglio dire quello che a noi due porcaccioni viene subito in mente ; no, questa è una cosa più seria , è cosa ‘universale’ come lo sono i noti episodi intestinali , ma con una ‘portata’ ben più ampia : il giovane scienziato corre perché gli urge focalizzare la mente sulla sua geniale intuizione , e vuole portarla a compimento : “ Dna , il segreto della vita “, in attesa che l’ora del Dna sostituisca , o almeno si affianchi , all’ora di religione nelle scuole ; la storia delle conquiste teoriche di mezzo secolo di teoria molecolare , e il ventaglio delle applicazioni pratiche … “ Alla sequenza del giovane scienziato del ’53 vestito come me , ecco alla mente in parallelo una serie di immagini del 1450 (diremo del ‘453 per assonanza numerica , ma il secolo e il decennio erano quelli ) , con il Principe dom Enrique di Portogallo , vestito come mostra l’iconografia di allora con le eleganti culotte sulla calzabraga , tutto nero compreso il copricapo aristocratico consueto per il figlio del Re ; dom Enrique era uomo di grande cultura marinaresca , ma ‘a secco’ , studioso di mappe , carte e strumenti nautici , aveva creato la Scuola di Sagres all’estremo sud in Cabo sao Vicente , uno spazio ampio , orizzontale a picco sull’oceano , lungo come un aeroporto , là dove i venti possono spaziare proprio per essere studiati nei loro incroci Ebbene , le due mattine dei due ’53 , quella in cui Watson si immergeva nel suo microscopio con i quattro tipi di tessere del Dna , Enrique era sveglio da prima per vedere le quattro vele della goletta che si avviavano nell’Oceano navigando per la prima volta “controvento” ! “ Controvento , il segreto della vita “, in attesa che i galeotti incatenati ai remi cedano il posto ai motori a vapore e oltre ; la storia portoghese del superamento di mostri e draghi , il Cabo Tormentoso che diventa Capo di Buona Speranza , Cabral e il Brasile , Magellano e le circumnavigazioni del globo ; tutto senza fotografi , registrazioni o filmati , solo cronisti scrittori …” Insomma , ero lì , felicemente compiaciuto di poter azionare i meccanismi mentali con quei ricordi e confronti fra epoche così determinanti nel progresso delle civiltà , quando capita sotto il mio occhio migliore un disegno con una frase , che dice : Affrettati a gustare panini col formaggio , perché tra pochi giorni avremo il forgiugno …”! Giuro, non ci volevo credere ; ma come , a una persona seria , avviata a severe riflessioni sul concetto sibillino di “modernità” nei secoli che si susseguono ( un tema enorme) , tu gli offri alla vista una fregnaccia del genere ! Stavo per ritenermi offeso , quando mi è esplosa tra spruzzi di grissino una risata .. (io sono uso sgranocchiare qualcosa mentre leggo il giornale) Daje Enrico , il mondo è piccolo , è un puntino , però c’è un posto per tutti e per tutto , finché ci siamo …

05/2013

Maggio, come nel 2006 .

Enrico , ti trascrivo l’inizio del discorso che Wislawa Szymborska tenne a Stoccolma il 7 dicembre 1996, alla cerimonia di conferimento del suo Premio Nobel per la Letteratura : “ In un discorso, a quanto pare, la prima frase è sempre la più difficile . E dunque la prima è già alle mie spalle . Ma ho la sensazione che anche le frasi successive – la terza, la sesta, la decima e così via, fino all’ultima parola – saranno altrettanto difficili, perché si suppone che io parli di poesia. Su questo argomento ho parlato molto poco, quasi niente, a dire il vero. E ogni volta accompagnata dalla convinzione di non saperlo fare nel migliore dei modi . Ecco perché il mio discorso non sarà troppo lungo : le imperfezioni sono più tollerabili a piccole dosi. …” Questo grande personaggio, “poeta” e scrittrice, entrò totalmente nei miei interessi proprio negli stessi anni in cui stavo acquisendo una cognizione sempre crescente sulle tue passioni letterarie, e per la poesia in particolare . E allora puoi capire come mai, quando ho potuto avere il primo commosso contatto web con te, nella primavera del 2006 , io non ho pensato a parlarti di Angeli e di Santi , ma di Clisteri … più esattamente della contabilità sui clisteri che quotidianamente venivano somministrati a Luigi XIV per decine di anni ! Ora è giusto chiedersi cosa c’entrano i clisteri con la poesia della Szymborska ? C’entra perché - a parte il mio desiderio di vederti sorridere in qualche modo - la poetessa ha la proprietà di condensare nella sua poesia serietà e leggerezza , e di saper coinvolgere le cose della vita in un ironico distacco ; per esempio, non è lei che parla di clisteri , ma in un breve ‘feuilleton’ ( L’inferno del cortigiano ) dà l’idea di quali fossero i costumi nella Corte francese del Re Sole, e ci informa che Saint-Simon nelle sue ‘Memorie’ doveva tener nota di tutto ; così, ecco venire alla luce quei costumi, comprese le vestizioni e tutte le operazioni corporali del Sovrano alle quali la Corte era tenuta quotidianamente ad assistere . Il libro è in prosa , si chiama “Letture facoltative” ed è un collage di brevi situazioni storiche di personaggi per i quali l’autrice cerca la complicità dei suoi lettori ; lì si parla di Cleopatra, di Hammurabi, di Napoleone, soprattutto di Montaigne, il più complice di tutti . Ormai la poetessa non può scrivere più ; è morta nel 2012 ; è stata in Italia, a Roma, si è incontrata con Maria Luisa Spaziani , che tu ben conosci , ed ora è già in atto un “fenomeno Szymborska”, che ha portato il suo “La gioia di scrivere” in cima alle classifiche editoriali . Ti scrivo le prime due strofe della poesia “Il cielo”, del 1993 :

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Da qui si doveva cominciare : il cielo . Finestra senza davanzale , telaio , vetri . Un’apertura e nulla più , ma spalancata . Non devo attendere una notte serena , né alzare la testa , per osservare il cielo . L’ho dietro a me , sottomano e sulle palpebre . Il cielo mi avvolge ermeticamente e mi solleva dal basso . La sera del giorno 20 , alla cena con i tuoi amici e noi tutti , mamma ha avviato una seria riflessione sul tema da scegliere per il prossimo tuo Concorso ; dopo i magnifici risultati degli ultimi temi ( l’incontro , lo specchio , l’attesa ) la decisione è molto impegnativa ; per ora il tema che sembra prevalere è “la Finestra” , per la metafora dell’essere soglia tra interiorità individuale e realtà esteriori , ma anche e soprattutto per la dovizia di citazioni e immagini , da Rilke alla Szymborska , da Magritte ai Simbolisti ; avremo un risultato interessante . Ecco, concludo con una strofa di Antonio Tabucchi (“Si sta facendo sempre più tardi”) : “ Le finestre , a volte , non hanno imposte ; si aprono su orizzonti ben più larghi di quelli reali . “ Ciao Errì , tento di abbracciarti ; ci riuscirò un giorno o l’altro …
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02/2013

Le pigne .

Enrico , fa freddo , è febbraio freddo più del solito , o forse sono io che per diminuzione di peso ne soffro con più consistenza , nelle ossa delle mani e sotto la pelle del naso soprattutto , con crampi alle dita tipo artrite , e stillicidio di canippia tipo moccioloso imberbe . Un troppo frequente uso di sciarpe di lana e la canippia al naso sono stati notati da mamma , che è passata a vie di fatto con un intenso acquisto di legna da ardere , per il più frequente e duraturo uso del caminetto . Confortevole la fiamma del focolare , e il calore della sedia a sdraio , del libro preferito , con la lampada della piantana alle spalle che sembra star lì al preciso scopo di sorvegliare l’incombente pelata nel centro geometrico della nuca ; puntuale la presenza di uno dei gatti , prevale Peppe , certamente memore dei suoi passati soggiorni su di te … Sono diventate ormai abituali le mie passeggiate quotidiane tra i verdi viali di Palocco e tra le erbe dei pratoni , con i tanti alberi di varie essenze , ma dalla netta prevalenza dei pini ; questo dettaglio deve aver toccato l’estro funzionale di mamma che ha avuto l’ottima idea di suggerirmi la raccolta di quelle pigne che mi dovessero capitate tra i piedi durante il cammino ; “ perché ardono subito , e la fiamma dura più a lungo ; messaggio subito recepito , e da quel pomeriggio in poi anziché guardare i colori del cielo tra le foglie - e controllare anche che nulla mi piova sulla testa - è diventata mia cura raccogliere le pigne cadute; “raccattare” è parola più esatta perché il verbo deve corrispondere all’ immagine di uno che con aria furtiva e un sacchetto di plastica in mano vada per ciche , com’era in uso tra i ragazzini in tempo di guerra per imparare a fumare , quando le sigarette (ai Parioli si trovavano ciche lunghe e di buona marca) erano assolutamente senza filtro , e spesso con il bocchino d’oro Macedonia tipo-extra ; fu lì che tra ragazzi , dividendoci il bottino , ebbi l’iniziazione al vizio del fumo ; undici anni , allora . Poi , crescendo , le cose cambiarono … Oggi , a distanza di decenni e con un certo grado di istruzione , mi sono ritrovato cicarolo , - dico meglio : “pignaiuolo” - ma ti confesso che la cosa non mi imbarazza affatto , anzi , non vedo l’ora di imbattermi in un’insegnante o un preside o comunque una persona di prestigio ,per esporre la traccia di un progetto su come rapportarsi con la natura seguendo un nuovo codice , in chiave “surrealista” … E qui scendono in campo i Poeti . ( Wislava Szymborska ) “ . . . . . e gli alberi ? Qual’ è il significato del loro incessante bisbigliare ? dici : il vento forse ne è informato ; ma di noi come ha potuto sapere ? dalla finestra è entrata una falena . . . . “ “ . . . . . gli parlo di tutto ciò che vuole : delle formiche morenti d’ amore sotto la costellazione del soffione , gli giuro che una rosa bianca , se viene spruzzata di vino , canta . . . . . “ Enrico , la casa è piena di pigne ! Mamma ha detto “ basta ! “ Ma io mi sento come Topolino ne “ L’apprendista Stregone “ di Paul Dukas , e non riesco più a fermare la ricerca … Bella Errì , ti farò sapere se e come ne verrò fuori …

09/2012

Fine mese.

Errì , stavo progettando di scrivere qualche pagina di filosofia analitica , forse meglio dire pseudo-filosofia , però analitica sì , per ritornare ai tempi degli studi universitari e per riprendere con te un tipo di dialogo mirato , come tanto tempo fa . Tu eri al corrente di alcune mie antiche incertezze nel campo della ‘Logica’ , quando questa entrava in rapporto con la nuova linguistica , tutti temi che erano stati per anni nei miei interessi come motivi di esame ; e ti facevo dei nomi importanti : il Circolo di Vienna , il Positivismo logico , per poter poi arrivare al succo : considerazioni sull’ ambiguità del linguaggio , talvolta in termini di semantica , e più spesso di pragmatica ; i nomi che citavamo insieme di frequente erano quelli di Wittgenstein e di Chomsky . L’analisi logica diventava così uno dei tanti punti d’interesse , quando c’era voglia di conversare su argomenti seri , come il Teatro nuovo e i più aggiornati modi di esprimersi ; quelle erano le occasioni in cui nell’ammirare le tue curiosità mi chiedevo verso qual fine muovessero quei tuoi interessi , così distanti da altre tue passioni , più pratiche e più evidenti : la Marina soprattutto , e poi i dettagli sugli amati rinoceronti , sui carri armati , e poi il teatro , la Botanica , la pittura … La spiegazione , a sorpresa , è emersa “dopo”, quando mamma ha dato inizio al ‘Viaggio nella tua stanza’, che era ed è sempre rimasta viva , colma del tuo respiro ; lì , sono state le poesie , i tuoi versi e le tue strofe , a farsi avanti , per spiegare chi eri , chi sei …

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L’argomento di allora , quindi , era “il linguaggio” , il suo uso reale , non formalizzato sul rigore di basi logiche , ma più adeguato alla teoria dei giochi linguistici di Wittgenstein . Ora non so che dire , se sarà stato un prodotto di quelle tue interpretazioni , ma è certo che quando lessi in un manoscritto il verso : “… i miei pensieri / all’orizzonte son legeri / e il mare blu li porta via / … “ , pensai subito a un errore di distrazione , poi però fui portato a riflettere : … ma se Calvino quando nelle sue ‘Lezioni americane’ avesse scritto “ La legerezza ”, così , con una sola ‘g’, il dettato di quel tema non sarebbe risultato molto più chiaramente espresso ? E quella parola non avrebbe assunto peso e suono più attinenti al suo significato ? Perché la doppia ‘g’ pesa , ed è un peso non da poco , anche per l’impegno muscolare di quella articolazione esplosiva--palatale—sonora , e reiterata ; per la prassi ordinaria la parola così scritta verrebbe considerata un errore , e negli anni di Calvino certi azzardati interventi di contaminazione lessicale così fuori dal sistema non sarebbero passati ; l'iniziativa era , ed è , ‘intelligente’, questo sì , perché chi può negare che “legero” ha più interiorità oggettiva che “leggero” ; interiorità che tu hai ribadito in un altro scritto , in stampatello ben chiaro : “ La verità , è che la mia anima è tutt’altro che ‘legera’ “. Per quanto riguarda la ‘pragmatica’ , il nuovo millennio -- e XXI secolo – ha già avviato sostanziose riforme lessicali , e sono soprattutto i giovanissimi a sostenerle e portarle avanti . Ecco un esempio , praticato da Paolo e confermato da altri ascolti stradali : -- anni di Calvino : “ Pronto? … ciao … sì … ottimo … arrivederci ! “ -- tempi attuali : “ ..ahò ? …. bèlla … dàjie … ‘n botto … bèlla ! “ Ma allora … il ‘glossema’ , il ‘lessema’ , soprattutto lo ‘stilema’ , a cosa vanno incontro , in questo nuovo secolo / millennio ? E se fosse proprio la poesia – una certa poesia -- a dare il contributo formale per chiarire la situazione ? In fondo , non sarebbe la prima volta che sono i poeti ad indicare nuovi percorsi ... Bella Errì , sempre avanti tutti insieme ? … dàjie !
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08/2012

Luna piena

E’ soltanto dalla riva del mare che si può assistere al completo sorgere della Luna sulla linea dell’orizzonte ; sorge però in un punto imprecisato , un punto a sorpresa ; infatti le sere precedenti la stessa luna era sorta altrove , io l’avevo incontrata ogni volta in alto , nel suo percorso già iniziato , quando tu eri ormai nel sonno . Il Sole invece appare all’alba e scompare al tramonto ogni giorno sempre negli stessi due punti , perché Lui è stabile , fisso nella sua posizione ; e sentir dire che sia Lui a compiere l’azione dinamica di ‘sorgere’ mi è sembrata sempre , fin da quando ero alla scuola elementare , una imprecisione ; che poi venga tollerata ed esaltata anche da scrittori e poeti , pazienza : “Sole che sorgi , libero e giocondo , sul colle nostro i tuoi cavalli doma , tu non vedrai nessuna cosa al mondo , maggior di Roma !” La Luna invece sorge veramente , perché è lei che si eleva , si innalza mentre ci gira intorno, e il suo giro , combinato con quello di noi vivi sulla Terra , fa sì che non si riesca mai a capire da quale punto dell’orizzonte sorgerà ogni sera ; ho sempre avuto ammirazione per gli Astronomi che ci sanno dire l’ora e il minuto di quale anno ci sarà una certa eclissi , e ci sarà davvero ; però non ci dicono (o non ci sanno dire?) da quale punto dell’orizzonte in un certo giorno sorgerà la Luna . Per esempio , vorrei vedere il sorgere della Luna la sera del prossimo 1 agosto 2013 , allora sulla riva di quale orizzonte mi dovrò porre ? Poi magari ci saranno le previsioni dei Metereologi , profeti dell’ immediato futuro , a rovinare la festa con le loro nuvole e temporali , Ma quella sera i Metereologi furono magnanimi , con te e con me : era una sera di fine stagione di tanti anni fa , al Camping di Terracina che si chiamava Camping Europa : un fresco spazio erboso , attraversato da un canale di acqua sorgiva , parallelo al mare , con un ampio slargo al centro che ospitava alcune chiassose famiglie di anatre , e poi tre ponticelli ; il corso d’acqua conduceva oltre il recinto ; di fronte , una trentina di metri di sabbia dorata , morbida e fine, poi la riva . Paolo non era ancora nato , c’eri solo tu che libero e nudo saltellavi tra schizzi d’acqua salata con paletta e secchiello ; il pomeriggio ti addormentavi sul materassino di gomma , ed io ogni tanto andavo sul più vicino dei tre ponticelli per giocare con le anatre ; solo che invece di paletta e secchiello avevo con me -alternativi- o una piccola cerbottana di canna , o una modestissima fionda con due elasticini e una pezzuola , la forcina era a mano nuda con le due dita indice e medio distanziate , una fionda innocua , adatta al massimo per il lancio di legumi leggeri , meglio se cotti , o mollichelle di pane . I nostri giochi , perché qualche volta partecipavi anche tu con la cerbottana , consistevano nel’aspettare che l’anatra presa di mira immergesse la testa nell’acqua a pesca di qualcosa e così facendo sollevasse in verticale la coda , e a quel punto partiva il lancio del legume , o della mollichella , mirati sul centro del culo ; Errì , te lo ricordi ancora come reagiva l’anatra ? Non era chiaro se fosse offesa , oppure compiaciuta di quel contatto ; le risate! … quando si sollevava agitando le ali con la testa ancora piena d’acqua era come se lanciasse un segnale , a modo suo : un momento di vita vivo , diverso ; e noi con lei …

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Uno di quei pomeriggi ero da solo sul ponticello e mi sorprese con la cerbottana in bocca il Direttore del Camping , un signore anziano , bene educato ; si avvicina , mi guarda e mi dice : “ma lei , lei quanti anni ha ?” Io per un po’ rimango stupito per la domanda , forse temevo il giusto rimprovero , invece .. ecco , ora ricordo bene le parole, gli dico : “ma lo sa che ancora non lo so ? se troppi … o troppo pochi …” Ci ridemmo su … Allora , capisci che dopo quel tuo lungo riposino pomeridiano , la sera non se ne parlava proprio di andare a dormire , ed erano storie ; mamma aveva ragione : “sono quasi le nove , è buio , a quest’ora i bambini dormono !” e la soluzione era sempre la stessa ; prenderti in braccio , camminare a tempo , quasi ritmato con i battiti del cuore , canticchiando a più toni di voce tipo Quartetto Cetra “ Nella vecchia fattoria / ia-ia-oo …!” Quella sera , invece che nella veccia fattoria ci siamo recati sulla riva del mare , perché sembrava che tu non avessi proprio nessuna intenzione di addormentarti ; non eri pesante , ti potevo dondolare senza sforzo , a tempo con i piedi a contatto dell’acqua , cinquanta passi verso Roma “ Quando la sera discendeee / parapapà / ed il suo velo distendeee / poropopoo …” e cinquanta verso Napoli con ‘la vecchia fattoria’ ; e così avanti , finché … all’ultimo ‘ia-ia-oo ooo..’ resto fermo con le gambe aperte a compasso che dovevano iniziare il dietrofront : resto immobile verso Sud , avvinto da uno strano chiarore che dall’orizzonte trapela , e insorge : non ha colore , è una luce sfumata grigio-caldo , poi un po’ di rosa , e il rosato sembra condensarsi fino a prendere la forma di una calotta , come la forma dell’elmetto di guerra degli inglesi nel ’44 che poi hai saputo disegnare così bene , o come l’arco ribassato della cupola del Pantheon ; poco a poco la luminosità aumenta , sempre rosata ma meno grigia , più pulita , e il diametro di quella calotta dapprima enorme si accorcia un po’ ; la forma della cupola si assesta , ora somiglia a quella di san Pietro ; solo all’orizzonte , sul filo del mare c’è ancora un po’ di confusione , un fuori-foco , come se uno strato di nebbia calda non volesse rivelare come andrà a finire lo spettacolo … Ti guardo con occhi allargati , e vedo che anche i tuoi sono bene aperti , altro che dormire! “Enrico , guarda , sorge la luna , è enorme!” Io non mi muovo , fermo sulle gambe a compasso , e ho parlato , anche tu sei rimasto fermo in braccio , ma con il braccino alzato , il sinistro , ad indicare quello che è parso essere un evento da fissare nella memoria per sempre ; perché poco dopo , pochissimo dopo , tutto si è inserito nella normalità : la Luna ha iniziato il suo giro nella sua forma e nelle sue misure reali , l’orizzonte è tornato nitido , salvo il sottile strato della pressione atmosferica … Lo “stupore” aveva recitato la sua parte come meglio non avrebbe potuto . Son passati tanti anni , era il 1987 ; da allora non ho più visto sorgere la luna ; ma quando vedo una farfalla penso con amore a una crisalide ; e quando vedo la luna piena , in alto , penso a una magica sera , lunga sera con te in braccio , al Camping sul mare …
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05/2012

“… ed ecco la pagina” .

Enrico , se e quando verrà stampata , non lo so ; però so che il Democrito ha in animo di produrre una pubblicazione sul tuo Concorso ; è da anni che i ragazzi dei Licei e di Scuole equiparate partecipano al tuo Concorso , che è stato voluto soprattutto da Mamma ; ed ora , per la sempre crescente qualità degli elaborati concorrenti , questi prodotti dell’intelligenza vengono presi in considerazione dalla Dirigenza del tuo Liceo , perché possono determinare un’azione di incremento costruttivo nella sensibilità poetica , nel pensiero e nelle idee dei ragazzi , esempi su come un ‘tema’ , quando contenga doti di ampiezza interpretativa , possa aprirsi alla fantasia creatrice , e oltre , fino ad una ‘esegesi’ .

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Io ho voluto parlare di te , ma inserito in uno ‘specchio’ mentale , per restare in tema … LA VOCE DI ENRICO . Vi racconto il suono della voce di Enrico . Esprimeva curiosità già da bambino , spesso distruggeva cose , ma per analizzarne i dettagli . Ecco , aveva tre anni , più o meno ; eravamo alla festa di Isabella ( un’amica di mamma ), in un Castello a due passi da Orvieto . Arriva la torta, maestosa : candida panna arricchita da tanti orpelli colorati , spettacolo per gli occhi : “che bella!”; Enrico sembra in contemplazione , ma vuole la prova : un colpo furtivo ben dato sulla panna con il dito indice va dritto alla bocca , e subito il responso : “però ... non sa di … niente!” Il rimprovero ha due tempi , quasi in sincronia : il primo , immediato , aspro , per il gesto villano ; ma c’è il secondo tempo , quello della ‘riflessione’ … ed ecco evocato il bambino che dice a una folla affascinata : “ma il Re è nudo!” ; e così induce i posteri a riflettere ed agire sulle equivoche convenzioni della Forma ; poi sarà la Scuola , e di più la Prof di Lettere, che sapranno fare chiarezza sul Sentimento del contrario , con le lezioni su Pirandello . Ma quel suono della voce di Enrico era ancora Moderato , era come un violino difettoso , e con due sole corde. Fotografai Enrico alla Polisportiva , un pomeriggio di giugno ; aveva dieci anni , circa . E’ in corso il saggio della Scuola di Judo , Paolo si è già esibito ; cerco Enrico , e lo vedo , chino lungo il bordo della piscina deserta, come immerso in una contemplazione ; silenzioso mi pongo al suo fianco , guardo e ascolto : “vedi papà , è una libellula , è piccolissima con le ali grandi , ma bagnate che non ce la fanno a volare ; la voglio portare al sole asciutto … prima di sera” rimango muto , osservo gesti amorosi , delicati , c’è attesa per la sorte della libellula , la mente è attraversata da immagini e suoni : ecco una delle lucciole di Pasolini , ecco l’affanno delle libellule in volo quando ci sarà pioggia , e poi lo specchio dell’acqua , Narciso , i mille inganni della rifrazione : l’illusione del miraggio , e della Fata Morgana … fino a quel “sole asciutto”, figura retorica di Enrico , che è la via della salvezza . Tutto si accorda in un filo armonico , come fosse la terza corda di quel violino difettoso ; quel suono ora muove l’aria calda di giugno : l’ Adagio dell’attesa evolve … da immaginazione a conoscenza : “guarda, un’ala che si muove … e ora l’altra …! E’ il finale trionfale della Sinfonia n° 9 di Beethoven , che si rivolge all’umanità con le parole dell’ Inno alla gioia di Shiller , intonate in coro ; Enrico ascolta … guarda in alto … sorride ! Sembra che voglia dire “non fidatevi degli specchi , ingannano !”
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Tutto il Novecento ha dibattuto sulla nozione di musicalità applicata alla poesia : Mallarmé , Valéry ,Eliot , Montale … : si legge che ‘musicalità’ e ‘significato’ rimangono parole-chiave e che sono le due strutture indissolubili : il suono e il senso , due astrazioni . OK , accettato per ora , pensavo che poi avremmo avuto modo di approfondire . Ma un giorno , un bel giorno , trovo questo pensiero scritto da Giorgio Caproni , nel 1990 : “ Perché si deve usare il linguaggio per scrivere le poesie ? Perché si deve pensare in parole e non in suoni ? Conosci il ‘Molto adagio’ del Quartetto in La minore op. 132 di Beethoven ? pensiero puro , senza la contaminazione , appunto , delle parole .” Cosa darei ora , per poter leggere il pensiero di Caproni a Enrico ! Enrico ammirava molto Caproni , “Il congedo del viaggiatore cerimonioso” , … ma Enrico non c’è più … dal giorno 20 gennaio del 2006 ; quando alle ore 14 ha sollevato l’ancora per salpare , alla ricerca dei suoi poeti più amati : Foscolo , D’Annunzio , Gozzano , Ungaretti , Caproni … Parlavamo volentieri di Arte , di Teatro , di musica e di poesia con Enrico , apparivano chiare le sue ‘passioni’ , ma nulla lasciava scorgere l’autore di poesie ; finché un giorno fu la mamma a trovare la forza di aprire un cassetto , e le poesie videro la luce … Una data , “23 / 5 /2005 , ore 23,45”, fa pensare che questa sia stata forse l’ultima delle sue poesie autografe , perché di lì a poco , nei primi giorni di giugno , il Male bussò alla porta , poi , fu … notte : “ Troppe cose stasera non hanno un nome a cominciare dal mio lento passo lungo il filo del marciapiede come un equilibrista sulla lama del dolore “ La voce di Enrico , nei suoi silenzi , e nelle sue pause , era questa …. Un Molto adagio … “ Gli uccelli , i passerotti , i merli , cantano la loro ultima melodia , accogliendo il blu scuro che sorge da est . “ ………………………. Ciao Enrico , ci sono , ci siamo sempre
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05/2012

A seguire.

Bella , Errì !

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Lo Specchio continua a dominare ; sembra che gli organi di informazione e diffusione delle notizie si siano passati la voce : all’ Eliseo c’è in programma Pirandello (“Così è se vi pare”) , rappresentato con una scenografia originale : è il regista , Michele Placido che dice : ””Uno spettacolo dove sono riuscito a trovare , credo , una mia personale visione …. Con coloritura linguistica ho ambientato tutto negli anni ’60 , e ho voluto che .. ( i personaggi) …si muovano al cospetto di un grande , simbolico specchio infranto , che ha la funzione di moltiplicare ipotesi e significati “; notevole l’effetto visivo anche nelle foto di scena ; poi c’è dell’altro : sulla rivista Art , lì c’è una pagina su Yoko Ono dove lei viene fotografata tra due specchi che si fronteggiano in modo tale da renderla visibile tante volte quante ne entrano lungo tutta la pagina , lasciando nella mente di chi la osserva l’idea che la cosa proceda avanti all’infinito ; e poi ancora , sui giornali : politica e costume sono oggetto continuo di metafore sullo specchio della situazione economica ; e poi , senti senti : Pistoletto , il pittore , quello del suo grande quadro specchiante dove ci siamo fotografati anche noi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna , lo ricordi ? Ebbene , Pistoletto è oggi l’artista con la più alta valutazione al mondo , così è risultato nell’ultima sessione di vendite all’asta di Christie’s ! Tutto questo , e altro , si è letto sui giornali dopo quel bellissimo ed emozionante giorno di Marzo . Insomma , il tuo Concorso ogni anno cresce , viene più qualificato ; lo dimostra il valore spesso altissimo degli elaborati , talvolta sorprendenti per le notevoli qualità letterarie e poetiche espresse dai ragazzi , anche quindicenni , che hanno corrisposto ogni volta ai temi ; quei temi sempre proposti nell’ottica culturale dei Licei ; e c’è da credere che fin d’ora gli studenti pensino al prossimo evento ; ‘evento’ , perché di questo si è trattato , con te e con Federico presenti tra loro come ‘ospiti’ d’onore ! Ho saputo dalla tua Prof di Lettere . Pina Todarello , che il Democrito ha in progetto una pubblicazione sul Concorso , e mi ha chiesto di scrivere una pagina ; ben lieto ! Ma dovrò saper addensare , comprimere , per restare nello spazio assegnato ; quante immagini , quanti significati ! Il numero dei momenti vissuti insieme non è altissimo , ma sono i contenuti che vogliono spazio , respiro … Però … : però un’idea ora mi sta venendo in mente : ci vorranno silenzi , pause . un ritmo . una incorporeità , e poi … gli occhi aperti su tutti i tuoi compagni di scuola , vecchi e nuovi , per ascoltarti , e vederti ancora , accanto a Federico , che ascolterete una pagina con il titolo : “ Vi racconto il suono della voce di Enrico “ Ti piacerebbe ? Bene , ci provo …
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Bella …
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03/2012

Che Specchi !

Che Specchi ! Enrico , ci sono dei momenti in cui accadono cose che mai avresti pensato potessero accadere ; invece , ecco il caso . Venerdì era il giorno tanto atteso delle premiazioni per il tuo Concorso al Democrito ; partecipazione intensa e grande interesse ; “lo Specchio” è stato il tema di quest’anno , un tema enorme , dagli spazi sconfinati : Mito , Storia , Letteratura , Arte , Teatro ; e la Realtà : il quotidiano della vita , nel suo ‘doppio’ speculare . Alla premiazione avevo annunciato ai ragazzi che avrei concluso la manifestazione con una breve poesia di Umberto Saba a ricordo di Federico , e poi chiudere con una delle tue poesie : “ a 18 anni devo decidere / se evolvermi o morire / … , che avrebbe avuto una sua giusta pertinenza in quell’ambito di riflessioni . Invece … ho chiuso prima , senza aver citato poesie ; e tuttora mi chiedo per quale ragione logica ciò sia avvenuto ; ora mi viene di pensare che, quando in precedenza c’èra stato un fluire di considerazioni su alcuni temi presentati che toccavano aspetti drammatici della realtà , io abbia avvertito un senso come di aggressione alla poesia , come un voler oscurare lo specchio fino al non più visibile ed annientarne le costruttive potenzialità . Non lo so , Errì ; anzi , so che alla fine ho sentito pressante la necessità di una reazione , di restituire al nostro Tema gli ampi scenari di letteratura , e bastava citare Pirandello , cosa che mi è venuta spontanea , con i sorrisi che accompagnano il noto ‘distinguo’ tra il comico e l’umorismo , poi con gli “Uno, nessuno, centomila” a guardarsi , a guardare con le smorfie ciascuno se stesso , o il nulla di sé ; e poi Borges , solo un accenno ; e poi ancora il teatro , il monologo di Amleto o meglio il dialogo di Amleto con gli specchi , genialità di Kennet Branagh , te lo ricordi ? Quasi quattro ore senza battere ciglio ; e te lo ricordi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Valle Giulia (oggi si chiama GNAM) quel quadro grande di Pistoletto dove ci siamo fotografati insieme sul pannello lucido speculare , accanto alla sagoma stampata di spalle ?; il titolo naturalmente è “Specchio”, quel quadro è sempre lì , sono tornato spesso a rivederlo , e ci tornerò ancora , anche con Paolo e con una fotocamera più moderna ; e poi , sempre sulle immagini , c’è stata la spiegazione del manifesto del Concorso : credo che alcuni , vedendoti chino a guardare lo specchio d’acqua , ti abbiano interpretato come un aspirante Narciso in contemplazione di se stesso ; c’era quindi una necessità : quella di chiarire come stanno le cose , e cioè che tu stavi svolgendo un compito tutto tuo di sublime sensibilità : salvare i piccoli volatili , sottrarli alle sirene dello specchio d’acqua , quando fossero caduti nell’illusione del suo inganno mortale .

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Si , dev’essere andata proprio così ; e poi , dopo aver concluso con la grande , grandissima umanità espressa dal cane Phil , che ha avuto il mio Premio (pensa , il ragazzo che ha scritto quelle tre stupende pagine ha appena 14 – 15 anni !) , e con un parallelo ricordo di Argo , il cane di Ulisse , si è chiusa la cerimonia , fra gli applausi e con una commozione diffusa … Enrico , e Federico , scusatemi ! Sono perdonato ?
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02/2012

cose Umane

Enrico , tu ora hai una cognizione 'universale' di come funziona la Natura , in tutte le sue manifestazioni , comprese le più modeste , quelle 'umane' ; hai partecipato al mio tornare me stesso , magari con qualche cambiamento che pure c'è stato , e altri ce ne potranno essere da qui in avanti ; ma la nostra sostanza ancora resta la stessa : io qui , e tu lassù . Per me sarà nutriente , ora più di prima , sollevare lo sguardo al cielo , carico di stelle , anche se non sono visibili per interposti ostacoli , ma che sono sempre lì , fisse , ciascuna in un proprio spazio di sottile ma intensa malinconia ; c'è una delle stelle che ne è pervasa più delle altre , però non so quale sia ; più in là nel tempo la scoprirò , (le scopriremo tutti , ciascuno la propria) , e quella sarà la notte con il più bello di tutti i cieli stellati !

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A proposito di stelle e di luce , è di circa un mese fà la notizia riportata con evidenza da tutti i giornali di una sensazionale scoperta : " Il Neutrino è più veloce della Luce ! " , " 60 nanosecondi in meno su 730 km , abbattuta la fatidica barriera della velocità della Luce ! " , e poi commentano che salta la teoria di Einsten , e inoltre con lei anche tutte le applicazioni scientifiche che ne derivano ; insomma , un gran casino ! Vale a dire che è come se ci fossimo trovati al centro di un campo di gara , una pista dove il limite ritenuto fino allora imbattibile come i "300mila km/sec." viene a sorpresa superato da una improvvisata staffetta di "nano secondi" ! Grande soddisfazione nel mondo dello Sport , se si trattasse soltanto di una gara qualunque , ma in questo caso è più giusto dire : sgomento , grande sgomento della Scienza , tutta , che vede cedere le fondamenta del proprio edificio ed entrare in fibrillazione per tutte le incalcolabili conseguenze nei propri apparati . I lettori dei giornali , com'è giusto che sia , la notizia la digeriscono in modo differente : prevale il menefreghista , sempre coerente con il precetto "chissenefrega" ; poi gli speculatori (distinguere quelli negativi , come il colesterolo cattivo) che a fronte di ogni evento cercano dove e come trovare profitto ; poi gli pseudo-scenziati , che amano sentenziare , spesso a vanvera , anche in TV ; poi la gente comune , che magari da giovane ha fatto qualche sport , e che ha un pò acquisito il senso della competizione , e che è più 'umana' , e talvolta più 'poetica' , e aspetta per vedere come finirà ... Ecco come finisce : giovedì 23 febbraio 2012 , Corriere della Sera : " La beffa dei neutrini superveloci - Un cavo collegato male falsa il test : non sono più rapidi della luce . " 'Riabilitato' Einstein ! " Come previsto , o meglio come sperato che andasse , ha vinto la gente 'poetica' ... abbiamo vinto noi ... Ciao Errì ...
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01/2012

Eccomi Enrico,

Eccomi Enrico,

finalmente abbiamo ritrovato i contatti ; e ora che tutto sembra andare per il meglio , sto cercando di capire come veramente sono andate le cose .

Sia ottobre che novembre erano stati due mesi autunnali così caldi che io , senza indugi , ho continuato a vivere i giorni con tutte le mie comode abitudini estive ; e andava avanti tutto bene così , finché … in una imprecisata e cornutissima giornata di dicembre , qualcosa mi ha fregato ; e poi va detto che non è stato solo un ‘qualcosa’ , ma due , e dopo un paio di settimane ‘tre’! Tre ‘qualcosa’, meglio dire con parole povere : “tre fregature”.

In breve : si parte da una doccia calda , seguita da improvvisi e violenti assalti di brividi di freddo , che in parte ancora si ripresentano ; poi il persistere di una ostinata occlusione , ( proprio lì dove immagini , era come se ci fosse un tappo enorme di champagne) ; pensa che la situazione si è risolta guarda caso quasi a Capodanno , ma che avventura! ; e infine l’altra difficoltà , la terza , con un’altro tipo di uscite a stento , ma che ora sta per concludersi … Ed ora eccomi qua , già stretto fra due braccia di una pinza che faceva male , poi messo in seria apprensione dal terzo disagio , ho percorso più di un mese in quasi immobilità , pochi piccoli movimenti , sempre aderenti a una condizione “trasfigurata” , forse in peggio , che però ora mi offre nuovi spunti di riflessione , e di condotta .

Ma andiamo con ordine : quella cornutissima giornata di dicembre che mi ha fregato è stata causata dalla mia eccessiva fiducia nelle notizie dei giornali :

“ Paolo Zucca , veterinario ricercatore specialista in rapaci , consulente degli Emiri- Falconieri d’Arabia , afferma di non aver mai sentito da quando conosce gli uccelli , il canto primaverile dei verdoni a dicembre ; e che le modificazioni avvenute nell’autunno e inverno 2011 sono di tale entità da far cambiare la fisiologia della fauna italiana .”

Ecco , deve essere andata così : che una gran cima di rapa , con la sua fiducia nella scienza (che conosce poco o niente) avrà pensato : “ ora faccio il verdone , ho anch’io il mio fischio primaverile! “ e allora avanti con la musica ! all’aperto senza quell’aria secca del riscaldamento e senza i fastidiosi attriti dei tessuti di lana ; avanti , incontro alla nuova evoluzione ! Un pensiero geniale , maturato dopo giorni e giorni di abbondanti porzioni di gnocchi , pastasciutte e provole affumicate , senza bere un goccio d’acqua . ( E poi ci vogliamo lamentare ?)

Ma intanto la scienza incalzava : “ il Prof. Mario Delogu , ricercatore di punta , Università di Bologna , appena tornato dalla Siberia diceva che quest’anno 2011 invece di -40 si è scesi solo a -12 a conferma di essere di fronte a una mutazione enorme. Le gazze rimettono a posto i loro nidi normalmente a marzo , quest’anno sono lì da molto prima di Natale . Dal mar Rosso arrivano le tartarughe , i barracuda , i pesci balestra e altri . La gente dice : chi se ne frega . E sbaglia .” Io invece sono stato quello che ha pensato di non sbagliare ; e allora : “ datemi una medaglia ! Il mio regno occluso e febbricitante , per una medaglia !”

Poi c’è stato il periodo dello stato d’animo consapevole della sconfitta , difficile da descrivere , depressivo per carenza di idee e distacco dei contatti con la tua parte viva ; ogni avvenimento della giornata , costretto in quel letto e in quella posizione , sembrava essere privo di senso … Ora , a cose superate , qualcosa di buono è rimasto : bagliori di luce , su immagini , su parole in armonia , da porre sulla tela o sulla pagina … fantasie visionarie forse ; erano momenti del grigio mondo dell’irrealtà …

Enrico , vedremo , e ne riparleremo …

10/2011

Oggi è lunedì.

Settimana nuova , un tiepido mattino di fine ottobre , abbiamo cose nuove da dire . Uno dei giorni passati , ero in cucina con Paolo e preparavo il supersugo per la solita pastasciutta , sempre puntuale quando c’è anche Arianna a tavola , ( e poi con Siria e Gigia ai piedi che aspettano le scarpette di pane insaporito) ; a un certo punto Paolo mi avverte che ha già messo l’acqua sul fuoco , ed io , concentrato sui dosaggi di ragù pomodoro e spezie , gli chiedo : ce l’hai messo lo zucchero ? “lo zucchero?” Paolo sa la ride apprezzando la spiritosata ; che però tale non voleva essere , perché io in quel momento pensavo seriamente al sale , e così con altrettanta serietà ho chiesto all’acqua calda che mi spiegasse lei il perché di quella battuta , in apparenza scherzosa , ma che invece era una domanda importante ; che forse la mia natura –fra il comico e lo stupido- cominci a piegare nella direzione peggiore ? Dopo il pranzo , il caffè come al solito lo prepara Paolo , lo fa molto buono ; mi porge la tazzina è mi dice serio “ci ho già messo il sale!” , stavolta sono io che me la rido per la battuta perfetta ed efficace ; però questo rafforza la mia perplessità , perché io con quella mia sciocchezza non avevo nessuna intenzione di avviare uno sketch comico , sul quale poi Paolo ha saputo benissimo inserirsi ; insomma , l’episodio si sarebbe potuto esaurire facilmente , sarebbe bastato da parte mia attribuirlo ad un indizio di rincoglionimento incipiente , data l’età , e tutto sarebbe finito lì … Però non vorrei farla finita così , con il banale e ovvio motivo del coglione ; e sai perché Errì ? Perché da un po’ di tempo a questa parte sono alle prese con i testi di Achille Campanile , e soprattutto con quelli di Luigi Pirandello ; ti pare poco ? Perché devi sapere che con mamma e con i tuoi amici avevamo deciso il tema del prossimo tuo Concorso al Democrito ; sarà “Lo Specchio”! Ed ecco sorgere il pensiero sul motivo dell’equivoco : il rovescio delle cose , e il sentimento del contrario’ : “ zucchero / sale = un aspetto speculare “; mangiare la pastasciutta dolce e bere il caffè salato , si avrebbero due smorfie , e non sai se di riso .. o di pianto .. Ti sento soddisfatto : il tuo Borges , le tue passeggiate per Buenos Aires , alla ricerca di suoi segnali , la scelta della sua statuina da portare a me , insieme al suo libro in originale , e poi l’averne parlato , e meditato il senso ; gli specchi , i labirinti , le finzioni … Ma per il Concorso , Borges non sarà sufficiente , perché i ragazzi delle Scuole forse non ne avranno una adeguata conoscenza tale da approfondire i discorsi ; e allora … allora eccolo un Borges di casa , più familiare , più noto e quindi più trattabile : è Pirandello , potrà essere lui il più vero protagonista del tema , e ti garantisco che al momento giusto saprò parlarne ai ragazzi : della tua visione della poesia , di Borges , e di Pirandello … Ciascuno a proprio modo , vedrai che i ragazzi sapranno corrispondere al Tema e sono certo che ci sarà molta sostanza , vista la qualità che hanno espresso nel Concorso precedente ; ci sarai tu in “copertina” , e ci saremo tutti noi ; con una tua poesia , intensa , la più vicina alla poetica pirandelliana : “ a 18 anni devo decidere se evolvermi o morire poesia forte , potente , poesia solida che vuol dire tutto , ma forse non vuol dire niente di più di quel che dice “ Caro Enrico … siamo qui , con te …

08/2011

“Intermezzo”

Mercoledì , 10 agosto , giorno di san Lorenzo e notte delle stelle ; uno dei giorni estivi , cui ne seguiranno altri , altrettanto estivi , e spesso altrettanto vuoti ; ma sarà un piacere , avremo più tempo per noi ; e allora eccoci pronti per .. ‘la notte delle stelle’ ! Che delusione ! Notte di san Lorenzo , stelle zero ; avevo guardato il cielo anche la notte precedente , perché la leggenda non chiarisce bene se quella prima o quella dopo sia la mezzanotte delle stelle , ma .. doppio zero , con poche rade nuvolette , queste sì visibili , per lasciare la sensazione che siano loro a nascondere le poche stelline cadenti ; deluso perché avrei voluto parlarti di un poeta brasiliano : Olavo Bilac , fine ‘800 : da studente fui scelto per leggere alla classe una sua poesia : “Ouvir estrèlas” , ‘ascoltare le stelle’ , è ancora impressa nella mente , te l’avrei recitata , avremmo fatto spettacolo , .. mah .. Sabato 13 , SS. Ponziano e Ippolito ; sono d’accordo con te , chissenefrega ; dici ma allora perché me lo racconti ? Ma perché questa notte è : ‘luna piena’ ! Eccolo , lo spettacolo : l’aria è pulita , con una leggera brezza ; mi ricorda il Portogallo , la sua luce intensa , trasparente ; ma lì c’è l’aria oceanica che spiega tutto ; stanotte , qui da noi , potrebbe essere la città rimasta vuota che compie il miracolo di questa luce ; e poi ancora , attorno alla luna , splendente , c’è un alone : una circonferenza precisa , più grande : è una geometria fatta a compasso ; questo alone di luce credo che sia solo per me , perché sento di avere gli occhi affaticati ; ricordo certi aloni la sera tardi quando uscivo dagli allenamenti pesanti in piscina , ma lì la fatica era totale e gli aloni erano tanti e sfocati , questo invece riguarda soltanto la vista , e la mente , ed è perfetto ; siamo soli , tu ed io ; Paolo è fuori , torna tra pochi giorni , riprenderemo a mangiare il pollo arrosto insieme e poi venire da te , già dalla settimana prossima , come sempre … Le notti dei giorni seguenti hanno avuto due oscillazioni : alternanze fra la presa diretta e il ricordo : la corrispondenza visiva e il ‘contatto’ che erano venuti a mancare nelle due ‘notti delle stelle’ , poi li abbiamo recuperati di giorno ; il ricordo invece , ce lo ha riproposto quella luna , così incisa ed esclusiva ; ha subito recuperato uno dei ricordi più chiari su di te , quasi nella stessa situazione : bisogna tornare indietro di quasi 25 anni , al 1987 , o forse ’88 , non so : ti tenevo in braccio, al campeggio di Terracina , a tarda sera per farti addormentare ; guardavamo l’orizzonte dalla riva del mare , verso sinistra c’era un chiarore , via via crescente , ed ecco sorgere dalla bassa foschia dell’orizzonte : la luna ! La vedemmo salire, salire, e diventare sempre più chiara … e più tonda , e più luminosa … poi , molto poi , riuscisti a trovare il sonno ; io impiegai più tempo , proprio come ora .. Ma c’è qualcosa di nuovo , di veramente nuovo ; una cosa che piace a pochi , forse a nessuno , ma che a me sta piacendo molto : come ogni anno d’estate , a luglio c’è il picco dell’alta temperatura , aggravato dall’umidità , ci si avvicina ai 40° , tutti si lamentano , vai con i condizionatori , le raccomandazioni speciali a bambini e anziani , e ogni giorno la stessa storia , come se non fosse che è lo stesso appuntamento che si ripete , preciso di ogni anno ; sempre così , stessi giorni e notti afosi , sopportabili con difficoltà per una ventina di giorni ; poi comincia un po’ di arietta , qualche nuvola , si respira specialmente la sera , un leggero pullover , e tutti più contenti ; io nò ! No perché amo quella condizione , vivere e dormire nel contatto ‘pelle-aria’ , liberi a 39°, senza coperture , la notte a 38° raccontarsi delle storie , sentirsi un’altra persona , o in un altro posto . Dice : ‘ma non sudi ?’ No , non sudo , e che io sudi o non sudi , che c’è di più bello e sano di una doccia rinfrescante ? E poi fatevi i cavoli vostri ! Dico io . Quindi negli anni passati , in agosto quando poco a poco stava cessando l’afa assassina , io ero sempre un po’ triste perché sì , i giorni erano più gradevoli , ma qualcosa non c’era più , si era perduta , e la prospettiva era il degrado , una lenta discesa impietosa verso l’autunno , la fuga delle rondini , delle farfalle , delle foglie … Ma quest’anno nò ! : Agosto 2011 , un giorno imprecisato , il Bollettino meteo recita così : “ Una massa di aria calda di origine africana sta superando il Mediterraneo e si dirige lentamente verso le nostre regioni portando temperature elevatissime ; saranno cazzi , allertare la Protezione Civile , distribuire acqua San Benedetto , raccomandare prudenza a bambini e anziani , durata imprecisabile …” Grazie Africa , grazie Enrico ; sarò prudente , bambino o anziano che io sia ; sto apprezzando come non mai questo dono , il piacere di un ritorno , ogni giorno un viaggio all’indietro verso il luglio trascorso , o quello dell’anno passato o ancora prima ; domani è il mio onomastico : Sant’Alessandro , e la massa d’aria è persistente ; che splendido regalo ! Enrico , tu sei un vero Poeta … Grazie …

07/2011

Quel ghiacciolo all’amarena …

Luglio 1990 , verso fine-mese , chissà , forse era proprio il giorno dei 38 anni di mamma , che era anche la vigilia del tuo 1° agosto , dei tuoi 5 anni … difficile esser precisi sul giorno esatto; è facilissimo invece ritrovarsi in quel luogo , con quelle persone e nelle circostanze ancora così vive , come fosse ieri : ci eravamo trovati con degli amici alla Casina Sportiva delle Poste , sul Lungotevere , un luogo fresco verso sera ; e poi sito fortunato perché proprio lì qualche settimana prima , in una sosta dissetante , avevamo trovato l’unica lattina di Coca Cola che ci mancava per completare la tua collezione del Mondiale di Calcio ‘Italia ‘90’ ; te lo ricordi ancora lo strillo : “Enrico , c’è l’Olanda! “, si rivoltarono tutti , credevano di vedere gente bionda che parla strano , invece ero io con due lattine fresche in mano , fu la gioia … ; poi a casa , le 24 lattine , complete , sistemate come nella classifica : Germania in alto , e a seguire : Argentina , Italia , e via via fino a Corea del Sud , Egitto , Emirati Arabi . Le lattine sono ancora lì , in casa , insieme alle altre tue collezioni … Ma torniamo alla Casina Sportiva , che invece qualche settimana dopo un “luogo fortunato” non fu , anzi , tutt’altro ; per colpa mia , e per un ghiacciolo … Sì , credo proprio che fosse il compleanno di mamma , perché eravamo in tanti ; tra gli altri c’era una sua amica di Ostia con la figlia , Ilaria , tua compagna di asilo e di scuola ; bellina , occhi chiari e capelli nerissimi , taciturna soprattutto ; bene , tutti contenti , arriva finalmente la pizza fumante : hmm! Buona! Infatti la pizza forno a legna è sempre buona finché scotta ed emana profumi di condimento e di buona legna ardente ; poi magari quando si raffredda mostra i suoi limiti , come tutte le cose , come l’amore .. (ma non è così per tutti) ; insomma dopo la pizza il dolce , il caffè , le due chiacchiere di circostanza .. però stasera fa più caldo , e non si muove una foglia ; Paolo , sul passeggino si addormenta ; poi qualcuno lancia l’idea : ecco , ci starebbe bene un ghiacciolo bello fresco ! Sì , parte il papà di Ilaria : che gusto? : io limone, io arancio, menta! poi tocca a me e dico ‘amarena’ ! Di lì a poco il ‘dimenticato’ (perché proprio non ricordo più com’era fatto) torna con i ghiaccioli : “amarena non c’è , ti ho preso gusto Cola” ; Enrico , è certo che tu leggevi il mio pensiero che recitava sottovoce : “ma se il gusto-Cola te lo ciucciassi tu ?” , però bisogna essere educati con gli ospiti , e chissà come riuscii (forse) a mostrare gradimento ; ma … ecco il prodigio , l’evento straordinario , ché tale mi apparve : sarà passato un minuto , forse due , e arrivi tu : “ ecco , tieni papà !” Mi porgevi , con il sorriso di due occhi radiosi , un ghiacciolo all’amarena ! Enrico ! Non mi chiesi come o dove tu l’avessi trovato , perché rimasi talmente stupito , preso tra il colore del ghiacciolo desiderato e l’incanto del tuo gesto … sorridendo anch’io , rimasi senza parole , proprio come ora … una silenziosa , foscoliana , “corrispondenza di amorosi sensi”… Ma … , eccolo , c’è il ‘ma’, il guastafeste : sono ancora immobile , estatico , con il colorito ghiacciolo in mano , e sento la vocina lamentosa : “lo voglio anch’io!”, è Ilaria , che per disgrazia proprio seduta di fronte a me doveva stare ; e qui la cosa va detta papale-papale : proprio la parte più “stronza” di me si fa avanti , si impone , allunga il braccio e lascia che il ghiacciolo vada nella mano ignorante ( nel senso della mano di una bambola-pupazza che ignorava quei sentimenti che io stronzo , forse per essere un po’ grazioso come poteva esserlo uno stronzo raffinato , stavo calpestando …) Enrico , ancora me ne vergogno … Passano alcuni minuti , il tempo di uscire da quello stato torpido di chi lentamente realizza l’entità dei propri errori , e mi guardo intorno , ti cerco , ma tu non ci sei più … Esco dalla sedia , giuro , sto male ; vado in giro tra le siepi del giardino , i campi da tennis , chiamo a voce bassa Enricoo ! … ed ecco , ti trovo seduto sulla terra , nascosto da un grande cespuglio , lontano dalle luci … Mi siedo anch’io , di fronte a te , ma non ho le parole … penso di cercare una farfalla , la chiamo , ma non c’è , e se c’è ormai è tardi , è tardi per tutto , e non mi può rispondere … tu parlavi con le farfalle , sapevi metterle in guardia : “ voi , regine della libertà e della bellezza , sappiate che l’uomo può ferire , e che le vostre belle ali si lacerano anche al più innocente contatto …” ; Enrico , io la chiamo ancora la farfalla ... sento ancora viva l’esigenza di sublimare il continuum di sgomento di quella sera… qualche lacrima , silenziosa , e di lì a poco , una reazione , soffice , indimenticabile ; un abbraccio , tenero , commosso , dal tocco più delicato … che non lacerasse oltre … Ilaria ? Mai più vista , né sentita . Un tempo si dialogava , al compleanno si diceva ‘auguri’ e si dava il regalo ; ma oggi viviamo in mondi distanti … distanti sì , ma paralleli , e le parallele all’infinito si incontrano , si incontreranno ... Nel frattempo , le feste vanno onorate , va messo da parte il pessimismo e lasciato spazio al sentimento , ai sorrisi ; cosi pensavo di riferirti una cosa spiritosa che ho sentito pochissimo tempo fa , alla radio : “ Chi è un “ pessimista “? E’ uno che quando sente profumo di fiori si guarda intorno per vedere dov’è la bara .. “ Enrico , sorridiamoci sopra , visto che quella bella risata sganasciata non la possiamo più fare .. Papà c’è , ‘auguri’ paralleli .

07/2011

… e immagini , ancora .

Enrico , parliamone ancora ; parliamone perché sì , ci sono le ‘immagini’ -cioè l’apparenza delle cose che si vedono- ma poi di quelle stesse cose possono esserci visioni più ampie , ed assolute : quelle della ‘immaginazione’ , e questa va ben oltre ; è come poter dire che quelle superficializzano ciò che si vede, mentre queste fanno di più : approfondiscono , portano verso spazi inesplorati della mente e della fantasia ; e noi -per farla breve- gli esempi li abbiamo in casa : tu ed io che siamo qui , ad osservare le nostre differenze , a dissertare , tra i miei tentativi di ricondurti all’uso dei sensi umani , e tu che anche senza poter dire , vedere , o toccare , riesci a comunicare con me , che sono uno qualunque dei tanti cervelli umani , ciascuno con i propri misteri , tutti ancora non risolti dalla scienza .. Io , alcuni segnali di ipersensibilità ricettiva nei fatti del mio passato li ho avvertiti e li ricordo , come ricordo altrettanto bene di averne fatto motivo di conversazione con te ; te ne parlavo volentieri ad ogni occasione , perché era evidente che quando mostravi interesse per qualcosa non ti fermavi al senso elementare , ma volevi introdurti , penetrare , come se la nozione fosse la porta per un ‘paese delle meraviglie’ ; ed io la attraversavo spesso con te , come in quella foto scattata da mamma tra il verde di Roncobilaccio quando eri bambino; la foto dove poi , anni dopo , rivisitando l’immagine , avevi aggiunto a margine una chiara postilla : “Vieni papà, / passeggiamo ancora una volta, / nel giardino / ; … eri già un poeta , nel giardino ‘immaginario’ della tua adolescenza … ed ecco che tornano i due soggetti : l’immagine e l’immaginazione ; dirò ‘contrapporre’, verbo che potrebbe avere anche il significato di ‘contrastare’ perché c’è quel ‘contro’ che frega , e può portare il pensiero a un’idea di prevaricazione , ma non è questo : ti sarà chiaro che la contrapposizione tra i due soggetti sta a rappresentare invece una ‘esaltazione’ , un intreccio armonioso e positivo fra l’immagine , una pura sensualità , e l’immaginazione che è un ‘oltre’; in questo intreccio tutto si amplifica , si arricchisce di fantasie e di contenuti . Avviene la stessa cosa in musica con il ‘contrappunto’ : c’è anche lì il solito ‘contro’ che minaccia , ma figurati ! (..solo per un momento, se puoi!..) , senza contrappunto la musica non sarebbe più la stessa : “Con Bach l’elemento ‘orizzontale’, ossia tematico, che è alla base stessa del contrappunto, si accoppia mirabilmente a quello ‘verticale’, ossia armonico, in una doppia combinazione tematico-armonica nella quale nessuno dei due elementi costitutivi prevarica l’altro.” E’ come noi due , cioè il contrappunto ha inizio quando una delle due voci si distacca dal parallelismo iniziale e comincia a procedere in modo indipendente , nel non-esattamente-definito , fino al non-più-visibile ; immagina (questo sì, lo puoi) che le nostre due voci si muovano partendo da un inizio con i sette colori dello spettro , e poi una voce (la tua) in armonia si allontani dal tema , riportando poco a poco i tuoi colori dello spettro al bianco originario ; tu sei lì come ‘immaginazione’, nel bianco-luce , io resto qui ,‘immagine’ nei suoi colori d’origine …. Il linguaggio delle immagini , così come il linguaggio corrente , offre sempre delle novità nel suo progredire ; è una legge delle lingue vive ; e ora ho una gran voglia di parlarti di due esempi : - il primo , negativo, ogni volta che lo ascolto o lo leggo stampato , mi produce malessere , ed è : “L’immaginario collettivo” ; io affermo che concepire una ’immaginazione standard’ uguale per tutti , cioè come dicono loro un ‘immaginario’ , come fosse un cretinario, un deficentario, o un ossario di pelli e ciccia, dove viviamo e pensiamo tutti allo stesso livello ebete , offende non solo chi lo scrive e chi lo dice anche reiterando , ma soprattutto i dirigenti che ne tollerano la diffusione in stampa, radio e tv ; ooh ! Sei d’accordo ? il secondo è invece -finalmente!- una sorpresa toccante e degna di lode : sappiamo quanto valore pubblicitario abbia anche un piccolo spazio su un giornale , e allora immaginiamo il valore di una intera pagina ! ebbene Errì , lo scorso 8 febbraio è morto a Milano Cesare Rubini , l’atleta e allenatore italiano che ha vinto più di tutti , basket d’inverno e pallanuoto d’estate ; è stato mio allenatore nel 1956 , 57 e 58 , grande persona , poi amico , non ricordo se ho mai avuto occasione di parlartene e di mostrarti foto ; ne parlavo con Paolo che seguiva le mie vicende in febbraio quando ero un po’ malconcio ; della Gazzetta dello Sport del 9 febbraio gli mostravo la prima pagina e poi le due pagine dedicate , quando ecco la sorpresa : una successiva pagina intera , completamente rosa (la Gazzetta e su carta rosa), pulita , con il testo in rosso scuro al centro : ”Cesare Rubini”, poi sotto “ci mancherai”, e piccolo in basso “Armani Jeans” ; che classe ! commovente , tutto quello spazio , rosa come un tramonto , spazio ampio dove veder muovere i ricordi , le emozioni trascorse , ciascuno le proprie … Uno stesso esempio , anche questo a sorpresa , si è ripetuto più di recente : la notizia che è morto Peter Falck, il 25 giugno , il volto del tenente Colombo per anni in tv ; noi due eravamo spettatori di Derrick , ricordi ? Poi per me c’è stato il periodo di Colombo , che ancora dura ; ebbene, il Messaggero di domenica 26 ha la pagina 24 completamente bianca ; al centro , in un carattere nero, sottile : “Addio, tenente Colombo .” In basso, rosso, il logo Coop ; anche qui , uno spazio bianco , pulito , il cuore di una nuvola che ingrandisce la pagina , e dove il bianco è sintesi di tutti i colori , di tutti gli stati d’animo , il tuo , il mio , per ciascuno il proprio …. Altro che quella gente dell’immaginario collettivo .. Ne debbo parlare più a lungo con Paolo , per alcuni aspetti i suoi studi queste cose le toccano da vicino . Ciao Errì …

03/2011

Avevi letto Seneca?

Io no , non l’avevo mai neanche sfogliato ; ricordavo che era il precettore di Nerone , che era di origine spagnola, e autore di tragedie, ma nulla di più ; poi , pochi giorni fa , in un articolo di giornale ho letto che nella letteratura latina , tra le più belle pagine mai scritte , siano da considerare anche le “lettere a Lucilio”, proprio di Seneca ; e tu immagina quanto questo motivo epistolare possa aver destato il mio interesse : 20 Libri , 124 Lettere , tutte dirette al suo discepolo e amico , Lucilio , personaggio che si vuole sia stato come una ‘proiezione’ dello stesso Seneca , o almeno di quale egli stesso avrebbe voluto essere : “ Ti scriverò invece qualcosa che possa essere utile a entrambi : … non voglio che ti manchi mai la gioia ; voglio però che ti nasca in casa ; e nasce , purché scaturisca dall’intimo. … credimi , la vera gioia è austera … voglio che tu la possieda : non verrà mai meno, una volta che tu sappia da dove derivi. … i metalli vili si trovano in superficie ; i più preziosi, invece, sono nascosti nelle viscere della terra , e procurano un compenso maggiore in chi ha la costanza di scavare …Ti prego , carissimo , fa la sola cosa che può renderti felice : aspira al vero bene e godi del “tuo”; ma che cos’è “ il tuo”? Te stesso , e la parte migliore di te … “ Seneca , valori chiari, inerenti all’esistenza umana ; ci riguarda , non c’è dubbio ; chi medita su questi pensieri comprende a fondo il senso del vivere bene , della saggezza : “ Pensi che ti scriva quanto è stato benevolo con noi l’inverno, così mite e breve , quanto sia maligna la primavera , quanto fuori stagione il freddo, e altre sciocchezze tipiche di chi non ha argomenti ? Ti scriverò invece, qualcosa che possa essere utile a entrambi . E che altro se non esortarti alla saggezza ? Chiedi quale ne sia il fondamento ? ‘Non compiacersi delle vanità’ . Ho detto il fondamento : dovevo dire il culmine . … “ Eccoci uniti , Enrico , andremo avanti sui precetti di Seneca , insieme come se fossimo un unico Lucilio ; però ora , nel procedere della lettura , sei stato tu quello che per primo ha avvertito una assenza , uno spazio vuoto che via via tende a distaccarci : non per i giudizi sui contenuti, questo no , ma perché quel vuoto agisce ed opprime il cuore della tua sensibilità : tu è lo spazio della poesia ; lì dove sei quello che sa esprimere , sa comunicare … [“ No ! Comunicare no ! Cancella !”] … Hai ragione Enrico , ho sbagliato ; ‘comunicare’ i tuoi sentimenti , i tuoi pensieri , le tue visioni , non è mai stata una tua ambizione ; quello che hai scritto faceva parte del tuo agire privato , senza dare per scontato che le tue esperienze potessero valere per tutti , o dovessero venir condivise ; una condizione originaria della poesia , in genere , è la relazione dell’Io con l’Altro , o con gli Altri ; però quando , dopo che ci hai lasciati , abbiamo potuto prendere cognizione delle tue poesie , è apparso evidente che sempre, ovunque tu abbia scritto , anche in classe tra i quadretti vuoti del quaderno di matematica , sempre hai voluto esprimere il totale e stretto contatto del tuo Io con te stesso in un abbraccio, malinconico o doloroso ; un monologo , tra silenziosi ripiegamenti sul senso di costrizioni ingiuste … La data , 23 / 5 / 2005 , sembra indicare la presumibile ultima delle tue poesie compiute , stante che il giugno di quel 2005 , poi , segnò l’avvio del percorso … “ 23,45 Troppe cose stasera non hanno un nome A cominciare dal mio lento passo lungo il filo del marciapiede Come un equilibrista Sulla lama del dolore “ …. e la commozione fu grande per tutti noi … Un caso interessante , di pochi giorni fa : ricordi “l’incontro metafisico” che concludeva il nostro più recente colloquio ? “… una fibra della poltrona di vimini scricchiola, sebbene non ci sia seduto nessuno … “ era una citazione che avevo preso da una articolo letterario del solito giornale : ne fui subito attratto , pur senza conoscerne l’autore; ma poi ho fatto le ricerche , e si tratta del romanzo di Virginia Woolf : “La stanza di Jacob” ; ho dovuto ordinarlo, perché non si trova con facilità in libreria : è del 1922 , ispirato alla figura dell’amato fratello prematuramente scomparso , e alla sua stanza vuota … Pensa Enrico , in prima pagina dell’Introduzione c’è un’epigrafe : “ La vita – quanto è simile a una striscia di marciapiede sopra un abisso . ( Virginia Woolf , Diario .) “. Durante le vacanze che passammo a Londra , più di una volta nel tragitto a piedi per il British Museum , attraversammo Bloomsbury , il quartiere punto d’incontro del Group , l’élite intellettuale di Londra , del quale Virginia Woolf faceva parte ; era intorno al 1917 , e da lì uscirono molti lavori sulla nascente psicoanalisi ; anche quando fui a Londra con Paolo non mancai alla passeggiata attraverso Bloomsbury , poi diretti al British , ma dopo aver commentato l’elegante quartiere, con le sue caratteristiche vetrine e librerie vittoriane ; ora Paolo , con i suoi studi , sfiora quegli argomenti che la Woolf ha trasfuso e immesso nei suoi romanzi , definiti di “realismo psicologico” ; e di questo parleremo , tutti insieme , presto , molto presto … Come diceva la lettera di Seneca? “ ..vi prego , carissimi , fate la sola cosa che può rendervi felici : aspirate al vero bene e godete del “vostro”; ma cos’è “ il vostro”? Voi stessi , e la parte migliore di voi … ; per “voi” si intende noi due e le persone care che ci vivono attorno , come fossimo un Group … caro Enrico …

02/2011

Erano le ore 14 …

sì , le 14 circa ; era gennaio , giorno 20 , 2006 ; pioveva ? non lo so , non ricordo nulla : il meteo , la temperatura , le cronache di quel giorno , e dei primi giorni successivi ; c’era inesorabile il senso del vuoto , della caducità iniqua dell’esistenza … tutto appariva ‘grigio’ … spiccava netto il tuo vestito bianco , i tuoi capelli scuri , che mamma aveva acconciato , lunghi , folti , ben modellati nel volto bellissimo … e lì , tra l’armonia delle tue forme , una vena occulta continuava a pulsare , sebbene non ci fosse ormai più vita terrena … la tua vena che è in noi , parte attiva del nostro organismo … Eravamo da te alle 14 circa del 20 gennaio , pochi giorni fa , nel tuo piccolo grande giardino , con mamma , Paolo , Arianna , poi Piero , e Marco , e Magalì … eravamo a colloquio con te , insieme ; come trovarci in visita di fronte a qualche istante dell’eterno , tra la luce dei fiori ; e poi … tutto intorno , il ‘grigio’… Sì , Enrico , alle 14 anche il cielo era grigio , e infatti di lì a poco cominciò a piovere ; Piero , sul suo scooter , forse fu l’unico ad accorgersene … … Ma ora, passati alcuni giorni , lascia che io mi soffermi con te in una piccola riflessione sui sentimenti che ogni parola può nascondere : prendiamo “grigio” : è un colore , unico colore complementare di se stesso , che nella concezione più classica viene definito “bianco sporco” , pensa che sfigato! ; sì , è così nell’ambito pittorico , e nella stampa tipografica , dove in effetti tutto consiste nella conta delle gocce di nero nel bianco ; però per esser precisi occorre andare oltre , e allora vediamo un po’ meglio . Oggi si parla e si scrive tanto (anche troppo) di “Fenomenologia”: è di pochi giorni fa , sul Corriere della sera : ‘Fenomenologia della sportina”- “dal supermarket all’ecologico-chic”, un articolo riferito al recente divieto di fare la spesa nei sacchetti di plastica! Tu ed io , quando era il 2004 e si avvicinava la tua Maturità , ci eravamo un po’ soffermati su un certo capitolo : “Fenomenologia di Mike Buongiorno”, e non era una banalità , perché si partiva da Kant e da Husserl , era una parte del “Diario minimo” di Umberto Eco! Ora facciamo qualche considerazione insieme, perché anche il Grigio è un Fenomeno ; per abitudine viene disatteso dalla gente , mentre invece andrebbe osservato con maggior attenzione . Anzitutto , in opposizione al “bianco sporco” c’è il “grigio neutro”, che è formato dall’insieme dei tre colori primari (giallo+rosso+azzurro), in misure variabili ; e se i tre sono in quantità uguali abbiamo il supremo “grigio speciale” , una ricercatezza! Ecco che allora , per esempio , puoi cominciare a chiederti perché la sostanza che compone il cervello sia comunemente definita “materia grigia” ; e da qui puoi chiederti se è “materia ‘grigio neutro” , con le sue dosi componenti variabili , oppure chiederti se è “materia ‘grigio speciale”, e allora sarebbe la materia grigia del cervello-tipo di un tuttologo ; all’opposto del povero paziente che avesse il cervello di “materia bianco sporco”! Insomma , c’è da riflettere . Il grigio , colore della meditazione: uscire da un mondo che ha fretta , soggiornare nel minimo contrasto cromatico , uno tra quelli del grigio-neutro , che lentamente sveli desideri nascosti …. Il grigio , colore della polvere (pulviscolo) che consente la vita , è che è anche il colore della cenere ; qui si chiude il cerchio . Ecco che è proprio lui , il Grigio , che finisce con l’essere il colore più associato alla sfera intellettuale . Mesi fa , con mamma e gli amici , pensavamo ad un tema per il tuo prossimo Concorso di Marzo al Democrito ; ci venne in mente “l’Incontro”; è un buon tema e ci trovammo subito d’accordo ; molte delle occasioni che la vita offrirà ai giovani saranno conseguenze di quella casualità ; ma non è tutto lì ; ci sono le cose del passato , della Storia , dell’Arte e della Scienza che sono nate e che nascono a seguito di un ‘incontro’ … : H2O : l’idrogeno si imbatte con l’ossigeno : è la vita! Si incontrano i tre colori primari : nasce il Grigio , una sede per la meditazione! Morandi incontra la polvere sulle bottiglie : è l’arte del ‘900 ! Ma poi c’è un incontro (metafisico) del quale non abbiamo nozione, e che invece tu conosci , e da lì dove sei giochi talvolta a tentare di svelarlo : “ … una fibra della poltrona di vimini scricchiola , sebbene non ci sia seduto nessuno…” sì , Enrico , credo che abbiamo scelto un buon tema anche quest’anno per il tuo Concorso ! Un bacio

12/2010

Pensieri

Pensieri .

" DICEMBRE / - non altro c'è da fare
che scalciare
le foglie morte nei mucchi
pensierosi "

Tu , poeta , non sei più viaggiante , il tuo sguardo rinuncia alle vastità dell'ultimo orizzonte , il tuo cuore - che è ancora cuore dell'universo - non pretende , non si impone : tu vedi e tocchi con uno dei tuoi pensieri tutta l'inutilità di un giorno grigio, e di foglie grigie, da scalciare (con garbo) perché non si sentano anch'esse pietrificate al suolo . Non c'è indicato l'anno di questa tua poesia , forse era il 2005 , l'ultimo dei tuoi mesi in casa , o forse l'anno prima ; ma ora cosa cambia , stante che da allora 'Dicembre' è per noi 'il mese delle foglie pensierose' ...

E' importante la poesia , quando a poche elette parole affida messaggi sulla precarietà della condizione umana, così essenziali, scolpiti, lanciati dai segreti del poeta ; e quante volte nei ripassi scolastici avevamo citato , pieni di incondizionata ammirazione , quei versi immensi di Ungaretti : "Soldati" 1918 :
" Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie . "

Poesia , prerogativa dell'innocenza , dell'infanzia dello spirito , del saper inventare un proprio mondo ; ecco Sandro Penna
:
" Sempre fanciulli nelle mie poesie / ma io non so parlare d'altre cose / le altre cose son tutte noiose . / Io non posso cantarvi opere pie . "

In casa , non abbiamo mai saputo con certezza del tuo comporre poesie ; c'erano , questo sì , i segni di una tua natura fantasiosa , dapprima rivolta verso il positivo dell'esistenza e sempre nutrita da nostre risposte alle tue molteplici curiosità : per esempio, il tuo primo compleanno a bordo di quel furgone traballante tra i freddi laghi scozzesi ; e , giorni prima , la notte avventurosa nel camping di Nottingham , vicino al fiume Trent , quando il violento acquazzone mise a rischio la nostra tendina canadese collocata su una piazzola in pendenza ; quel luglio-agosto del 1986 divenne quindi una prova -involontaria , tuttavia autentica- di che tipo di risposte dare ai futuri tuoi desideri di conoscenza . Ancora Ungaretti : "Sereno" -luglio 1918 :
" Dopo tanta / nebbia / a una / a una / si svelano / le stelle . "

Il passaggio al mondo giovanile fu poi segnato dalla scuola -essenziale- : le Prof , gli amici , gli incontri con le parole dei poeti , e con i tuoi miti : il Foscolo , con la sua ira contro Napoleone ; e Leopardi , l'ascesi di Leopardi che come hai ben scritto tu : " è una gran spina nel culo" ; e D'Annunzio , che aveva identificato l'ideale di vita e di poesia nei suoi sogni di gloria ; e Gozzano , il più amato , per quel suo rapporto sottile tra la velleità di vivere e la incapacità di realizzare la vita ; forse è stato proprio nella sua difficoltà di trovare un punto di contatto tra poesia e vita, che tu avevi avuto il tuo "incontro" con il poeta ...

Poesia , infanzia dello spirito , come dice anche Elsa Morante nella sua raccolta "Il mondo salvato dai ragazzini" : " La notte che all'infanzia ci riporta / e come belve difende i suoi diletti / dalle offese del giorno , distende su di noi / la sua tenda istoriata . "

Anche tu Enrico , 'ragazzino' come quel Piccolo Principe che è in ognuno di noi , hai avuto le tue notti , i tuoi sogni , ' un eden appena intravisto ' :



" I sogni dorati
è lì che mi sono perso
tempo addietro ;
a guardar le onde
non si esce vivi !! "

Enrico , nostro piccolo principe della poesia , i nostri discorsi continuano .....

10/2010

10.10.2010!

Oh Dio, per avere di nuovo una data esattamente uguale ci vorrà un'attesa di mille anni esatti! Cioè il 3010 ! Solo un berlusca può immaginare di esserci , sempre ammesso che questo fatiscente pianeta sopravviva . Ma ora siamo solo ai primissimi giorni del mese, in un giorno breve di un solo numero e che si ripete ogni anno; guardo indietro, negli anni tuoi, e lì trovo una delle tue poesie più belle, così essenziale e conclusa, nella sua dolente spazialità :

" 9 / 10 - 2003
Una lunga estate senza sogni
Sono morto
E non me ne sono accorto "

Medito ; diventa necessario meditare dopo aver assorbito il senso di certe poesie .

Sai Errì, a pensarci bene io ho sempre avuto una tendenza a conservare le carte: le belle poesie certamente, ma potevano essere anche album di figurine, pile di pagine dei giornali illustrati, o fogli scarabocchiati, sempre carta e cartoncini; ebbene questa tendenza è via via continuata negli anni fino a diventare un autentico "gusto", e ora mi riempie la casa. così posso rileggere il giornale con quell'articolo portoghese sulla poesia di Pessoa, e vado a riguardare le pagine sulle mille interpretazioni del Don Chisciotte, e ancora a riosservare le storiche caricature degli attori teatrali nelle pagine de "Il Dramma", e imitarle come mi riesce. Poi, sempre più desiderata, c'è l'ora della 'comicoterapia' : allora apro una delle tre scatole misura camicia che ho intitolato "Immagini". e lì è divertente : trovo l'Avvocato Agnelli con il pisello sull'attenti che si tuffa a pennello dal suo veliero, (pensa Errì, da alcuni giorni su un giornale c'è anche un nudo di Fini, ma con una foglia di fico sul manganello, chissà forse il Direttore pensava che al naturale poteva fare impressione..), e c'è una signora, deputata beccata dal paparazzo sul seggio in Parlamento, che non è chiaro se si stava grattando il sedere o se (come dice Dante nell'ultimo verso del Canto XXI dell'Inferno) "avea...fatto trombetta", e c'è Bossi che mangia come un maiale, e un D'Alema che si dà allo sbadiglio; però poi ci sono anche Buffon e la Seredova insieme, che è un piacere guardarli; insomma pagine illustrate con disegni e foto di tutte le specie, di persone e cose; come ti dicevo, ampi orizzonti ...

Poi c'è il settore con gli spazi che riguardano te; i colori sono quelli dei deserti, dei mari, dei cieli :

"... / i cieli d'ocra , / mi inchiodano , steso , / con la sabbia nei polmoni. "

" Il cielo- / si tinge a quest'ora- / di rosea voluttà. " 19.9.02 ore 19,38

" Le nubi sfilano davanti la luna, / un attimo, / e spariscono nell'oblio della notte. / Perché non possiamo noi vivere / di queste sole vanità?
"24.9.02 - ore 22,10 "


Anche qui tra i colori dei tuoi versi, trovo quello che ora è il mio oro : ecco, senza guardare metto la mano nella scatola, la tua, quella sempre aperta, muovo i fogli e dal disordine vengono fuori due cartoncini, come due icone preziose :

Firenze - Mercoledì 30 giugno 1999 - ore 18 :
"Maggio Musicale Fiorentino - Incontri musicali nel Giardino di Boboli"
CONCERTO PER OTTONI
tromba - tromba - corno - trombone - basso tuba

G:Gabrieli (1600) H.Purcell (1680) Anonimo (1684) K.Weill (1935) G.Gershwin (1930)

sono i nostri biglietti di un tardo pomeriggio fiorentino : all'aperto, la successione di dislivelli e pendenze crea effetti prospettici , si viene a formare un legame visivo tra il giardino e il giovane quintetto in camicia bianca, pantaloni neri e strumenti dorati, lucenti, tutti ordinati sotto un grande albero : leccio? olmo o acero? Leggo ora che sono le essenze più frequenti nei giardini di Boboli, ma non so distinguere, e invece vorrei aver competenza; questo perché ricordo bene una mia sequenza emotiva vissuta durante il brano de "L'opera da tre soldi" di Kurt Weill, per alcune foglioline che cadevano da un ramo non alto verso la bocca del basso tuba, e questi con il suo energico fiato le espelleva facendole danzare, magari dopo averle esso stesso distaccate , una specie di contrappunto poetico !
Non eravamo seduti affiancati tipo auditorium tu ed io, ma accomodati qua e là sull'erba, e poi c'è che nella percezione della musica si è soli , e quindi non ne parlammo . Però tuttora quelle foglioline leggere, sottili, non particolarmente dentate, anche se viste a distanza e in un tempo remoto, io le ricordo bene , e tu immagina con quanta intensità vorrei ricorrere alla competenza della tua "dendroterapia", con manuali sugli alberi ... ma lasciamo le cose così come le hai lasciate tu ...



09/2010

Derrick , e poi oltre .

Bella Errì ,

quest’anno Agosto , senza che se ne sia reso conto ,  ci ha fatto un regalo : la TV è in ferie, e i programmi non sono altro che  riproposte di materiali d’archivio ;  e così , in un tardo pomeriggio, nell’ora tenera , accendo su  Raitre , tanto per guardare  se c’è qualche notizia fresca ; e indovina chi ti trovo ? ( ma dai , io dimentico troppo spesso che tu le cose le avverti ben prima di me..) , insomma sento quella sigla e poi le indimenticabili voci de “L’ispettore Derrick”! .  Erano gli anni ’95-96 , poco più o poco meno : quando mamma doveva andare in missione per lavoro , e tu e Paolo stavate con me a viale Parioli ; in quelle serate, dopo i compiti ti sceglievi un programma tv,  ed è stato lì che ho potuto constatare come quel decoroso poliziesco ti intrigasse ; ricordo che mi venne subito  l’idea di registrare ,  però non in tv ma in Radio ;  il programma tv cominciava con un avviso :  “per i non vedenti, la trasmissione andrà in onda anche in audio, con opportune descrizioni a voce , su Radio Uno”, ed io pensai di approfittare della doppia versione ;   la cosa funzionò a meraviglia : dopo ogni buona cena con il solito “supersugo”, un po’ di ripasso , poi andavi volentieri a letto , e infilando il pigiama ogni volta mi chiedevi , con quella tua dolcezza che non si può più dimenticare : “Papà, mi metti Derrick ?”;  e , di lì a poco, “Papà, alzi poco poco il volume e spegni la luce ?”  Io poi ti osservavo , capivo che stavi rivisitando con la tua mente le situazioni e le immagini già viste prima , e che con esse ti inoltravi serenamente nel sonno ;  pochi minuti dopo, toglievo in dissolvenza il volume,  fino a spegnere la radio  ;   Paolo già dormiva nella camera del lettone,  dove lo avrei raggiunto; solo qualche minuto , per pregustare ogni volta una notte alla quale non si poteva chiedere di più … .    Sono passati molti anni , le cassette sono sempre qui  in quella che è stata talvolta la tua stanza :  tre da 120 minuti , sei storie ; e ogni volta una notte nuova ,  là dove anche una ingenua e modesta storia si faceva ‘pensiero’, ‘pittura’, radice di poesia …  

 

 Ed io , cosa faccio io la notte, prima di dormire ?  Chiudo gli occhi e cerco un bel pensiero ;  ora è il pensiero di te che sei nei tuoi sogni ;  tu sei lì , mentre una voce narrante mi descrive strade incerte che portino a raggiungerti in quei tuoi spazi privati .  Ma il nostro mondo, anche quello surreale , quello dei sogni , è sempre un mondo di mezzo, contenuto nelle nostre misure che non sono quelle di ‘infinitamente grande’ e di ‘infinitamente piccolo’ ; ecco, dal mio ‘mondo di mezzo’ ti porto una citazione importante :  Rita Levi Montalcini è cresciuta con una sorella gemella, 1909, Paola, importante pittrice che dal 1936 al 2000 (anno della sua morte) è conosciuta ed ha esposto in tutto il mondo ;  uno dei suoi ultimi lavori , nel ’92 , è stato una serie di grafiche con titolo “Discordanze”, in un volume “Dedicato a Rita”;  possiedo quel volume , e così ti posso ora trascrivere la risposta per intero :

 

     Paola , ci hanno insegnato che due parallele si incontrano all’infinito e cioè in tempi e spazi non

       concepibili da noi mortali , votati a tempi e spazi infinitamente brevi .

        I nostri percorsi, Paola, iniziati insieme in un lontano aprile, su due rotte differenti e parallele  segnate   

      dalle  nostre tendenze, si sono svolti e sono stati sofferti e goduti con uguale intensità e passione  .

       Tu hai inseguito negli spazi aperti alla tua fantasia , le frecce di luce nell’universo tanto immenso    

      quanto misterioso che ci circonda .

       Io ho scrutato l’infinitamente piccolo , rinchiuso negli scrigni delle cellule di quel formidabile congegno

      che è il cervello dell’Homo Sapiens .  Oggi i nostri percorsi , prossimi alla loro conclusione ,  si sono

      incontrati .

        Il paradosso dell’incontro di queste due parallele , non in tempi infiniti ma immanenti , si è dunque

       verificato .                                                                                                     Rita 

 

 Paola muore a Roma nel 2000 , nel 1986 Rita aveva vinto il Nobel . Tra le due sorelle , nel susseguirsi dei decenni , c’è sempre stato un confronto sugli sviluppi delle  loro ricerche nei rispettivi campi ; ho letto una breve frase della pittrice che ci spiega cosa vuol dire ‘dipingere’ :

 

       Anche io nel mio piccolo ho dato il via, dopo mesi di parziali insuccessi in confronto a ciò che volevo,

       ad un lavoro che promette qualche risultato e soprattutto segna la strada a quelli che verranno .  Dopo

       quelle cinque, proprio cinque pennellate messe non male, su terreno propizio (conta tanto per me il

       sottofondo del dipinto che non deve vedersi,  ma deve sentirsi, come la storia dietro ogni fatto che si

       possa storicamente inquadrare, senza la quale possibilità, lo storico, come dice Bobbio, deve concludere

       che il fatto non esiste), ho fatto come faceva Clelia: mi sono riposata.  Negli scorsi giorni, come ti ho

       detto, ho dipinto più e meglio del solito … “

 

 Ci hanno insegnato che due rette parallele si incontrano all’infinito ;  come, a volte, l’arte e la scienza ; poco tempo dopo la tua maturità mi chiedesti in regalo il tuo ritratto ; presi l’idea molto sul serio , ti dissi che mi sarebbe parso poco significativo pensare a una posa tipo fotocolor , e infatti tu avevi già maturato un progetto :  tu , collocato fra il quadro “Ritratto di giovane” di Ingres , di netta impronta neoclassica , e un quadro del ‘900 , come se tu fossi una presenza fra il loro dialogo ; del quadro di Ingres tu avevi già abbozzata una copia a scuola, in un quaderno di classe ; sulla scelta dell’antagonista invece ti saresti fidato di una mia scelta , ed io subito ti proposi Mondrian , anche perché avevamo già parlato dei suoi significati proprio di fronte a una sua tela ;  accettazione immediata e  –vedi il caso-  quel quadro di Mondrian era geometrico , composto dai tre colori contenuti tra rette parallele che escono dal quadro …   Enrico, fu una specie di innamoramento , ricordi ?  Pensammo così all’inserimento di una citazione , per dare uno spazio anche alla parola poetica , e il tema furono “le parallele”;  lo furono anche per noi :

 

    “ Quando le parallele andranno ad incontrarsi

       e riconoscersi

       per la prima volta … “

 

 Il quadro , che tu hai potuto vedere soltanto tracciato in disegno su tela , con pochi colori , è appeso al muro in soggiorno ; ma non è finito ;  così come il nostro cammino nel ‘mondo di mezzo’ ,  continua …  

 

 Bella , Enrico …

08/2010

Buon Compleanno

Caro Enrico, ieri hai compiuto 25 anni!
Papà ti ha scritto una lunga lettera, bellissima, immaginandoti di ritorno dalla Marina come Ufficiale.
E' giusto perchè è quello che desideravi a 20 anni, ma io non sono sicura che saresti veramente diventato un ufficiale della Marina e sai perchè?
Perchè ho letto i tuoi scritti dove in realtà si capiva che la tua scelta era la conseguenza di una non volontà di scegliere, ovvero come tu stesso dici
 
"cosa ? prostituire la mia scrittura, la mia penna ad un giornale ?? (piuttosto scrivo poco e faccio il militare) il corpo ?! passi, ma l'anima no."
 
 Poi mi chiedo se veramente saresti stato capace di accettare imposizioni, ordini magari sciocchi e magari da persone (tuoi superiori) che non stimavi.
Se penso a tutti i problemi che ci sono stati durante tutta la tua carriera scolastica con quei professori che tu non ritenevi validi ( e a ragione!) quante volte sono dovuta intervenire per cercare di risolvere i casini che creavi e poi finivo sempre con il darti ragione e a difenderti contro tutti compresi i presidi!
Abbiamo cominciato alla prima elementare con la maestra Carmela che mi mandò a chiamare perchè tu la interrompevi sempre dandole torto e spiegando a tutti i tuoi compagni che l'universo si era formato con il Big Bang, che l'uomo veniva dal mare, ecc. mentre la maestra raccontava le favolette adatte ai bambini.
Poi alla scuola  elementare privata Casalpalocco dove anche lì ti sei distinto con le tue provocazioni (sempre intelligenti ma sempre contro l'ordine costiuito); dopo alle medie con una prof di italiano che probabilmente era più ignorante dei suoi allievi e tu rendendotene conto, la contestavi (ed io con te)
Per finire al liceo con il prof di disegno (anche qui avevi ragione) con cui ti sei messo in contrasto fino all'esame di maturità.
 
Ebbene con questi precedenti, con il tuo carattere non so se saresti riuscito a terminare l'Accademia Militare, forse si per "tigna" per dimostrare che sapevi quello che volevi, ma ho i mie dubbi.
 
Ieri pensavo ai "SE"
 
La nostra vita è costellata di "SE"
 
Se per esempio quando avevi 15 anni al secondo liceo ti fossi ricordato che avevi l'esame per accedere alla scuola navale Morosini a Venezia ( e se me fossi ricordata anch'io) le cose sarebbero andate diversamente? oggi tu saresti ancora qui a festeggiare i tuoi 25 anni?
Ti ricordi Enrico che incazzatura quel giorno? tu mi accusasti di non avertelo ricordato ed io ti risposi che se ti interessava davvero dovevi ricordartelo tu!
E forse in cuor tuo non volevi veramente andarci!
Ecco è questo che mi fa dubitare, tu volevi delle cose con la ragione, ma con il cuore no! Tu pensavi che fare il militare ti mettesse al riparo dal fare delle scelte di vita, mentre in fondo sapevi che non volevi qualcuno che ti comandasse, che in realtà volevi seguire la tua "POESIA"
 
Non sono brava come papà a scrivere e a far emergere i sentimenti, ma credo di essere più capace ad analizzzare le situazioni e a capire certe cose.
Ricordi che mi hai detto di aver preso da me il "pragmatismo"?
Ancora sorrido, ma in fondo è vero sono pragmatica e anche tu (un pò) lo sei, per quanto volessi somigliare il più possibile a papà, non sei mai riuscito ad essere così fuori dal mondo come lui che vive nel "suo mondo" senza mai in fondo capire gli altri.
 
Ieri sono stata al cimitero a portarti un fiore che Paolo mi ha regalato per il mio di compleanno e mi sembrava giusto portarti proprio quel fiore.
Tu continui a vivere dentro di noi, con noi e sei diventato per alcuni dei tuoi amici/amiche una presenza costante che al momento giusto interviene per aiutarli e consigliarli.
 
Buon compleanno Enrico
Mamma
 

08/2010

Anno dopo anno

Anno dopo anno ..

 

  I tuoi 25 anni !   Sarebbe bello festeggiarti , Ufficiale di Marina fresco di nomina , con l’esperienza di una lunga crociera-scuola , e con la prospettiva di un futuro in mare ;  e lì , dovresti saper conciliare i tuoi doveri professionali con i richiami che la vita continua ad elargire per i tuoi  sani istinti , sui quali sempre ha avuto dominio la Poesia .   Una poesia ‘scritta’ , che continueresti  a lasciarci , tu che hai  il ‘dono’ di saperti esprimere ,  con la tua scrittura a maiuscoletto , e con la mano sinistra .                                     

Te lo ricordi che anch’io sono mancino , e che se scrivo con la destra è solo perché all’asilo , e poi anche alle elementari ,  mi bacchettavano la mano istintiva ; “si scrive con la destra!”,  e giù botte sulle dita con il righello nero!   Negli ‘anni ‘30’ si usava così …   Ma non è solo la mano con la penna che ci distingue ;  c’è anche un’altra differenza importante :  quando anch’io  mi sono trovato a dover accordare i doveri scolastici con i richiami delle passioni ,  mi è stata fondamentale la Poesia , però io non ho scritto niente , non ho saputo lasciare un verso , una parola  ;   di tutti quegli alimenti emotivi , di quelle  ‘sostanze’ che hanno accompagnato e spinto i miei anni , con l’arte , l’amore , lo sport , l’amicizia ,  io avvertivo fino in fondo le armonie , e con esse anche i contenuti :  erano valori che ottenevo , che sapevo accogliere come valori poetici , ma senza la capacità di dare risposte ;  quelle ,  poi ,  le hai sapute offrire tu ..

 

  Chissà , forse per il tuo compleanno il Comandante ti ha dato qualche giorno di licenza ,  perché …ecco che arrivi , al cancello :  Siria e Gigia hanno le code in agitazione ,  i gatti nuovi hanno gli occhi  dilatati , sono stati già istruiti da Peppe che fa le fusa , lui che è stato il primo a sentire il tuo arrivo …  Enrico , neanche mi sfiora la retorica , ho già abbandonato il passato remoto :  sei qui  con noi , cultore raffinato dell’eleganza anche nella divisa estiva di Ufficiale di Marina , bianca con galloni oro ;   e ora parliamo : prima del Liceo , il Democrito , con gli amici che sono qui per te ;   poi dell’Accademia :  i tre alberi della Vespucci , con le loro 26 vele allineate al vento ;  ci racconti che al primo anno ,  il 2006-2007 ,  il veliero era fermo all’Arsenale di La Spezia per la sostituzione dell’albero di trinchetto ,  e della fortuna che nei primi anni non si naviga ,  così poi hai avuto la navigazione-scuola con l’albero nuovo ;  e di tutte le manovre eseguite a mano ,  impartite dal Comandante tramite il Nostromo con il fischietto …    Finché   –inevitabile- finiamo con il parlare del punto d’incontro tra le due posizioni mentali :  quella muscolare e della cultura navale ,  e quella della riflessione e della poesia ,  questa più connaturata ,  perché nativa ;  tra le due , una continua oscillazione , come un pendolo , o meglio come il respiro delle onde del mare .     E poi ,  racconta ,  qualche rimprovero l’avrai ricevuto?  La fantasia mi spinge a vederti ,  in linea con i tuoi compagni di fila :  al primo fischio del Nostromo salire la scala di corda , al secondo fischio sciogliere la parte di vela di tua competenza , tutto perfetto ;  ma al terzo fischio , mentre gli altri allievi agiscono nei movimenti stabiliti per la discesa , tu vai fuori tempo :  ti vedo lassù , immobile , sciolta la vela , poi  indugiare con lo sguardo fisso sull’orizzonte ,  e non per gridare  “Terraaa!” (che da qualche secolo non si usa più) ,  ma per scoprire  una minima traccia del  “grande mistero”  in quella linea di contatto tra noi e l’oltre di noi  .  

 

 ( Ragazzi , pensate che numero di varietà verrebbe fuori se nel rigore severo della disciplina , durante le  manovre sulle vele si sentisse veramente arrivare dall’alto uno strillo improvviso  “terraa” , anzi , più forte : “Tierraaaa..!”;  vorrei vedere le facce del Comandante e del Nostromo , e sentire le risate degli altri allievi tuoi compagni , tipo quando Sandrino ‘nuotava’  lungo il vetro sopraporta l’aula del Liceo ; solo che qui , con l’ordine militare non ti fanno scherzare ;   però , che ‘gag’ sarebbe stata !)

 

 Come sempre ,  due tempi che si sono contrapposti  :  la felicità , per la riuscita sequenza iniziale dei movimenti sulla vela ,  e la malinconia ,  in alto sulla scaletta di corda ,  di fronte allo spazio illimitato del mare : Enrico ,  tu hai il dono di saper armonizzare le parole e i loro ritmi ,  e così prima di scendere al fischio ,  è capitato di indugiare per esserti  posto una domanda :  “sono le parole che fanno esistere  i sentimenti ,  o è il contrario ?”   La percezione  -malinconica-  che a questo mondo tutto ha una fine ,  ti ha trattenuto e portato  verso la Poesia ,  là dove sei solo ,  isolato di fronte alle parole , e a te stesso …

 

 La punizione è stata severa ?  E’ un po’ quello che si usa dire : ‘fare esperienza’ ; poi passa , come tutto .

 

  Fermati a lungo , Enrico ;  anche Peppe ti desidera qui …

 

07/2010

Oggi "lo spessore"

Caro Enrico ,

 

  il Dizionario alla voce ‘spessore’ dice :  “ la distanza fra due superfici opposte che delimitano esternamente un corpo.”   Una delle cose che più mi piacciono , ogni volta che vengo a farti visita , è proprio lo spessore della tua lapide :  lì si forma la prima certezza :  in quella superficie di terra che sembra piccola , ma che invece dà il senso di una solida ampiezza ,  il nostro incontro trova una consistenza quasi fisica ,  pur nella  diversità dei nostri mondi ;  e quella lapide è come se ne segnasse il confine .   Certo ,  è lì che  mamma ha fatto il  suo capolavoro : lo spessore ,  con le due superfici opposte che non sono ‘fronte e retro’,  perché la tua spiritualità è spaziale ;  e la  poesia , che non sta soltanto nei tuoi versi scritti sulla facciata di una pagina ;  allora ecco che quello spessore così solido e rassicurante diventa ‘pietra viva’;  lo hanno capito gli animaletti del campo :  bruchetti ,  farfalle ,  lucertole  e formichine che passeggiano tra le tue parole ;   e come ci ridiamo insieme se talvolta qualche insetto , amorevole a modo suo , ci lascia un bisognino , spesso proprio in mezzo al gran viale ; capirai , con tanto spazio !

 Il Dizionario dà allo ‘spessore’ altri due significati :  ‘Contenuto’,  e ‘Consistenza’ :  così il mondo fisico si apre al mondo astratto , spirituale , con una accresciuta penetrazione ;  ed ecco che vengono a riproporsi i due storici gruppi contrapposti ,  “Le due culture”.   Ne parlammo per un po’ sul saggio di C.P. Snow  del ’63  , con accenni al tuo futuro dopo che avevi preso la Maturità ;   però , poi …..

 

 

  Ora sono qui , seduto ,  con due pagine bianche che aspettano me ;  anche loro lo capiscono il senso di uno scritto che abbia ‘spessore’, e sanno anche la storia di quel groviglio di fili , che partono dalle mie dita in file ordinate , come se dovessero comporre un pentagramma , ma che poi vanno ad intrecciarsi , e si superano si confrontano e si confondono ;  e finisce che poco a poco prende forma  -e sostanza-  ciò che le persone per bene  chiamano ‘disordine’.

 Le due pagine bianche , hanno le loro diversità oggettive , ed hanno soprattutto una diversa concezione della ‘pazienza’ :   la pagina di carta sta distesa sul piano orizzontale ,  è un’amica che non ha fretta , di natura vegetale ( pasta legno e cellulosa) , ha un suo profumo e mostra i segni del suo tempo ;  l’altra invece è in piedi , verticale, come un funzionario,  è a  luce artificiale , con un segnalino  intermittente che se avesse voce direbbe parole sconvenienti ,  e poi c’è in agguato la Legge 626 che obbliga il riposo a intervalli  per evitare danni  oculo-visivi , e  la Guida Ergonomica ,  eccetera .     Presentata così  la  cosa ,  è facile dire “scelgo la prima”;  d’accordo ,   ma la seconda è il futuro ;  per quasi tutti il suo pregio sta nell’essere  la pagina veloce , quella degli ‘affari’ e dei conti ;  per me no ,  io l’apprezzo , ma perché sa essere la pagina che ‘vola’,  che quando è scritta poi  se ne va nell’etere,  e mi lascia con la sensazione che ti possa raggiungere ,  per dirti delle cose …

 

 Sulla pagina bianca  sono ora alle prese con due fili del pentagramma,  che nella mente sembrava potessero procedere lineari sul loro parallelismo ; e invece no ,  nella scrittura  si forma subito un nodo , anche perché l’argomento è tutt’altro che facile :  parliamo di te :

-         tu amavi gli elementi della natura , gli alberi , gli insetti , le piante spontanee : “Vieni papà , torniamo ancora una volta nel giardino”, avevi tre anni , con un bastoncino in mano per esplorare tra le foglie ,  in gita a Roncobilaccio ;  poi più avanti sempre così , all’Elba , in Inghilterra , a Neuchatel ,  in tanti posti ancora ,  fino agli ultimi giorni :  “Comprare manuale illustrato di botanica  –ovvero sorta di Dendroterapia-  per ritrovare l’armonia ,  e salvare la baracca.”

-          Ora, come allora, la percezione è che tu fossi in contatto non soltanto con la natura e con gli alberi , ma anche con le essenze spirituali contenute in essi ; era palpabile che tu avevi trovato il ponte tra le scienze naturali e la visione spirituale . Questo può voler dire che tu eri in grado di cogliere le grandi connessioni tra il mondo esteriore e quello che gli studiosi chiamano ‘spazio animico interiore’ , cioè la nostra sostanza immateriale .

  Io credo  sia stato soprattutto questo il tuo ‘spessore’ ,  ciò che hai portato con te nel tuo nuovo mondo .      Ora che tu sei  ”idea pura”,  libera da ogni carattere sensoriale ,  io continuo a inseguire i miei pensieri su come   sia  possibile l’accesso a un mondo nel quale si possa ‘udire’  anche con un altro orecchio , che non abbia a che fare con quello anatomico .

 

  Ascolta,  Enrico ,  ho nelle mani due soli fili, e già si stanno intrecciando ; e il pentagramma  di fili ne ha cinque !  Ci vorrà molta pazienza ;  però tu  aiutami ,  e  poi  potremo udire    la Musica !

06/2010

[Diciamo..], una storia .

Caro Enrico ,

   alla radio, in TV, e in genere quando si ascolta ,  è frequente dover sopportare discorsi stracarichi di interlocuzioni , spesso inutili e ripetute , che guastano  l’armonia e disturbano l’ascolto ;  dell’ultima : ‘comunque’ , c’è un’invasione ; ma circola anche un  folla di :  ‘come dire?’ , ‘in qualche modo’ ,  ‘diciamo così..’ , ‘ e quant’altro’ ;   se ne fa un uso esagerato , ‘ma tant’è ..’;  perché a volte , ‘in effetti’ ,  è difficile esprimersi con una sintassi scorrevole .   Ma perché ti dico questo ?   Perché  se nella mente si forma un accumulo di pensieri , tutti  insieme nello stesso tempo  ,  ne deriva  [‘come dire?]  un disordine mentale ,  ricordi e idee che si sovrappongono , si intrecciano , e così il discorso non procede  fluido .   

 Ecco il mio esempio più recente :

 

-                     sono diretto alla libreria Feltrinelli ; debbo scegliere un libro-regalo per i dieci anni di Alessandro , e  [naturalmente]  penso a un libro per quell’età ;  cammino di fronte al Teatro Argentina  e vedo esposto  il programma della prossima stagione :  tra l’altro è annunciato il  “Sogno di una notte di mezz’estate”:  sulla locandina c’è scritto che  “ci misureremo con rivisitazioni contemporanee dell’identità in quella commedia di  Shakespeare ..”;  benissimo ,  ci saremo , [assolutamente sì..] ;  ed ecco che prefiguro Lisandro ,  Oberon ,  Puck :  saranno in blu-jeans , con la coca-cola ?  E i cinque atti saranno solo due?  E il bosco sarà virtuale ?  E l’asino ?  forse sarà risolto con la sola testa ,  come lo furono i  “Rinoceronti” di Ionesco  che vedemmo al “Vascello”,  quella domenica  che fu anche la prima volta di Paolo a Teatro ?  Comincia ad affiorare un po’ di disordine ( quale libro regalare, il Teatro del passato, Paolo piccolo , il Teatro futuro , le rivisitazioni …)  ma  non sono ancora  “in tilt” ,  ci vorrà ben altro ,  però siamo  su quella strada .  All’ingresso di Feltrinelli   le prime cose più evidenti sono i CD , quelli in offerta ;  e che faccio , non li guardo?   Ma sì !  Ed ecco che nella ricerca di uno Jannacci o un Dalla ,   l’occhio intravede in un sommario il nome di :  Gozzano ; capovolgo il CD : è Giorgio Albertazzi che legge poesie ;   Gozzano ! ,  il tuo poeta principe ; e sai cosa legge ?  Una  “Lettera d’amore ad Amalia Guglielminetti” .. Guglielminetti .. Amalia .. sììì !  Mi pare proprio che si chiamasse così :  quella delle cipolle marce ;  la poetessa che a Firenze nel 1913 ,  alla celebre ‘Serata Futurista’ del Teatro Verdi , era in un palco con Palazzeschi  e fu raggiunta da una scarica di ortaggi sul bel vestito da sera !   Ricordi quello spettacolo esilarante che ti avevo citato e trascritto nei particolari ?  Cavolo ,  possibile che fosse l’amore di Gozzano?  E che ci faceva a Firenze  quando lui invece viveva a Torino , o in Liguria ?   [Diciamo che]  a questo punto bisogna verificare ;  intanto se questa Guglielminetti è proprio lei , e poi le date , e le situazioni ..   Abbiamo  [come dire?]  un pò da fare  ora io e te insieme ; sei contento quanto lo sono io ?   Vedremo  nei  tuoi  libri  su Gozzano ,  nei miei sul Futurismo , e poi su Internet ;  bene ,  abbiamo un compito da svolgere !  

 

-         Torno a casa a piedi , ho la testa un po’ confusa ;  il cielo è sereno ,  senza le nuvole che  possano distrarmi ;  però  [comunque]   presto attenzione a come e dove cammino ;  a passo svelto supero l’Argentina , memorizzo Shakespeare,   poi c’è il Tevere ,  e .. [quant’altro] …

 

-         [Allora..] La persona è proprio lei ,  Amalia ,  poetessa di successo ,  seconda solo ad  Ada Negri ;  bella ,  elegante e raffinata ;  in uno dei tuoi  libri  ci  sono  varie fotografie che confermano .  Per quello che si può capire dall’epistolario ,  la storia d’amore di Guido e Amalia appare squilibrata .  Lei tiene un diario , e la storia comincia così , aprile 1907 :

 

-   “ Ho visto stamane alla Società di Cultura una persona di aspetto spiritualissimo …Il giovane mi guarda …   Ci fissiamo un momento … poi egli s’alza, muove verso di me come seguendo una coraggiosa deliberazione, ma il mio sguardo s’abbassa d’un tratto, il mio viso esprime un improvviso sgomento … ed egli si ferma indeciso ;  poi devia i suoi passi verso la porta, contraendo le labbra ad una tenuissima smorfia di ironia …”

 

-         Ma per capire lo svolgersi dei fatti  sono chiare le lettere di lui , fino al settembre 1909 :

 

-         “ E Voi? Credete di essermi molto simpatica Voi? Avete invece agli occhi miei delle qualità allontananti.  Prima di tutto siete bella. E precisamente di quella bellezza che piace a me.  Vi ho studiata molto. Non ho mai potuto capire, ad esempio, se sotto i grandi caschi piumati, alla Rembrandt, che Voi prediligete, i vostri capelli siano spartiti alla foggia antica o no… Ho presente anche questo: che avete bei denti e una bella bocca, piuttosto grande e fresca e attirante come poche…  Vedete che c’era di che rifuggire la vostra conoscenza…”

 

-         “ Quando l’altro giorno uscii dal vostro salotto con la prima impronta della vostra bocca sulla mia bocca, mi parve di aver profanato qualche cosa in noi, qualche cosa di ben più alto valore che quel breve spasimo dei nostri nervi giovanili, mi parve di veder disperso per un istante d’oblio un tesoro accumulato da entrambi, per tanto tempo, a fatica …  E ieri, l’altro, quando scendeste disfatta nel vestito nel cappello nei capelli , e mi lasciaste solo in quella volgare vettura di piazza, io mi abbandonai estenuatissimo, contro la spalliera… E nel ritorno verso la mia casa risentivo sulla mia bocca la crudeltà dei vostri canini.   Sono rientrato in casa con un desiderio solo:  partire, lasciare Torino subito.  E quest’oggi ho il mare d’innanzi !       

 

-         (Luglio 1909) “ Quel volume è una solenne porcheria.  E quella egregia Signorina è degna amica di Marinetti…  Una genìa questa, di maschi e di femmine, con la quale io sono implacabile.  Malfattori che sbrodolano in due mesi un volume di 300 pagine e hanno la tracotanza di farsi chiamare poeti !”

 

-         Ecco Errì , è sufficiente per cominciare a  vederci chiaro :  l’attività sentimentale vera di Gozzano è altrove ;  lo stesso è anche per la Guglielminetti .   Di lui si sa come finirà ,  il  9 agosto 1916 ;  lei vivrà fra vari amori  più a lungo ,  ma solo fino al 4 dicembre 1941 ;  pagherà  i postumi di un incidente durante un raid  aereo ;  ne esce quasi come  un mito,  fra Dannunziano e Futurista ,  con in più una rara ‘bellezza’ .

 

-          Ah , dimenticavo : il libro-regalo di Alessandro è stato  [si fa per dire]  molto gradito : “Come imparare ad amare la Matematica “;  sembra sia stata una buona scelta …

 

-          Ciao Enrico ,  a presto , con il sorriso .

05/2010

Risveglio di primavera.‏

 

Il giornale del mattino si presenta con uno squillo di vitalità :  “ Invasione di rondini ,  un benvenuto alla primavera ! ” ;  i volatili  –che vedono molto meglio e di più- hanno deciso di incoraggiare la nuova stagione ;  che la smettesse con i capricci ,  perché il calendario è  una cosa seria (quasi) , e se ai primi tepori di aprile  uno ha mandato il piumino in tintoria e poi non ne ha un altro per coprirsi dal nuovo freddo , che fai ?   Basta giocare ,  e andiamo !

 

E andiamo , sì , al centro di un groviglio di stimoli , tutti validi , tutti costruttivi  :  il primo è  venire da te , Enrico ,  per incontrarti  in questo mezzogiorno luminoso di sole, e colorato da bellissimi  fiori   -quelli che mamma ha disposto sulla tua soglia , bianchi e arancio ,  accanto ai due puntuali girasoli molto affettuosi -  e restare a lungo lì a parlarti di nuove iniziative,  di cose del passato,  e di poesia ;    e riprovare  in modo meno maldestro a dare una lucidata alla tua àncora di ottone ;  forse non so usare il Sidol  nel modo giusto , chissà ..

 

E chissà  se ora sarò capace di fare un po’ di ordine mentale tra quel groviglio di cose che ho voglia di dirti ; vediamo un po’ :

 

- per la ‘Primavera’ , la prima parola/pensiero da accoppiare è stata il ‘Mormorio’ , con la mente al momento musicale di Sinding , al pianoforte ;  poi  la ‘Sagra’ , che però è troppo impegnativa e complessa ;  l’ ascolto più giusto e più “tuo” doveva essere Vivaldi , autore che sapevi amato anche da J.J. Rousseau ,  ma ricordo bene che nel ciclo dei quattro Concerti delle Stagioni tu preferivi  l ‘Autunno’ ; e anche su questo eravamo d’accordo .

 No, senza pensare alla musica , va bene la parola ‘Risveglio’ , c’è più natura .  E poi  Maggio è il mese del  ‘risveglio’ anche per le  formiche,  in particolare di quelle “Crematogaster Scutellaris”, più note come “Rizzaculo” per la posizione che assumono quando vengono disturbate ; durante la mia  adolescenza le ho frequentate, alla pineta di Villa Glori,  ne ho un caro e chiaro ricordo , ed è vero che se con un ago di pino le stuzzichi sotto le zampette si fermano e ti fanno quel gesto così  intelligente ed espressivo che sembra parlante :  hanno la testa rossa e   -chiamiamolo così-  l’addome nero ; nidificano negli alberi , nelle parti morte e nelle cortecce ;  si legge che siano dannose perché deprezzano il sughero, e per questo siano odiate da coloro che operano nel settore dei turaccioli , dei  ‘tappi’ ;  ora è Maggio ,  è anche per loro una nuova stagione ; con il bel tempo camminano  indaffarate verso le fonti di cibo ,  non le disturbiamo più ... 

 

 - Maria mi ha mandato da Reggio due suoi scritti , su due temi che sono stati anche i tuoi :     il Mare , e D’Annunzio ;  due mondi, due lettere maiuscole .   Hai visto gli occhi azzurri di Maria ?  Davanti al mare lei scrive così , in solitudine :  “.. Dentro di te riesco a specchiarmi …;  solo tu riesci a farmi guardare oltre .”;    Enrico ,  lo vedi anche tu il quadro , lo spazio di un’immagine monocroma   che si addensa  poco a poco , fino ad apparirci  chiara alla mente ?    il quadro ,  azzurro spaziale di solitudine metafisica,  dove solo un’impercettibile vibrazione orizzontale , un po’ in basso ,  tenta invano di disunire  l’impasto  cobalto/oltremare ,  come per definire  “ finito/Infinito ” ?  Certo, un quadro non facile ,  però …

  Su  D’Annunzio invece sono in difficoltà .   Leggevo ammirato : “La pioggia nel pineto “ , credo sia tuttora pezzo obbligato di tutte le aule scolastiche : “…./  Non s’ode voce del mare.  /   Or s’ode su tutta la fronda  /  crosciare  /  l’argentea pioggia  /  che monda,  /  il croscio che varia  /  secondo la fronda  /  più folta, men folta.  /  Ascolta.  /   .  Poi ,  più avanti nei tempi miei , vi sono stati degli approfondimenti critici :  c’è chi considera “La pioggia” come l’acme della sapienza poetica di D’Annunzio , altri  –come il Croce-  scrivono di  ‘un abile esercizio di tecnica virtuosistica , con particolari di cattivo gusto’ ;  o come Umberto Saba , che nel 1911 (“Quello che resta da fare ai poeti”)  opponeva la poesia disonesta di D’Annunzio a quella onesta del Manzoni .   Maria rabbrividirà , ma il personaggio –inimitabile- si offriva a questi contrasti .    Enrico , facciamo così :  ricomincio volentieri a studiare , mi preparo , e  ne potremo riparlare con più cognizione .   Ma questa tregua non riguarda l’unico libro di D’Annunzio che possiedo e che amo :  il “ Notturno”;  lì c’è , integro e chiaro , il gusto del frammento lirico in prosa , ci sono registrazioni immediate di pensieri e  sensazioni  affidate alla memoria ,  scritte durante la sua lunga immobilità per un incidente di volo :

“ Le mura di Pescara , l’arco di mattone , la chiesa screpolata , la piazza coi suoi alberi patiti , l’angolo della mia casa negletta.    … Il passato mi piomba addosso col rombo delle valanghe , mi curva , mi calca ,  Soffro la mia casa fino al tetto , fino al colmino , come se le avessi fatto le travature con le mie ossa , come se l’avessi scialbolata col mio pallore .  Non c’è nessuno in cima alla scala .   …”.

 

 Mamma ha avuto una buona idea :  sta organizzando il seguito da dare al tuo Concorso sul tema  “ il Ricordo “,  stavolta da interpretare in versione fotografica , solo per i  giovani ; potrebbe essere una bella idea ;  oggi si percorre la vita e si pensa  soprattutto per immagini ,  e speriamo che l’iniziativa sia perfezionata e portata avanti con criterio ;  se qualche giovane amico concorrente mi chiedesse un consiglio , suggerirei  di guardare con più attenzione i muri , i soffitti , le scale ;  e soprattutto di leggere il  “ Notturno” , di D’Annunzio . 

 

Resta con noi , Enrico , il groviglio dei pensieri comincia a districarsi  ,  abbiamo ancora molto da dirci …

 

04/2010

Il Concorso

Il Concorso .

 

Caro Enrico ,   sabato  20 marzo è stato un giorno tutto dedicato a te : eri dovunque , all’aperto di fronte al tuo Democrito ,  nell’atrio quando sono arrivati da Ostia i ragazzi del Labriola  e quelli del Toscanelli , con le loro insegnanti ; e poi gli amici , tanti e di tutte le età, tutti con la mente nei loro temi svolti : “i Ricordi”,  pagine già scritte dagli studenti ,  e “le Memorie”  -spazi mentali  ravvivati dalla tua virtuale presenza- per noi , ospiti , con più  tempo vissuto .

 Ti dico subito che c’è stato l’ evento a sorpresa , inatteso e stupendo : una cara , bella e dolcissima ragazza, Maria , studentessa in Taurianova city  (RC) , è venuta da così lontano per farti visita , vivere qualche giorno fra le tue cose ,  i tuoi ricordi ;  incontrare  noi e  i tuoi amici, i percorsi dei tuoi passi ; e poi  te , nel tuo giardino fiorito .  Ti aveva conosciuto nel tuo Blog ,  e nell’agosto 2007  di te scriveva così : 

 

  “ io non lo conoscevo Enrico , ma dalle cose che ho letto su di lui …… ;  nei momenti difficili

     penso alla sua storia  e anche se non ci conoscevamo , mi aiuta tanto ad andare avanti ……”

 

  “ Ciao Enrico , leggendo il tuo profilo ho scoperto di avere delle cose in comune con te :

     il primo agosto è anche il giorno del mio compleanno , e poi anche io amo il mare e viaggiare    

     ……………. ;  per questo ti voglio dedicare una canzone :

   

    “ Dove sei ? Torna il giorno , io non vedo più il tuo volto ,

       le carezze , il tuo conforto , il sorriso tuo gioioso ,

       ……………………

      Dove sei ? Odo chiare le tue tenere parole ,

      apri il cuore di chi soffre , non ha argini l’amore .

      Dove sei ? Dolce uomo, cuore umile e infinito ,

      è già notte , ho paura , tra le stelle la tua luce …..

      Dove sei ? ……….

      Tu ci sei , sei con me , è più lieve il tuo dolore .

      Un sorriso ! E’ il tuo . Uno sguardo silenzioso.

      Io ti vedo sorridente , una strada luminosa mi conduce verso il cielo ….”

 

        Ciao Enrico ….  A presto ….. “

 

   La manifestazione ha inizio :  poco prima che le figure istituzionali presentino il  Concorso   si abbassano le luci ,  si forma un silenzio , teatrale e suggestivo ,  e sullo schermo scorre un video DVD : è di Maria , c’è la tua immagine fissa sul mare ,  percorsa da un testo  dedicato alla tua breve storia vissuta ; lo scorrere della storia  è accompagnato dal sonoro  di uno di quei capolavori di poesia in musica che anche tu  sapevi apprezzare :

 

     “ E’ per te   /  ……  /   questo bacio nel mondo  /   …….  /    se io avessi saputo   /   ti avrei dato           un aiuto  /    …….   /    E’ per te   /    questo fiore che ho scelto   /   te lo lascerò lì   /   sotto un cielo coperto  /   ….

 

   Molti gli applausi commossi al riaccendersi delle luci  ;  poi , i politici ,  i docenti ,  le formalità ;  io con il sorriso , ancora umido di lacrime dolcissime … .

   E molti anche i premi  :  testi  in prosa, ma spesso svolti su notazioni private ;  poesie poche,  ma talvolta cariche di tensione introspettiva .   Ti parlo soltanto di tre dei  ragazzi premiati :

 

Antonio , con la poesia  “La collana di ricordi “ :

 

  “ Prima perla ;  un dolce sorriso , il sorriso di una madre .

     Lentamente si riempie il filo della vita ;

     la prima fiamma, il primo bacio, i grandi dolori .

     ……………………………

     ………………………….

     Si chiude la collana , si spegne la vita ,

     e l’unica cosa che si lascia alla terra

     è una bianca perla nella collana del mondo .”

 

Andrea , con una prosa poetica , “Il Ricordo” , scritta  come se ti fosse stato seduto accanto , lui con il tuo libro aperto su tutte le pagine ,  per un omaggio , quasi una dedica , alla  poesia che ha sentito in te :

 

   “ L’essenza del mio essere vaga senza meta , persa nell’azzurro del mare .

      Eppure riesco ancora a toccarla, la vita .

      E’ nella vela bianca di una barca , nel guizzare rapido dei pesci ,

      nella mezzaluna rosseggiante del sole al tramonto .

      ……………………………..

      ……………………………..

      Siediti , sulla riva di una spiaggia ,

      e lascia che i tuoi piedi solchino le mie orme .

      Guarda all’orizzonte , sono io .

      In una sera d’estate punta lo sguardo all’infinito, è lì che mi troverai .

      I miei sogni si risveglieranno , il mare aprirà gli occhi e il ricordo mi farà rivivere .

 

Shìni , con un testo  “Pioggia di ricordi”:  dialogo silenzioso con la madre, in una piovosa notte d’inverno ; come una pioggia di quesiti fondamentali , in equilibrio tra passato e presente :

 

      “ Mamma , ricordi ancora le storie che mi raccontavi quando ero piccola, per indurmi a

       dormire nelle notti di pioggia come questa ? ………………. .  Anche tu ritrovi spesso la mia

       presenza quando pensi ai tempi passati ? Oppure la tua mente ritorna con  maggiore piacere

       alla tua infanzia ? …………………… .  Mamma , tu mi hai sempre insegnato a riconoscere

       l’importanza della memoria , ma c’è una domanda che vorrei rivolgerti :  l’ombra del 

       passato ci è amica o nemica ? ……………….. .  grazie a te ho capito di dover lottare contro  

       il lento ma inesorabile passaggio del tempo affinché questo non mi porti via il bene più

       prezioso della mia vita :  il ricordo .

       

E’ andato tutto più o meno così , Enrico . 

 

Anche a me la maggior parte dei ricordi arriva la notte ,  che piova o meno , e non mi disturbano mai , anche se non li ho scelti io ;  immagini e pensieri che accolgo , accanto al basso volume di una piccola radio sempre accesa ..

 

Ti aspetto ..

  

03/2010

Marzo "I ricordi"

 

“ Chi sa , forse c’è un luogo

                                nel mare

     una nascosta cala ,

                                un canto

     dal cielo non stellato ,

     ……

 

Sono i primi tre versi di una poesia inedita di  Mario Luzi ,  scoperta in una sua agenda del 2003 ;  non vado oltre nella citazione , Enrico ,  l’eco del  ‘canto dal cielo non stellato’  mi  raggiunge  improvviso , come fosse il segnale di un ricordo , di un altro nuovo ricordo di te ;  ed ecco , ora sono qui a tentare di esprimermi , con parole adeguate .  

  Le parole e il pensiero ;  il pensiero , che sempre si muove , come la musica , come la danza :  sequenze ininterrotte , tutte con il  proprio fascino , estetico ed estatico , capaci di creare proiezioni e movenze  che ,  nell’attimo stesso in cui appaiono , si concedono alla movenza successiva  ;  come il mare , con il  susseguirsi dei  flutti di onda .. ( si dice così ? :  ‘senza soluzione di continuità’ ) .

  Incontro spesso il mare , e anche la musica ;  siti che fanno parte della mia storia ; ma la convivenza più stretta è quella che ho con i ricordi ,  e anche con i progetti ,  modesti ormai , però pensati per  finalità elette ;  ed ora che siamo nel mese del  tuo annuale  Concorso letterario , il quinto ,  avverto la straordinaria  importanza del Tema , quello che Mamma ha proposto a suo tempo : “ Il Ricordo “; non mi  ero reso subito conto  dello spessore di questo titolo ;  con i tuoi amici eravamo presi da altre idee ,   e invece non poteva esserci scelta più giusta ,  specifica  proprio  per portare i ragazzi  della scuola su percorsi che recassero tracce di te ,  di quello che hai lasciato interrotto .   Il Ricordo , come la Memoria :  è  il motivo che richiama prima  Sant’Agostino , e poi via via verso l’universo di  Proust ,  e poi oltre ,  fino ai più grandi della Poesia , e del Teatro ;  è un grande tema che tocca il  tuo mondo vissuto ,  ed ora il nostro attuale :  il tema della  “memoria involontaria” alla quale non ci si può sottrarre .

 

 “Poiché il futuro esiste in quanto futuro , allora è chiaro che non esiste ancora ;  e se il passato vi è in quanto passato , è chiaro che non vi è più .  E pertanto dovunque e comunque essi siano , essi non esistono che per il fatto di essere presenti . Ciò che ci perviene dalla memoria non sono affatto le cose stesse , che appunto hanno cessato di essere , ma si tratta di termini concepiti secondo le loro immagini , le quali attraversando i sensi hanno segnato il nostro spirito .  La mia infanzia , per esempio, la quale non è più , esiste in un passato che ormai è anch’esso inesistente; ma allorquando io la rievoco e rinarro, è nel presente che io la intuisco, perché la sua immagine è presente nella mia memoria .”

 

  C’è un legame sottilissimo che si stende attraverso i secoli , e che unisce una riflessione come quella di Sant’Agostino (“Confessioni – libro XI”) alle intuizioni di Proust , che nelle pagine del suo ciclo narrativo  Alla ricerca del tempo perduto” (pensa Enrico, 3400 pagine fittissime!) racconta fatti , ambienti, personaggi, che  -come ci hanno detto a scuola in ore di letteratura proustiana-  vengono rappresentati  “dal di dentro”,  là dove l’unica realtà descrivibile è la realtà della memoria , entità assolutamente soggettiva : solo l’”io” narrante , attraverso il suo “ricordo” può dare organicità al fluire della narrazione .   Hai nella mente anche tu  quelle lunghe ‘5’ pagine dell’antologia sulla ‘tazza di tè come filtro della memoria’ ?  :

 

  “Un giorno d’inverno, al mio ritorno a casa, mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di bere, contrariamente alla mia abitudine, una tazza di tè . Dapprima rifiutai, poi, non so perché, cambiai idea .  Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti che chiamano  ‘petites madeleines’ ……….   Oppresso dalla giornata uggiosa e dalla prospettiva di un domani malinconico, mi portai alle labbra un cucchiaino di tè nel quale avevo lasciato che si ammorbidisse un pezzetto di ‘madeleine’.  Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del  dolce raggiunse il mio palato, io trasalii,  attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me . Una deliziosa voluttà mi aveva invaso….  di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità …………  quell’essenza non era dentro di me, ‘io’ ero quell’essenza .  Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente, mortale . Da dove era potuta giungermi una gioia così potente? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma………..  E’ chiaro che la verità che cerco non è lì dentro, ma in me . La bevanda l’ha risvegliata, ma non la conosce, ………..  Poso la tazza e mi volgo verso il mio spirito . Trovare la verità è compito suo . Ma in che modo?....... per la seconda volta gli faccio il vuoto davanti, lo rimetto di fronte al sapore ancora recente di quella prima sorsata……….. A palpitare così in fondo al mio essere sarà, certo, l’immagine, il ricordo visivo che, legato a quel sapore, si sforza di seguirlo fino a me. ………. La viltà che ci distoglie da ogni compito difficile mi ha indotto a lasciar perdere, a bere il mio tè pensando semplicemente ai miei fastidi di oggi, ai miei desideri di domani………  E tutt’a un tratto il ricordo è apparso davanti a me .  Il sapore era quello del pezzetto di ‘madeleine’ che la domenica mattina a Combray…. zia Léonie mi offriva dopo averlo intinto nel suo infuso . La vista della piccola ‘madeleine’ non mi aveva ricordato nulla prima che ne sentissi il sapore …. perché di ricordi abbandonati per così lungo tempo al di fuori della memoria, …… Ma quando di un lontano passato non rimane più nulla……soli e più fragili , più immateriali, più persistenti, più fedeli,  l’odore e il sapore permangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto,  a sorreggere ….... l’immenso edificio del ricordo .”

 

 Cosa faranno i ragazzi del Liceo?  Cardarelli ha lasciato scritto un verso impresso in molte  menti :

             I ricordi ,  queste ombre troppo lunghe

               del nostro breve corpo 

 

altri ,  certamente si riferiranno a Proust ;  forse altri ancora , poeti , parleranno dei propri ricordi ; così come in un giorno d’autunno del 2004 ,  hai voluto fare tu :

 

          non ricordo  il vago

              riflesso del lago

              quando vanitoso

              passando mi specchiavo”             “ ricordo il giorno

                                                                       che annegai nel lago

                                                                       ed emersi carpa dorata “

 

Ciao Enrico , il 20 maggio saremo tutti accanto a te

02/2010

Febbraio

 

Febbraio .

 

Caro Enrico ,

l’inverno rispetta le sue regole , come è giusto che sia ;  nei giorni scorsi  però ho sentito freddo più del solito e i giornali hanno spiegato : ‘l’Italia nel gelo siberiano’ ;  era vero ,  il freddo era veramente gelido , e la mattina il luogo comune non era il solito ‘buongiorno !’ , ma ‘ha sentito che freddo che fa oggi ?’.  Un po’ di passi in strada , ed ecco immancabili le sentenze popolari , tra i pensionati al bar , e poi tra le signore anziane al mercato : tutte frasi ovvie , diciamo pure inutili :  che non si sono potute giocare le partite , che le strade sono ghiacciate , e  pensa a quei poveretti in autostrada ,  e poi … e poi c’è stata una voce più seria : diceva di due giovani escursionisti che sono morti sul Gran Sasso .  Nel giornale ho cercato la notizia … eccola : un week-end in montagna trasformato in tragedia : una slavina si è staccata travolgendo due escursionisti romani ,  Francesca , architetto 30 anni ,  e Franco , impiegato 48 ;  i due corpi trovati a pochi metri uno dall’altro … .  

 Il senso comune riesce a distinguere quando fa più freddo di prima , e quando ne conseguono fatti di cronaca , e anche quando ci scappa il morto ;  ma questo caso della slavina che uccide una coppia di innamorati della natura , mentre vivono un loro desiderio purissimo : quello di penetrare nel silenzio del bianco assoluto ,   questo mi rende partecipe ,  in un modo che si espande , e che mi porta alla mente Shelley , anche lui travolto , ma da una valanga di mare , nelle sue escursioni in barca a vela tra Lerici e Portovenere ;  scriveva Shelley , a 30 anni :         io abito ancora questa divina baia , veleggiando e ascoltando la più incantevole musica   ;      i due giovani sul Gran Sasso  ( e non conta quanti anni avessero ,  perché sono giovani  gli spiriti che sanno vivere quelle passioni ) ,  anche loro forse cercavano un suono in quella neve così distesa ,  oppure  forse ascoltavano il silenzio del bianco , lo stesso silenzio del foglio del poeta , o della tela del pittore . 

  Enrico , in te immaginazione e fantasia hanno sempre avuto priorità sulla ragione e sulla realtà , e poi ora hai ampie competenze metafisiche;  quindi dall’alto potresti fare  luce su un mio tentativo , una specie di gioco intellettuale :

- l’argomento è una parola : “verità”; dove sta la verità , cos’è  ?  Le umane facoltà cognitive non consentono di accedere alla sostanza dell’enunciato ; i libri ne parlano :  la concezione sintattica della Verità , e la concezione semantica ,  e i neopositivisti , e così via ,  però senza chiarezza : i  fatti della vita , e come la sorte li distribuisca , tutto resta nelle teorie , e le sole certezze restano affidate a due parole : “apparenza” e “immaginazione” ;  la verità di ciò che appare ( due persone travolte da una valanga ) è una realtà della quale parlerà il giornale del giorno dopo ,  invece la verità di ciò che ciascuno di noi può  immaginare , come fosse un mito ( Amore e Psiche , Orfeo ,  i due corpi quasi uniti) ,  quella invece resta un mistero ;  ce ne può parlare solo la ‘poesia’ ; allora  tutti  i fili si compongono :  Immaginazione – Parola – Poesia ,  e così  mi trovo improvvisamente collocato con voi al centro del gioco :

 

- c’è una grande poetessa ,  Maria Luisa Spaziani , 86 anni , la conosciamo bene ;

- ci sei tu con i tuoi vent’anni , poeta ispirato, troppo presto interrotto ;

siamo seduti al tavolo della Verità , a voi la ‘parola’ :

 

- la Spaziani  :        Tremo pensando a quel fatale

                                 calo di umorismo

                                 che mi sorprenderà

                                 in punto di morte 

 

- tu, con il tuo finale :             Memento :

                                                 ricordarsi di sorridere

                                                 prima di morire ,

                                                 il Paradiso è un posto

                                                 dove si può

                                                 peccare a piacimento 

 

 

 Mallarmé ha lasciato scritto che una poesia è tale quando porta in sé  un ‘segreto’ ,  penso che il riferimento fosse proprio a quello che ora sto cercando : il segreto della Verità ; sia tu che la Spaziani  ne avete dato con le vostre ‘parole’  un annuncio , grande annuncio , …  ma poi ? ….

 

 Non c’è fretta ,  però … aiutami  

 

01/2010

20 Gennaio

Lord,


sembra ieri che ci affrettavamo a correre in ospedale...ma di anni ne sono passati ben 4...non sembra vero da una parte, perchè il ricordo è così vivo e il dolore così fresco che sembra successo ieri....ma allo stesso tempo sembra un'eternità che non ti vedo! Eppure ti sento...come quando un mese fa ho fatto la fila di un'ora, in una città a -8°, pur di mangiare le famose polpette, quelle originiali from Sweden! Forse un pò meglio di quelle di Ikea, ma tu questo lo saprai, eri lì con me, lo so. E per questo ti ringrazio, per tutti quei piccoli segni che mi fanno capire che ogni tanto torni a trovarmi....grazie perchè mi dai la forza in tante situazioni in cui da sola non potrei farcela.
Dopo tanto tempo, finalmente mi sono decisa ad usare il tuo segnalibro col fiore di Neuchatel....non volevo rovinarlo e lo tenevo lì nel mio cassetto. Poi ho pensato che tu lo avevi fatto con tanta cura, era uno spreco tenerlo chiuso al buio! Così ora è nei miei libri, è il mio portafortuna, e funziona davvero! E la gente mi chiede "che bello, dove l'hai preso?"...proprio la stessa domanda che mi fanno quando indosso il cappellino che la tua Mamma mi ha fatto, o quando sfogliando il tuo libro qualcuno vede i quadri che Papà ha creato con le tue poesie...vedi, è di famiglia! Hai ripreso tanto da loro, e tanto hai insegnato a loro e a tutti noi. E' anche per questo che ci manchi così tanto, che il vuoto che hai lasciato è così profondo. Sei dentro me Lord, ora e per sempre......♥

Magy


01/2010

La calza della Befana

 

La Befana……

  6 gennaio 2006  -  6 gennaio 2010   

Sono passati 4 anni sembrano tanti, ma non sono nulla perché il ricordo di quella befana 2006 è ancora vivido e forte in me.

Ti sei svegliato, stavi abbastanza bene (in confronto ai giorni precedenti!) sei entrato in soggiorno hai guardato sul camino e hai visto che non avevo messo la calza.

Meravigliato e anche un po’ arrabbiato mi hai chiesto “come mai quest’anno niente calza? io me l’aspettavo!” ed io in quel momento mi sono sentita piccola piccola ed in colpa (un’altra colpa da portare sulle mie spalle!)

Mi ero completamente scordata che era la Befana e non avevo pensato che ti avrebbe fatto piacere trovare come ogni anno, 20 anni, una calza con i dolci e qualche piccolo regalo!

Presa da tutte le cose pratiche (e dolorose) avevo dimenticato.

E così ancora oggi mi porto il rimorso di non averti fatto trovare la calza e la cosa peggiore fu che tu aggiungesti: “ però l’anno prossimo non te la scordare!” ed io con il cuore a pezzi ti promisi che non me ne sarei mai più scordata.

E così è stato, sono 4 anni che ogni 6 gennaio rivivo quei momenti che non potrò mai scordare con l’unica differenza che adesso posso piangere liberamente cosa che quel giorno non ho potuto fare per non farmi vedere da te.

Poi quel giorno di gennaio pieno di sole è passato quasi in modo piacevole.

Avevi fame (dopo tanto tempo) e mi hai chiesto per pranzo il sushi.

Così di corsa sono andata al centro commerciale Leonardo a comprare il sushi nel ristorante giapponese dove tu a novembre insieme a Susanna ti eri fatto l’ultima mangiata di gusto (ho ancora la tua foto sul cellulare di tutti i piatti vuoti)

Tu seduto sulla poltrona con le spalle alla finestra ti sei gustato quelle pietanze. Ti ricordo come in una fotografia, il sole ti scaldava e da dietro ti illuminava i capelli, quei capelli che per effetto della chemio ti stavano diventando bianchi (ma non ti cadevano, cosa che tu non avresti mai accettato!)

E’ stato l’ultimo giorno a casa in cui stavi benino, poi il 7 sei peggiorato e la domenica 8 ti abbiamo portato in ospedale, il dolore era diventato lancinante e insopportabile e quello che ti stavano facendo non bastava più.

Non sei più tornato a casa, ma la tua stanza è rimasta come l’avevi lasciata tu e così rimarrà.

Ecco perché quel 6 gennaio di 4 anni fa non potrò mai scordarlo.

Per te mio amato figlio.

08/2009

Buon Compleanno

 
Buon compleanno amore mio.
Oggi compi 24 anni. E noi siamo tutti qui ancora a ricordarti.
Tuo padre, Paolo, io e i tuoi amati amici.
Ti vogliamo bene.
Mamma

07/2009

Il tuo 4° Concorso

Il tuo 4° Concorso .

 

  Sabato 6 giugno , in Aula Magna siamo in tanti per il tuo 4° Concorso di poesia ; “ il Sogno”, un grande tema , molto soggettivo : ognuno segue un proprio sogno , desiderato o trovato nel mondo onirico , comunque mai temuto , sempre latore di speranze , di stimoli ;  e poi le interpretazioni a seguire ,  talvolta complesse perché poste da ciascuno in relazione con le proprie personali vicende ; quindi  un “Sogno” che , cosciente o notturno che sia , agisca in profondità nel pensiero , e conduca l’immaginazione negli spazi ampi .

 

 Ti dicevo che siamo in tanti ,  e sembra di essere alla puntata di un tuo Festival :  come sempre, su tutti il Democrito , i suoi studenti , amanti di poesia  per le proprie specifiche sensibilità e per gli interessi che le insegnanti di Lettere sanno destare e curare ;  poi la Preside ,  persona  ‘nuova’ che annuncia essere il Democrito  ‘ la tua casa’  e che con calore conduce il programma ;  poi Mamma , che ha saputo dilatare il Concorso ,  ora  esteso anche ai ragazzi delle altre scuole e che coinvolge l’interesse del Municipio , dei teatri , di altre varie autorità , di altri genitori ,  quelli di Federico , venuto a mancare pochi mesi prima di te .

 Tutto questo ha consentito di aumentare il numero di premi ,  per il piacere dei ragazzi , che hanno saputo corrispondere alle aspettative , anche quelli delle altre scuole ; perché non c’è Poesia  -  in versi , disegni o musica – che non si abbeveri alle fonti del Sogno .

 

 I premi , com’è consuetudine , sono tutti in buoni-acquisto di libri , ai quali quest’anno si aggiungono anche otto abbonamenti per la prossima stagione ai due Teatri di Ostia  (  te lo ricordi ,  Errì ?  Quando andavamo al Dafne , con Paolo ancora piccolo, a conoscere Molière , e Shakespeare ! ) ;

-  il premio di mamma è andato ad un ragazzo del Democrito , 2° liceo , Valerio Duca :

 

“ Il sogno è tutto ciò che è al di fuori del controllo  della coscienza , qualcosa di irrazionale .

  Spesso ciò che si sogna rappresenta un desiderio , un qualcosa che , forse , nella vita non si    

 avvererà mai .

  Credo che sognare aiuti a vivere meglio , come se si entrasse in un’altra dimensione , in un’altra realtà nella quale niente è impossibile , nella quale non hai mai bisogno di preoccuparti, nella quale puoi sentirti libero senza alcuna conseguenza .

  In ognuno di noi penso ci sia un desiderio , un sogno .

  ………….

  Non abbandonerò mai le mie responsabilità e non scapperò mai , come qualcun’ altro .

  E’ troppo facile .

  Il sogno aiuta a vivere , aiuta a cancellare il nero che abbiamo intorno , a immaginare che la vita sia migliore di così , che c’è sempre una via d’uscita .

  I sogni restano dentro di te , nessuno li conosce , nessuno li critica o li discute .

  Non lo può fare  perché è qualcosa che appartiene a te , solo a te .

  La realtà fa paura a tutti .

 

-         il mio premio è andato invece a un ragazzo del Labriola , 5° liceo , Valerio Caporali  :

 

“ Ardo di fronte al gelo .

 Passare velocemente fra gelidi sguardi

e sentir gli stessi brividi

che quella brezza di primavera mi provoca ,

sapendo da quegli occhi

che c’è solo una sofferta ignoranza

e scoprir nei loro gesti

la tenera paura di sentirsi inferiori .

……………..

Cresco tra le parole , cresco

tra gioie e paure di un mondo che non sa .

Cresco , cercando sempre una pace fantasma ,

con l’aiuto di una cultura amica

che mi dà modo di riflettere ,

a volte di agire .

………………

E questa pace si nasconde dietro l’ignoranza

tra le calde speranze

che riscaldano il mio mondo;

e il mio spirito , più ardente che mai ,

brucia di rabbia

di fronte al gelo di chi non sa .

 

   Ed ora ,  Enrico , per concludere ti racconto il mio piccolo fuori-programma :  tu mi conosci  e sai che sull’uscio c’è sempre la battuta che spinge per entrare in scena , ma sai anche che dietro alla battuta si nasconde la riflessione che mi commuove .  Va bene : intendo premiare una giovanissima del Democrito , I° F : Alessia Valdarnini , per un suo disegno poetico ; all’annuncio , gli amici dell’ improvvida ragazza sono scoppiati tutti a ridere , ché certamente avevano visto il disegno ,  francamente improponibile ;  lei  non c’era , ed in sua vece, con un po’ d’imbarazzo è venuta la sua Prof ;  allora io ho descritto l’opera più o meno così :

-         ragazzi , disegnare vuol dire ‘disegnare un proprio pensiero’  ( e giù risate!);  il  disegno non è bellissimo  (altre risate)  anzi, non è nemmeno bello! (uno scroscio !); però , però dentro c’è scritto qualcosa , attenzione : ha disegnato un cuore , scelta banale perché il cuore non è in relazione con i sentimenti che invece competono alla testa , il cuore è solo il centro motore del sistema circolatorio ; e allora che ha fatto la ragazza ? Ha scritto dentro il perimetro di quel cuore , sciatto quanto volete ma vibrante , una frase ; ha scritto :  “L’Amore , in generale “; cioè ha mandato in circolo la sua sintesi  (la poesia è sintesi) , il suo “sogno”; (gran silenzio , non rideva più nessuno) :  l’Amore in generale ,  cioè dall’amore per le sigarette e per la pizza napoletana , all’amore per il quale si muore …….: quello di Paolo e  Francesca , di Giulietta , di Romeo , di Salvo d’Acquisto , di Isotta , di Giuseppe Patroni-Griffi autore di Teatro ….,  e anche quello di Enrico , per la Poesia …

-          Ma non ho potuto citarvi , voi , eroi del “sogno” e dell”amore in generale “,  perché ero commosso ;  come ora , che tento di abbracciarti

06/2009

Momenti felici?

Momenti felici ?

 

 a volte arrivano; il primo per caso,  poi per associazioni conseguenti .  Sono con te nel tuo giardino ; due lucertole, e una terza più piccola, come fossero una famiglia : tre sottili pelli grigie con disegni a ornato , come quelli del nostro gatto Peppe;  indugiano curiose tra i miei piedi , hanno fiducia ,  ed io fischio per loro un motivetto del Quartetto Cetra  (ricordo bene che le lucertole restano incantate dal suono delicato del fischio); poi una coccinella , e tanti bruchetti rossi a spasso sulla pietra ; tutti come fossero tuoi amici ;  un momento felice , insieme .   Poi sollevo gli occhi : l’ordinata distesa di volti,  immobili nelle loro cornici , mi riporta all’evidenza ; ed ecco che torna alla mente il ricordo lontano di un verso detto alla radio da Vittorio Gassman : “ spesso il male di vivere ho incontrato “;  un solo verso , ma di quelli che ascoltati una volta poi rimangono fissati nella mente ;  invece chi si è dato alla fuga è l’autore,  del quale mi sfugge il nome ; d’istinto penso subito a Walt Whitman ,  a  “ Foglie d’erba “; a casa cerco tra le pagine del libro, e quel verso -così netto-  non lo trovo ; ero un po’ in confusione, e non udivo la tua voce che insisteva : “ ‘a papà, ma come, non te lo ricordi che è  Montale ? ;  poi quel nome l’ho ritrovato , su Google , e così il percorso delle associazioni di momenti felici ha ripreso il cammino;  ecco, ascoltiamo :

 

      Spesso il male di vivere ho incontrato:

        era il rivo strozzato che gorgoglia,  

        era l’incartocciarsi della foglia

        riarsa,  era il cavallo stramazzato

        ……   .”

 

  Il  ‘male di vivere’,  una foglia accartocciata ,  lo stramazzare al suolo : sono personificazioni non lontane dalle immagini mentali di una delle tue poesie dell’autunno 2004 , quando avevi diciannove anni :

 

       Novembre

         cadono i giorni tutti uguali

         come secche le foglie delle querce

         Dicembre

         non altro c’è da fare

         che scalciare

         le foglie morte nei mucchi pensierosi “

 

  Il tempo, quando scorre tra queste esplorazioni nei versi dei poeti , è un caro amico, che ci ospita in un intimo divanetto a due posti,  e da qui , insieme, vediamo crescere la pianta della serenità .

  Ora vorrei dirti qualcosa su Walt Whitman ; la meta assegnata alla ricerca tra le pagine del libro era il ritrovamento di un verso , ma non avevo previsto che mi sarei trovato poi in cima a una collina, con un punto di vista alto, dominante :

 

      “ Mi chino  e indugio ad osservare un filo d’erba estivo “

        …………

        Che cos’è l’erba ?  mi chiese un bambino ,

        porgendomene a piene mani ;

        come potevo rispondergli ?  non so meglio di lui

        che cosa sia .

        Suppongo sia lo stendardo della mia vocazione ,

        fatto col verde tessuto della speranza .

       O forse è il fazzoletto del Signore ,

       un ricordo profumato caduto di proposito

       con la cifra in un angolo sicché

       possiamo notarla , e domandarci : “ Chi ?”

       ………..

      Forse l’erba stessa è un bambino , il bimbo generato

      dalla vegetazione .

 

      I beni della terra e del sole ; ( ci sono ancora

      milioni di soli ) . 

 

    Siamo qui, sul divanetto ; ed ora la parola passa a noi .  Enrico , tu  intanto dimmi  se l’infinito è ancora quello di quando  passeggiavi sulla spiaggia , con l’oceano negli occhi  , oppure se è ancora come  quando  eri assorto ad osservare  “ un filo d’erba estiva “ ,  nel tuo giardino dei giochi  ?

05/2009

Oggi, soffio di brezza

Caro Enrico ,  mi chiedi cosa sento oggi , e cosa vedo ora ?  Te lo confesso,  mi trovo come spesso accade, con le braccia indecise tra due posizioni che hai descritto tu in un frammento di pura poesia : trovarsi in una dimora solitaria, tra una delle tante ruvide realtà che offre la vita, e al lato opposto, nella soffice leggerezza dell’incontro con un pensiero creativo :

 

  “ .. quando sono triste ..

      i pensieri , come nebbie ,

      mi offuscano la mente

      ed esplodono

      come tempeste ,

      senza lasciarsi tradurre

      in parole .

   

      .. quando sono sereno ,

       speranzoso ,

       invece la poesia mi sfiora

       come un velo ,

       come un soffio di brezza,

       e si lascia addomesticare . “

 

  Mi piace addentrarmi nella natura dei tuoi versi ,  dove non ci sono cadute da abitudine o rischi di soluzioni facili ;  qui c’era il tuo mondo di sedicenne , che lasciava trasparire un  senso di  “solitudine tra gli altri”,  e confermava la tua natura in un pensiero conclusivo :

 

  “ Speriamo che il settembre ambrato ,

     velato ,

     mi aiuti a finire

     ( ma perché poi deve ‘finire’? )

     una poesia

     tinta di quella malinconia

     vesprale

     a me tanto cara . “

 

  Solitudine tra gli altri ;  è come dire difficoltà ad armonizzare la vita esteriore con quella interiore , un dover parlare solo per consuetudine,  quando la mente scorre fra  poesia,  musica,  opere dell’arte ;  loro, eventi così indicibili , eterni, e per questo ancor di più pieni di misteri .

  Tu ora lo sai  se si potrà amare di più una vita in altra forma , come può essere quella dell’ Arte e delle Lettere ;  noi no , noi sappiamo solo di trovarci in una percorrenza , che si muove tra “Via principale e vie secondarie”, come  nel quadro di Klee , con in più una ideale piscina al fianco, dove si possa , quando richiesto , tuffarsi nella fantasia e poi suscitare sfumature di pensieri , colori e suoni , come “moduli” per il mondo dei sogni .  Invece no ,  la vita non può soltanto nuotare tra i sogni .  Qui da noi bisogna ancora camminare, e anche pedalare , e poi lavorare ; qui abbiamo la dittatura della realtà , i più fortunati possono fare la spola fra la realtà e un po’ di immaginazione ,  ma troppo spesso a rischio di essere presi a pernacchie ! 

 

   Che ci vuoi fare, Errì , è come dover vivere in due mondi ;  e tu sei il mio corrispondente dal mondo del  Sogno .         

  

   Un bacio , come posso ..

02/2009

Anche oggi , il violino …

 

“ vedi Enrico …”, oppure “ sai Enrico…”, o ancora “ Enrico, ascolta…”;  hanno inizio quasi sempre così le conversazioni con te;  però poi nel passaggio dal pensiero alla scrittura il testo si mostra subito instabile : “vedi.. , senti.. , sai..”:  inesplicabili verbi , espressioni dei sensi perduti .  Eppure in qualsiasi forma, detta, pensata o scritta , il collegamento avviene, agisce, è sensibile, fa ridere e commuove ;  e così ha preso corpo l’interesse verso una domanda letta  di recente su un giornale e che in gran parte ci riguarda :   “ In che cosa credi anche se non puoi provarlo ?”    Su questa domanda è stato scritto un libro  ( a cura di John Brockman : “Non è vero ma ci credo” Ed. Il Saggiatore ) che raccoglie risposte di scienziati e intellettuali  :  “C’è vita intelligente oltre la Terra ?  Il tempo esiste veramente ?  Credere in qualcosa che non possiamo dimostrare ci può dare un vantaggio nella selezione naturale ? …… Il lettore troverà qui una espressione collettiva di meraviglia nei confronti del mondo vivente e inanimato che non ha equivalenti nel campo, per esempio, delle discipline culturali .  In arte, forse, un felice parallelo potrebbe essere rappresentato dalla poesia lirica …. “   Sono, questi, pensieri sui quali  ci si sofferma dapprima a segmenti , come può capitare in una libreria ,  luogo che ti era caro frequentare dovunque nei tuoi viaggi ,  e che è caro anche a me perché lì si vivono diverse età , lì, fra le pagine dei libri,  i temi si confondono , un tempo può sembrare un altro tempo , e poi si cercano le connessioni, i contatti , che possono non esserci , ma si vorrebbe tanto che  ci fossero , anzi,  si vuole che ci siano ; e allora eccomi a casa, su una sedia, legato come l’Alfieri , per il nostro tema : “Intuizioni non provate – future verità ?”, perché io il contatto con te lo voglio mantenere anche dopo , quando le quattro stagioni saranno una sola , e gli orologi si saranno fermati , e il tempo sarà tutto per noi stessi ……    Sto cercando di articolare le sensazioni , e il tema è tosto ;  ma c’è sempre un sorriso che dà aiuto …..

 

 Accendo la radio , cosa che faccio spesso :  …bip – bip – bib  -  biiip -   ore 11 !  va ora in onda “ L’orchestra e il violino  -  Uto Ughi racconta .”…..  eccola la chiave che mi aiuterà a credere nelle future verità :  la musica,  in questo caso il violino :  Shumann : Concerto in RE minore per violino e orchestra …    “ Chiudo gli occhi per vedere “ , così diceva il grande pittore  Paul Gauguin ,   “ affermando la possibilità  di percorrere strade che portano all’irraggiungibile “;

 

Enrico , con questi compagni di viaggio , te compreso , non potrò non farcela ….

01/2009

Ancora Gennaio

 

Il  15 gennaio del 2006, domenica , non fu il giorno peggiore ;  lo erano stati i precedenti , e ancora di più lo furono i successivi,  fino a venerdì  20 , quando alle 14 circa , mamma, con la voce strozzata,  mi disse  “… Enrico è andato,  non c’è più … “ .   Non fu il giorno peggiore anche  perché quella domenica , in ora tarda, quasi notturna, trovammo  un piccolo spazio-tempo durante il quale abbiamo saputo ridere :    la stanza dell’ospedale era solo per noi, con i due letti  ‘vis-à-vis’;  di giorno  mamma, Paolo, medici e sanitari,  poi la sera e la notte con me, spesso in lettura a voce alta ;  avevo portato il libro che tu mi avevi regalato  poco tempo prima : dicevi  ‘a scopo terapeutico’ per eventuali momenti poco felici  :  “ Tre uomini a zonzo “ di  J.K. Jerome , del 1900 ; l’avevo portato perché ci era noto l’apprezzamento per il precedente “ Tre uomini  in barca”,  e poi sapevo che ti divertiva lo ‘humor’ inglese,  tipo la storiella della vecchia signora che dice al marito : “Caro, quando il primo di noi due morirà, io andrò a vivere al mare!”    Bene, cominciamo tranquilli  a leggere,  quando di lì a poco a me cominciano a saltare i  freni inibitori :  continuo ancora oggi a chiedermi  com’è che avvenga una  tale deformazione della normale ilarità,  una perdita di controllo quasi isterica, e diventa difficile leggere se non a parole interrotte, tra risa e lacrime che si confondono e appannano la vista ;  nella eccitazione incontrollabile della lettura riuscivo però ad osservarti , ed  appariva chiaro il sentimento di empatia :  il tuo ridere era più controllato,  ma comunque partecipe del mio ;  e così andammo avanti  finché  tornò la quiete.   Resta da capire  cosa  mi sia  accaduto nel corso di quella lettura ; ho pensato che nello stesso tempo due finalità si fossero  incontrate e sovrapposte : la ricerca nervosa di una situazione comica di esaltata ilarità ,  e la volontà di  sopraffare  la rassegnazione passiva ,  e il dolore  .  A notte avanzata,   un  tuo  lieve sorriso tornato  silenziosamente nel suo mondo ,  mi ha fatto chiarezza  e le esaltazioni di prima mi sono apparse per quello che sono state :  un tentativo,  in parte riuscito,  di  recuperare  un frammento vitale e integro della tua vita ;  è stata  la breve verità  –o forse illusione- di una serata ilare con te ,  quella del 15 gennaio 2006 .

  Da quel giorno un segnalibro è rimasto sempre fisso sul Capitolo IV, pagina 64, che in verità non è il massimo del comico , però quella sera ne toccò un vertice :

 

         “ Perché Harris ritiene che le sveglie siano assolutamente superflue in una famiglia “           

 

George arrivò il martedì sera e dormì in casa di Harris, a Beggarbush .   Sapevo che se avesse dormito a Beggarbush, si sarebbe alzato presto.  Ci sono stato anch’io, e so quello che succede . Circa a metà della notte si viene strappati al primo sonno  da un rumore che  fa pensare a una carica di cavalleria , nel corridoio, proprio fuori dell’uscio della camera .  La mente non del tutto sveglia non sa a che cosa attribuire quel rumore , se ai ladri, al giorno del giudizio oppure a una esplosione di gas . Ci si siede sul letto e si tende l’orecchio.  L’attesa non è lunga.  Un uscio sbatte con violenza e qualcuno, oppure qualcosa, scende al pianterreno usando un vassoio da tè come toboga .  “ Te l’avevo detto! “ grida una voce di fuori . E subito dopo un oggetto solido che potrebbe essere una testa  (a giudicare dal suono che produce) viene a sbattere contro l’uscio .   Frattanto,  l’ospite si è alzato e annaspa disperatamente per la stanza alla ricerca dei propri

indumenti .  Non c’è un solo oggetto che si trovi dove lo ha messo la sera prima .  I capi più necessari sono scomparsi del tutto;  nel frattempo la strage, o la rivoluzione, o quel che è fuori dell’uscio , infuria . L’ospite, con la testa sotto l’armadio  dove credeva di poter  trovare le pantofole, si ferma un momento per ascoltare un martellare monotono e veloce che risuona su un uscio lontano . La vittima dev’essersi rifugiata là ;  i carnefici vogliono impadronirsene e finirla . Si arriverà in tempo a salvarla ?  Il martellare cessa,  e si ode una vocina rassicurante, nella sua mitezza un po’ piagnucolosa,  che domanda :  “ Papà,  posso alzarmi? “  Non si ode la risposta, ma si ode ancora la vocina di prima : “ No, è stato soltanto il bagno … ma non si è fatta male… si è soltanto bagnata.  Si mamma,   glielo dirò.  No, è stato proprio per disgrazia.  Si , buona notte, papà “.  Poi la stessa voce, sforzandosi  in modo da essere udita sino alle parti più remote della casa,  dice : “ Devi tornare su.  Papà dice che non è ancora ora di alzarsi “.     L’ospite ritorna a letto e rimane in ascolto ; qualcuno viene trascinato su per le scale,  evidentemente contro la sua volontà .  Per una saggia disposizione, le camere degli ospiti, a Beggarbush,  sono esattamente sotto le camere dei bambini . Poco dopo, si intuisce che la persona che veniva trascinata su per le scale viene rimessa a letto ma continua a opporre resistenza . E’ facile seguire ogni fase della lotta, poiché, quando il corpo viene buttato sul letto, l’elastico sobbalza con un tonfo, sopra la testa dell’ospite ; mentre ogni volta che la vittima , divincolandosi, riesce a saltar giù,  si sente tremare il pavimento ,  Dopo un po’ la lotta si affievolisce, o magari il letto si sfascia completamente , allora l’ospite riesce ad addormentarsi.  Però un momento dopo …. “   eccetera,  eccetera …

Sai Enrico,  talvolta riapro il libro su quelle due pagine ,  leggo come allora, a voce alta ;  ridendo guardo il vuoto e ti trovo ,  te  nel tuo letto , con il tuo ridere  come fosse un bene ereditato ;  ecco,  in quel momento la minaccia del male sembra voler scendere a patti ,  privata del dolore crudele ,  e allora si  insiste , a ridere , e a piangere  .

 Paolo studia Psicologia , frequenta  ed è puntuale agli esami ;  quando sarà un po’ più avanti negli studi  lo pregherò di  svolgere una analisi  teorica per me :  quella di mettere a confronto le dinamiche del  riso con quelle del pianto ,  e approfondire …

 

  Ciao Enrico,   sono giorni difficili

12/2008

le nuvole, ancora

 

Le nuvole, ancora .

 

   Eccoli, Enrico, sono gli ultimi giorni che il calendario assegna all’ultimo mese ;  l’anno sta per concludersi e si appresta a passare la mano ad un nuovo microcosmo .  E’ il rituale che si ripete con puntualità :  fin dal primo giorno ogni nuovo calendario fissa la durata delle sue stagioni, conosce i tempi della sua vita, il suo declino, fino al festoso concludersi con i botti e con le rinnovate speranze .

   A noi umani queste conoscenze non sono date ; percorriamo il cammino del nostro vivere sempre in compagnia di un’invisibile nera presenza : talvolta in alcune circostanze si sente il pericolo di una forza che ci spinge verso la caduta,  poi una forza contraria che ci  trattiene, quella che gli uomini di fede chiamano l‘angelo custode :  è una immagine credibile, protettiva, alla quale tanti  (me compreso, prove alla mano,)  fin da bambini  siamo affidati ;  e siamo ancora qui ,  io-fortunato con il mio respiro e con la mente verso i luoghi del mistero;   ora  stiamo per entrare nel nuovo microcosmo :  come mamma e Paolo,  anch’io ascolterò i botti altrui ;  poi un sorriso, una lacrima, e si andrà avanti , con te in qualche sito dello spazio che ancora ci circonda .

  Tu lassù , in alto , ed io qui sotto che continuo a parlarti delle nuvole , di quando l’arte riesce a dare credibilità alle loro forme e al loro impiego inusuale .  Ti ho parlato di Magritte e di Fuksas ;  ed ora c’è un altro pittore,  Enrico Benaglia :   la sagoma di un uomo ritagliata da carta di giornale sgualcito , guarda in alto verso una nuvola anche questa di carta ma con sovrapposte note musicali ;  come se le notizie effimere della quotidianità guardassero  in alto, nella nuvola,  per lasciare i fatti di ‘cronaca’  ed assumere  poi nuovi sensi ,  di evocazione musicale,  di risonanze poetiche.  Ecco che alcuni quadri penso possano diventare espressioni di silenziosi  passaggi  tra i luoghi della fantasia : una nuvola come un’isola,  un sito,  sospeso  nell’aria,  con  strade percorse da parole ,  e due voci che si  incrociano : “ Ciao papà !”, come se ti vedessi uscire da scuola;  allora io torno tra le nuvole,  in cerca di una forma di rinoceronte,  o di carro armato, uno tra quelli che costruivi con passione ;   o la forma di un basso-tuba  come quello di Firenze,  nel gruppo degli ottoni che in un Maggio musicale  tenne concerto  ai giardini di Boboli ;  ricordi  come dopo quel concerto tornammo al Caffè delle Giubbe Rosse a respirare altri episodi di storica cultura fiorentina ?

   Enrì,  ora ti trascrivo dei ‘ vivaci ricordi’ che vari scrittori  ( Viviani, Scarpelli ed altri ) hanno lasciato per gli  ‘anni incendiari’ 1913-1915  a Firenze :

 

 “ Il quartier generale del Futurismo a Firenze fu il Caffè Giubbe Rosse.  Alberto Viviani ricorda quando il 30 novembre 1913 si aprì in via Cavour la prima volta a Firenze l’Esposizione di pittura Futurista, e il subbuglio di quei giorni alle Giubbe Rosse, dove si erano riuniti anche Marinetti e i futuristi milanesi, tutti al lavoro per la grande “Serata Futurista” al teatro Verdi la sera del 12 dicembre “,   e poco dopo si legge il seguito :    “ La Serata Futurista consisté in due ore di urla e fischi e tiro di uova, pesce, pastasciutta, frutta, ortaggi e lampadine,  all’indirizzo di Marinetti, Papini, Boccioni, Carrà, Soffici, Cangiullo, Tavolato e Scarpelli.  Anche Palazzeschi e Amalia Guglielminetti, in una barcaccia di proscenio, furono investiti da una raffica di cipolle marce che rovinarono irrimediabilmente l’elegante vestito della poetessa.  Marinetti venne ferito a un occhio da una patata, Scarpelli al naso da una lampadina;  Cangiullo rispose agli attacchi rilanciando i proiettili vegetali sul pubblico, fino a che non intervennero le forze dell’ordine e lo spettacolo ebbe fine senza che nessuno fosse riuscito a far udire una parola dei discorsi che erano stati preparati.  Alla fine della tempestosa ma eroica serata il teatro Verdi si vuotò come per incanto ;  seguiti da amici e simpatizzanti ci incamminammo cantando verso le Giubbe Rosse, meta logica e necessaria dopo una serata simile .”

 

   Tornerò presto a Firenze, in febbraio,  e mi sarà naturale sentirmi  in tua compagnia, anche se  fisicamente non si potranno ripetere le circostanze e le situazioni fortunate di quei due giorni ; le ricordo tutte, come fossero avvenute ieri :  la partita del Calcio Fiorentino a Santa Croce,  il Perseo del Cellini in laboratorio di restauro agli Uffizi con i pezzi a vista dietro una grande vetrata ,  il David  autentico di  Michelangelo all’Accademia ,  il  Maggio Musicale ai giardini ,  il sepolcro del Foscolo , e le tante altre cose ,  e i caffè alle  “Giubbe Rosse”…  e le nuvole , che anche allora attraversavano il cielo sopra di noi …

   

Che nostalgia,  Enrico !

11/2008

Anche oggi, le nuvole

Sembra proprio di essere alla Fiera delle nuvole, in questo frammento di stagione, Enrico ; belle,  talvolta capricciose,  più spesso mutevoli nelle forme,  sempre con i colori sfumati che sa dipingere il sole ;  ed è lo stesso sfumato con il quale tu amavi illustrare in versi liberi  il senso della sera , delle ore più congeniali ai poeti  :

 

        soffermati , queste sere ,

        prima di andare a dormire ,

        a guardare , come il settembre sfumato

        cala un velo sottile su tutte le cose  

 

e poi ancora ,  il settembre del 2002 , con il titolo  “ 19.38  “ :

 

         il cielo ,

          si tinge a quest’ora

          di rosea voluttà 

 

la voluttà dei tuoi 17 anni , l’ebbrezza dei sensi , che in quel settembre guidava i tuoi pensieri della sera :  poi, quando la notte toglie i colori dal cielo ,  alle 22,10  un’altra poesia, che guarda,  e ascolta  una risposta che non c’è  :

 

        le nubi sfilano  davanti la luna ,

          un attimo , e spariscono  nell’oblio della notte .

          Perché non possiamo noi vivere

          di queste sole vanità ? 

 

   Abbiamo già parlato , di recente,  delle nuvole ;  ti dicevo  della mia sensazione che si muovessero nel cielo come se dietro di loro ti muovessi tu , nel tuo vestito bianco ,  mentre  mi  spiegavi  quella differenza fra cirro-cumuli e strato-cumuli  che , tu bambino,  volevi sapere da me , quando guardavamo un manuale di meteorologia .

  Mi tornano ora alla mente le nuvole dell’Elba , e di Paestum,  quando andavamo a dipingere,  e quelle solenni dell’Inghilterra ,  e quelle di Firenze, che guardavamo dal Caffè delle Giubbe Rosse , seduti accanto ai tavoli  che ancora echeggiavano  Marinetti , Papini , Prezzolini ,  e   La Voce , e via via ,  fino ai poeti  del periodo “ermetico”;  peccato,   fu troppo breve .

 

   Però io continuo a parlarti delle nuvole terrestri , della massa di goccioline gelate sospese nell’atmosfera ;  ma oltre ,  là dove ora sei tu , cosa accade ?   Ho cercato informazioni :

-         la prima notizia è che ogni nuvola terrestre ha una breve vita :  durata media di 15 minuti, naturalmente calcolata con la media di  uno che mangia tre polli  e due nessuno ;

-         la seconda invece è ottima,  e ci dà  fondate speranze :  gli scienziati dicono che possono formarsi strutture simili alle nuvole terrestri  anche nello spazio interstellare :  non si tratta di cumuli di vapore acqueo,  ma di agglomerati di polveri  interstellari ;   le polveri! Anche di queste abbiamo parlato , al primo dei Premi di poesia a te dedicato .

 Bene, questa cosa mi incuriosisce,  ma si è nel campo della fisica cosmica , cosa astrusa  per me che avanzo ancora dei dubbi sui vasi comunicanti, che sì nel canale di Suez, e nò in quello di Panama .   Mah !  Raccolgo i frammenti di questa misera considerazione , e torno ai misteri dell’esistenza , alle nuvole , quelle che conosciamo , che conoscono soprattutto i  poeti e gli artisti ; sai, dovremo parlarne ancora delle nuvole ,  ci sono i cantautori, come De André e Jannacci , c’è uno tra i molti quadri  ‘nuvolosi’ di Magritte dove la nuvola apre la porta ed entra in casa con la sua ombra sul muro,  e  c’è in corso la realizzazione all’EUR  di un meraviglioso edificio vuoto , tutto  in acciaio e vetro , dentro al quale una grande nuvola artificiale  farà da cielo a congressisti e visitatori ; è opera di un celebre architetto ,  Fuksas , e c’è molta attesa;  sarà un’opera d’arte di concetto,  certamente superiore alla più artistica gabbia per uccellini , o al più raffinato vasetto per pesci tropicali ;  e lo spazio , e il mare, e il cielo ?  Sono  ‘opzioni’,  mi pare che si dica così .

 

  Va bene , Enrico ;  ti cito un aforisma di un certo Franz Fischer , che non conosco :

 

“ Gli uomini sono piccole nuvole che si formano , passano, e si sciolgono , senza alterare      minimamente le condizioni meteorologiche  

 

 E io ti mando un bacio , grande come una nube, nello spazio interstellare !  Ciao,  papà .

09/2008

September more

 

September more

 

  Caro Enrico,   è andata così :  al cinema serve lo schermo bianco dove lo spettatore si possa riempire di immagini, di voci e di rumori che escono dagli altoparlanti ; poi, a casa o altrove, seduti a un tavolo, avviene qualcosa di simile :  serve il foglio bianco dove le parole si possano allineare, e poi accavallarsi e confondersi, con un flusso dapprima disordinato, poi più meditato,  fino a  un ‘Adagio’.
 Ora mi ritrovo solo, seduto a un tavolo, con un foglio bianco , e con i miei pensieri derivati ; Certo, morì a vent’anni fa incazzà! “  dice il ragazzo sovversivo catturato e condannato a morte “ In nome del Papa Re “,  lo dice nell’ambito della propria ideologia, senza eccessi né enfasi né disperazione ;   e mi vieni alla mente tu :   fino alla fine con  i tuoi libri,  la poesia,  la musica nella natura e il loro  viceversa,  quando avevi scoperto che  Rousseau era stato anche insegnante di musica e che amava Vivaldi ;   chiedevi CD di musica classica e libri di botanica  : “ per ritrovare l’armonia  /  e salvare la baracca “.
 “ Certo, morì a vent’anni ….. “ ,  e così nasce la disputa, se affermare o negare l’esistenza di  Dio;  l’interrogativo essenziale ma senza risposta,  altrimenti l’avremmo in tanti la domanda che fa l’attore : “ Beatissimo , che v’è successo ? “  e il valore della vita,  la pietà, e le tante Sante cose ? …… “.    Prima di altri, ci viene in aiuto Paolo Mieli,  il Direttore del Corriere della sera, che scrive così  : Sopravvivere alla perdita di un figlio è la cosa più grave che possa turbare la vita umana :  la sento come l’infrazione di una regola naturale.  E’ questa la vera morte,  in senso drammatico e luttuoso.  La morte buia, gotica, piena d’angoscia, che infrange l’ordine delle cose “.    Però è accaduto ;  e allora cerco una barca, potenzialmente buona per qualunque mare, qualunque rotta  verso  il figlio perduto ,  ma la barca è in secca ; e allora cerco parole , che superino veloci quell’infrazione  e che ti raggiungano ,  nel tuo approdo .        La risposta del  Direttore Mieli  non è sola,  anzi,  è l’isola più grande di un arcipelago senza fine :  il Corriere ogni sabato con il giornale pubblica la sua Rivista ,  e alla fine c’è un questionario , ispirato a un gioco di  Marcel Proust , al quale  partecipano ogni volta dei personaggi noti ; una  delle domande è  :  “Quale sarebbe la disgrazia più grande ?”
Ecco  alcune delle risposte :                                                                                                     “Morire a vent’anni “ ( Melania Mazzucco, scrittrice, Roma 1966, con “Vita “ nel 2003 ha vinto il Premio Strega ); lo leggiamo e poi ne parliamo, ok ?  /  ” Perdere un figlio “ (Carla Cerati, fotografo teatrale, poi scrittrice,  nel 1973 finalista al Premio Strega )  /  “ Sopravvivere ai miei figli “ (Gennaro Gattuso, 1978, calciatore detto “Ringhio”, Campione del mondo )  / “Perdere un figlio. Il resto sono chiacchiere “  (Toni Servillo , attore e regista)  /  “ Dover sopravvivere a mia moglie e ai miei figli “ (Salvatore Niffoi , 1950, insegnante e scrittore, Premio Campiello 2006) /   si può continuare, ce ne sono molti altri,  ma ti segnalo per ultimo quello che per me è il più importante , quello ‘assoluto’ :   allora, quale sarebbe la disgrazia più grande ?   “ l’immortalità “  ( Gabriele Romagnoli,  Bologna 1960, scrittore, inviato per due anni negli USA dove si è occupato più volte della pena di morte; ha scritto anche “Navi in bottiglia” nel 1993,  e ora  “Non ci sono santi” da Mondadori )  ;   Enrico, questo non ce lo dobbiamo  perdere,  capisci che grandezza di risposta?   riporta alla mente  “I viaggi di Gulliver”,  nella terra di quelli che non muoiono mai  ma continuano ad invecchiare, ….. un’angoscia senza limite ;   grande Romagnoli!
 E allora,  ciò che è accaduto, e che continuerà ad accadere,  configura un senso che Pascal più e meglio di altri  esprime in uno dei suoi  ‘Pensieri’  :  “Quando considero la brevità della mia vita,  inghiottita com’è nell’eternità che la precede e che la seguirà,  lo spazio minuscolo che io
occupo e che è a me visibile,   mi spavento … e mi stupisco…  chi mi ha posto qui ? “                 Enrico, che cosa meravigliosa è parlare con te !

08/2008

Buon Compleanno

Buon Compleanno Enrico!
Oggi compi 23 anni, anzi tra qualche ora perchè quel 1° agosto del 1985 sei nato alle 17 e 10 dopo ore di travaglio.
Non volevi nascere, forse perchè già sapevi che la tua vita sarebbe stata breve, che avresti dovuto soffrire dolori terribili per la tua malattia.
Ma poi sei nato ed io ho pensato che da quel giorno non sarei più stata libera di decidere del mio futuro perchè avrei sempre avuto la responsabilità di un figlio.
Non potevo immaginare che tu te ne saresti andato prima di me.
Non sapevo come si fa ad essere una buona madre, ho tentato, ho navigato a vista, ho fatto tanti errori, troppi.
E non posso più rimmediare ai miei errori!
Buon compleanno Enrico, 23 anni, un uomo ormai, ma tu eri già un uomo a 20 anni, uno strano connubio di maturità, ingenuità e coscienza della brevità della tua vita.
Ieri Magy mi ha regalato un libro di Osho e dietro la copertina c'è scritto "pensiamo ad una goccia che vive nell'oceano quando evapora le altre gocce la credono morta eppure continua a esistere nelle nuvole ed è destinata a ricadere fra le onde. Ma come faranno le altre gocce a saperlo senza compiere esse stesse quel viaggio?"
Ebbene anch'io desidero fare quel viaggio per scoprire dove tu ora ti trovi e per essere certa che non sei morto, ma continui a vivere in chissà quanti posti meravigliosi
Per ora, mio figlio adorato, tu sei sempre con me, papà, Paolo e i tuoi amici che ti pensano sempre e per te e in te continuano a vivere.
Buon Compleanno Enrico, a presto, spero.
Mamma

07/2008

Anche oggi, in moto

 Caro Enrico,

guardo l’agenda del 2007, mese di luglio, e trovo subito un giorno sottolineato : “ martedì  3 ,  da Enrico, in moto”; “ la Guzzi  in agonia “.  Da allora un anno pieno di eventi è trascorso ,  ma di quel giorno tutto ritorna,  alla mente e al cuore,  proprio come allora :   “ vado da Enrico in moto, ore 14 circa ;  ora il motore ha un suono diverso,  irregolare;  come un battito premonitore,  e sembra che i pistoni  tengano con difficoltà;  il caldo del motore si sente dappertutto,  la velocità scende: 40.. 30.. la via Laurentina è poco trafficata a quest’ora e il Cimitero è ormai vicino… la moto comincia a perdere colpi, tossisce, scoppietta ;  passo il semaforo di via di Trigoria con il rosso, tanto non c’è nessuno,  perché avverto che se mi fermo poi non riparto più ;  ecco che, a singhiozzo, riesco ad attraversare il cancello ed accostare sulla destra,  accanto ai fiorai, al banco di Abdallah, che poi siamo diventati amici ; e qui avviene la  “cosa anomala” :  metto la moto sul cavalletto, una carezza al  serbatoio,  come si fa al cavallo schiumante dopo la galoppata,  e spengo il motore togliendo via la chiave…   ma il motore non si spegne , anche senza contatti continua  a scoppiettare e vibrare sul cavalletto… ci guardiamo con Abdallah, increduli,  ma l’anelito di vita della vecchia Guzzi continua, tragico,  mentre i ragazzi dei banchi di fiori trovano divertente la novità,  come se assistessero al finale di una corrida;  come si fa? io debbo interrompere.. :  frizione , cambio in terza  e …  il silenzio  ,   quello che per un momento annulla tutti i rumori della vita  ;   una lagrima sul serbatoio si asciuga subito , il motore è talmente caldo...     Sono stato immobile  li ,  a  fissare la motocicletta  muta vicino ai fiori ,  dove è rimasta  una settimana .  L’agenda continua : “martedì 10 luglio :  anche le seconde chiavi della Guzzi  al meccanico di via Trigoria , non può far nulla” ,  e dopo, a seguire : “usciti i quadri al Democrito:  Paolo: 88 alla Maturità !”;  ci sono dei giorni che  si giovano di precari equilibri tra patire e gioire…   e poi  Venerdì 27 luglio : “ a Trigoria,  per il certificato di demolizione:  addio, vecchia Guzzi 500 !   poi da  Enrico,  poi a casa.”    A seguire, c’è  lunedì 30 luglio :  “ Paolo ha superato l’esame per la patente!  e  Piero mi telefona che ha trovato una buona occasione : un ‘150’ Scarabeo Aprilia…”  Ecco, questo è stato un giorno di solo pacato piacere… “.

 

   Di un’altra pagina dell’agenda 2007  ti debbo dare notizia, Enrico ;  è in  gennaio, in quell’area temporale dove il senso di desolazione si protrae , anche se alternato con momenti di speranza e di appagamento :  ho ricevuto in regalo per il compleanno un libro  da Arianna e Magalì , con questa dedica : “ 22 gennaio 2007 .. per un centauro avventuriero.. che così potrà “viaggiare” e portarci con sé .. con affetto .. AUGURI !   Ary e Magy  “.     Il libro è  “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”,  di Robert  M. Pirsig , scritto nel 1974.    Dopo ho saputo che è un libro molto importante e notissimo in tutto il mondo , ma solo dopo averlo letto ne ho acquisito conoscenza :  una scelta straordinaria di due tue amiche fantastiche !  La lettura è stata continua,  non veloce  a tratti,  perché meditata, bisognosa di riflessione ;   viene trattato un tema fondamentale :  una prima motocicletta con l’autore e il figlio undicenne,  e una seconda con due amici,  partono insieme per un viaggio dal Minnesota al Pacifico ;  si vedrà che le  due coppie sono simboli di una opposizione storica, quella tra  “le due culture”:  chi viaggia sapendo a perfezione come il motore funziona, e chi non lo sa  perché segue il ‘pensiero’, l’immaginazione ;  e si  procede  nel viaggio ,  in equilibrio tra le due motociclette-simbolo .  “ Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore “ ,  “ la vera motocicletta su cui state lavorando è una moto che si chiama : voi stessi “ ,  “ non conosco nessun altro motociclista che si porta dietro dei libri;  io me ne porto dietro tre, con dei fogli di carta volante per gli appunti “ ,  “ dice che in moto si passa il tempo a percepire le cose , e a meditarci sopra,  senza nulla che ti incalzi, senza l’impressione di perdere tempo “ , “  Una volta cercai di suscitare l’interesse di John per questo rumore, ma lui non sentì altro che fracasso e non vide che la moto, e me con in mano degli aggeggi sporchi di grasso ;  per lui quello che le cose significano non ha importanza,  si preoccupa soltanto di come le cose sono .”    E poi i fantasmi di Platone e Aristotele,  Newton e Einstein,  e il fantasma della  razionalità ,  plasmatore della motocicletta e di tutto il nostro mondo;  e  alla fine il Centro Zen  dove studiava Chris , il figlio dell’autore, cresciuto e ventenne, che muore.  Un gran libro .  Dopo averlo letto,  per alcuni  mesi ho guidato la moto in un modo diverso,  non  più sportivo :  “ li lasciamo andare avanti , il motore risponde magnificamente , corriamo  sul terreno aperto , la strada è liscia e pulita e il motore fa uno splendido rumore di alto regime;  si sta facendo sempre più buio, un lampo e il fragore di un tuono, qualche goccia di pioggia ammonitrice ,  a questa velocità pungono come spilli ..”   ..e così anch’io, fino a luglio , fino a quel giorno di luglio ..   

 

   Enrico , ci manchi …

06/2008

3° Premio Letterario

Caro Enrico,
il tuo Premio Letterario continua a far parlare di sé, e di te . Quest'anno nelle composizioni degli studenti del Democrito ha prevalso il "coro". Infatti tutti i Premi sono stati assegnati a gruppi di giovani e giovanissimi, ragazze e ragazzi del II°, III° e IV° Liceo . Avverti anche tu un senso di ampiezza in questa rivalutazione del 'costruire insieme'? Un gruppo di individualità che si integri all'interno di un singolo sistema creativo è cosa che si è studiata a scuola, e allora diventa rilevante anche ciò che è stata la qualità didattica, su questi allievi che hanno voluto onorare l'impegno di una loro idea poetica , resa da ciascuno in veste di 'coautore' . Espressioni composite : 'poesia-musica-itinerari-immagini' , che tre gruppi di tuoi nuovi amici hanno interpretato in armonia, con momenti di vera commozione . Particolare il primo premio : è l'approssimarsi all'approdo di un uomo anziano che ripercorre il suo viaggio , dall'alba della scuola elementare al tramonto della vita ; un percorso rappresentato con progressive immagini d'epoca, accompagnate da un delicato motivo francese e da un testo che si legge in dissolvenza sulle immagini che lentamente si susseguono :
"Si hanno spesso, nella vita, momenti di smarrimento..../ nei quali si pensa di non trovare più la felicità. / Così nasce il bisogno di ricordare i giorni più belli e più cari della nostra vita, / che ci hanno aiutato a crescere ed a diventare persone migliori... / come in un viaggio... . / ... ma premièr école... / ...photo de classe avec mes copains... / ...et avec mon premier amour... / ... / ...et aprés le deuxième... / ... / ... / ...et puis le jour dans lequel j'ai perdu tout... / Mais quand je lève mes yeux au ciel , je comprends que la vie est un voyage trop court pour etre malhereux.... donc vis chaque minute avec joie et amour !!
Ma il tuo percorso creativo è stato diverso Enrico, lo hai visuto nel tuo intimo , quasi consapevole della propria brevità , quindi intenso, e riservato.
La scuola ti aveva affinato gli strumenti letterari , e la tua posizione filosofica poteva dare espressione al solo soggetto individuale e pensante. Ti esprimevi così a 17 anni :
" ..ho provato a scrivere del vuoto , del buio , del tempo , ma ora ho capito che la mia poesia corre sul filo della malinconia , degli orizzonti , o dei sogni ; e ora che questi son tornati , il tempo mi scivola via come acqua tra le mani ... " Aprile 2002 Gennaio 2003 .
Avevi la stessa età dei ragazzi del "coro" che hanno vinto il Premio , e forse eravate nella stessa aula, e magari nello stesso banco come se tu fossi uno di loro. Poi , quel banco di quell'aula , ha vissuto una sua storia , che ha lasciato un segno preciso , che ora è un tatuaggio indelebile nella mia mente :
5 MAGGIO 2004 - " OGGI NEANCHE A FARLO APPOSTA / HO ASSASSINATO UN BRUCHETTO CHE ONDEGGIAVA / TRANQUILLO SUL BANCO DI SCUOLA / .
Una confessione, un dispiacere: un bruchetto tranquillo , che ondeggia, e la vita che si interrompe, neanche a farlo apposta.... Ma ora voglio cercare un'altra storia , che ci sollevi , come fa il contrappunto nella musica .
Vediamo , sfoglio il giornale di oggi : "la Repubblica" : quante pagine ! Allora : "... la dieta di Storace , e le poesie di Bondi ; la dissenteria di Mastella , e l'imbarazzo di stomaco di Cosiga ; i bermuda di Calderoli , e Berlusconi che racconta di chiamarsi SILVIO perché è stato concepito in un boschetto ......" Aiuto Enrico ! meglio Ariosto e Boiardo........ Ci vediamo presto .

05/2008

Anche oggi il Viaggio

Anche oggi il Viaggio

 

Caro Enrico, 

 l'Aula Magna del Democrito è approntata per la premiazione del 3° Concorso letterario che ti viene dedicato, quest'anno sul tema "Il Viaggio, metafora della vita".   Io, che sono già qui con Mamma, Paolo, le tue Prof e i tuoi amici più cari, vedo in arrivo tanti nuovi ragazzi, e tante persone che ti vogliono bene, e tante che te ne  vorranno avendoti appena conosciuto;  vedo che prendono posto e che si dispongono nell'Aula in sottili e fantastiche concatenazioni :  ecco in arrivo Guido Gozzano, forse il tuo poeta prediletto tanti sono stati i libri che hai letto su di lui ; ecco Ungaretti, con Bontempelli, che hanno fatto pace dopo essersi sfidati a duello a colpi di spada ; e arriva Montale con D'Annunzio, che continuano a non capirsi tra di loro ; ed ecco Sergio Corazzini, l'ho invitato io ; sai , è morto a 21 anni, quasi come te, e scriveva poesie cosi :                  " Perché tu mi dici : poeta ?   /   Io non sono un poeta.   /   Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.   /   Vedi : io non ho che lagrime da offrire al Silenzio.   /   Perché tu mi dici : poeta ? "           Poi sei sceso anche tu, dalla grande scala;  hai preso posto tra i ragazzi, giovani di oggi e di ieri, come me  che ho sentito la tua mano toccare la mia quando ha parlato Mamma : ha parlato di te con ammirazione, orgoglio e commozione, e del tuo breve Viaggio terreno ;  certo, Enrico, quello che state facendo Voi , tu dall'alto e Mamma nella realtà, porta a considerazioni importanti :  da tre anni i ragazzi del Democrito con i loro scritti e le loro creazioni continuano a mostrare come e quanto i giovani sappiano attraversare la poesia, e far emergere dall'ombra segni sensibili di passione letteraria e artistica.                                                    Ora abbi un momento di pazienza Errì , quando troppa commozione comincia a deprimere sento la necessità di divagare un pò : dicevo che tutti dovrebbero fare un viaggio terapeutico nella poesia,che esalta e che redime in questo tempo che non lascia molte illusioni , e mi vengono alla mente  "quelli che il viaggio su gomma?" o "quelli che il viaggiosu ferro?" , stretti parenti di  "quelli che il pranzo alla carta..."  e di  "quelli che il cappuccino al vetro.." ( grande Jannacci!) ;  poi passo per l'EUR e leggo sul Palazzo della Civiltà :  "QVESTO POPOLO DI POETI , DI NAVIGATORI , DI PENSATORI ..."  situazione imbarazzante, ambigua, torna il sospetto delle illusioni ... ma ecco in aiuto nientemeno che il Carducci , e come  "i cipressi alti e schietti " di Bolgheri , mi vengono incontro i ragazzi del Democrito con le loro creatività :  il  "Diario impolverato", le poesie, "il Mare", i pensieri , "il Viaggio", la musica, fino allo stupendo audiovisivo :  " Si hanno spesso, nella vita, momenti di smarrimento ...."  " ... donc vis chaque minute avec joie et amour ! ".    Il Carducci (da molti considerato vecchio) avverte la gioia e l'amore delle lacrime , e si offre : "perché non scendi , perchè non ristai ?"  Sì , mi siedo nella natura , apro il giornale alla pagina letteraria, e leggo :         "...qualsiasi cosa scrivesse, scopriva l'ombra annidata nella luce, la morte nascosta nella vita, l'ansia e l'assillo celati nella felicità di ogni giorno ..."     "...non riusciva ad aver ragione della malattia. Tutte le volte che lo vedevo, mi guardava dolcemente, sembrava che non fosse lì, ma abitasse da un'altra parte, nel cuore stesso della malattia, scrutando il mondo degli altri, dei normali, dei felici, dove forse non sarebbe mai più ritornato ... "     Non chiedermi ora chi scrive , di chi si parla ;  che importa?  Il giornale dura un giorno,  ogni domani si parlerà di un altro ; è importante che si  legga, che si sappia , per parlarne con chi sta accanto, come Paolo, e con chi ci è dentro, come te ;  parliamone, e poi parliamone ancora ;  eccomi Enrico !

 

04/2008

Anche oggi, il giardino

Anche oggi, il giardino 

In un piccolo episodio,  una  grande lezione di  Natura viva :  Mamma che vede una  scena,  ne resta ammirata  e scatta la fotografia .  Dovrebbe essere l’autunno del 1988 , tu hai poco più di tre anni e siamo  in gita tra il verde,  in collina ;   ci troviamo,  ben illuminati, di fronte  alla zona scura di un grande tronco d’albero  cavo ,   e tu,  ben piantato sulle gambe con il lungo bastoncino delle tue passeggiate,  parli con me  che sto seduto  su un  ramo spezzato;  forse mi stai chiedendo qualcosa,  ma sembra piuttosto il contrario:  la tua posizione sicura e il dito puntato  mostrano che sono  io ad ascoltare una tua lezione.  E’ stata per più di  quindici anni una bella immagine,  un bel  ricordo nell’album della tua infanzia .                                                        

Ora però  quella stessa  immagine vista e ripresa da Mamma ,  è diventata  qualcosa di più ,  ha creato una    apertura  lungo  un itinerario ideale che ci accomuna:  Enrico, nel corso dei  tuoi ultimi mesi  tu ci hai  lasciato pensieri,  versi,  frammenti  di te  che sono fondamentali  per il nostro futuro;  uno su tutti, l’ha trovato mamma proprio accanto a quella fotografia; con la scrittura chiara ed esperta  della  tua mano sinistra ,  mi dici:  

   VIENI  PAPA’,  PASSEGGIAMO  ANCORA  UNA   VOLTA ,  NEL  GIARDINO … “

 quel  bambino  di allora ,  con  la voce  tenera  dei suoi  vent’ anni , gli ultimi ,  mi chiama ,  oggi  come ieri  e domani,  nel giardino,  mi vuole  nella piccola porzione di mondo  dove  il ritmo  della natura accompagna  la contemplazione,  le esperienze,  l’amore.                                                                                                                       Miei  abituali compagni  di passeggiate  sono alcuni  tuoi amici  molto speciali:  uno è il Rousseau  delle ‘Fantasticherie del passeggiatore solitario’,  che mi portasti  in  edizione originale da Neuchatel    ( ho comprato  un’edizione tradotta,  e le due insieme mi facilitano  la frequentazione );  così, a caso, oggi trovo  il Rousseau della Nona passeggiata, che attinge alle risorse preparate per i momenti di avversità  :

    “ Non posso metter piede nella strada senza vedermi circondato da cose spiacevoli.  Mi affretto a

       Raggiungere la campagna: non appena vedo il verde comincio a respirare.  C’è da meravigliarsi

       se amo la solitudine? Sul viso degli uomini  scorgo soltanto animosità,  mentre la natura mi

       sorride sempre “.

 

    “ Quando mi considerai un uomo morto … cominciai ad occuparmi di argomenti più nobili.., mi

       sentii poco a poco trascinato con una forza irresistibile verso lo studio,  sempre considerando

       ogni giorno come l’ultimo che mi restasse in vita, e con tanto ardore come se avessi dovuto

       vivere in eterno” .

 

 Nella  ‘Fantasticheria’  il concetto pieno di natura entrava nell’anima di Rousseau;  così poi è accaduto anche a te,  che hai lasciato scritte delle tue cose,  più dolorose,  più vere:

 

23 . 5 . 05 – ore 23.45:

“TROPPE  COSE  STASERA  NON  HANNO  UN  NOME

  A  COMINCIARE  DAL  MIO  LENTO  PASSO  LUNGO  IL  FILO  DEL  MARCIAPIEDE

  COME  UN  EQUILIBRISTA    SULLA  LAMA  DEL  DOLORE”

 

    e  poi  il  progetto:

  - COMPRARE  MOLTI  CD  ( A  POCO  PREZZO )  DI MUSICA CLASSICA

  - COMPRARE  MANUALE  ILLUSTRATO  DI  BOTANICA

                                OVVERO

                               SORTA DI :

                        - MUSICOTERAPIA

                        - DENDROTERAPIA

PER  RITROVARE  L’ ARMONIA  E  SALVARE  LA  BARACCA

 

Altro compagno di passeggiata è un tuo amico dell’ultima ora:  eri ricoverato in ospedale e leggevi  un libro:  “In  giardino  non  si  è  mai  soli” ,  di Paolo Pejrone,  architetto internazionale di  giardini,  che in un’intervista  chiarisce subito la base delle sue idee:  

 

  “ Io amo la Natura.  Vorrei che non si facesse morire mai una pianta,  vorrei che non si dessero i

    diserbanti o altri veleni  per eliminare le erbe,  che secondo alcuni sono erbacce …, che non  si

    buttasse nulla,  né il taglio del prato,  né la potatura dei  rami,  per restituire alla Natura ciò che

    era suo. “

 

Vedi  Enrico,  come basta  poco  per  toccare  l’ idea  dell’ immenso: anche le erbe che per alcuni sono erbacce,  conducono alla vitalità totale della Natura !  Figurati se non ne parleremo.

Un  bacio  da  quel  cespuglio  di  erbaccia  di  papà.

03/2008

Anche oggi, armonie

Anche oggi , armonie.

 

Caro Enrico,  a Casalpalocco le giornate di primavera si annunciano con dei suoni : il cinguettio degli uccellini, e magari anche il canto della quaglia, e il fischio del merlo ;  dormivo lì da te con mamma e Paolo, e stamattina il mio abituale risveglio con gli occhi puntati in sù è stato stimolato da queste festose melodie sonore, con ipotesi di contrappunto da parte dei cani : una significativa coesistenza dei contrari, che nella storia dell'evoluzione musicale più recente fa molto discutere.   Nel fischio del merlo, però, avverto che c'è qualcosa di più, e di diverso : dà voce persistente, è come un verso in una poesia ;  ho appena letto che è imminente l'uscita di un libro: "La poesia è un fischio", un saggio di Umberto Fiori, che va ad indagare nei rapporti tra musicalità, parola e poesia ;  immagina la mia attesa, Enrico, io che di te ho fissi nella memoria soprattutto quei versi che ti voglio ora recitare, e che mi chiedo ogni volta perché tu sia stato fermato senza poter dare seguito a quel tuo percorso, a quello come ad altri che .....

 

          

      " MARE

         MARE GIALLO

         MAREGGIATA

         ONDA

         ONDEGGIARE

         FUNZIONE  D'ONDA

         FUNZIONE ANDATA

         (IL MORTO ERA ANCORA VIVO)        

         FUNZIONALE A

         A A ANCORA UN GIORNO

         GIORNI NEANCHE A PARLARNE

         GIORNALE

         PUGNALE

         POGGIARE SUL PARQUET

         PERCHE' ?

         PE - PENURIA DI IDEE

         MAREE

         MARE  E

         EPPURE ...

         AMORE ! ,

         ANDIAMO AL MARE .

 

 Quando, poche, pochissime volte mi guardo allo specchio, è come se dai miei occhi volessi una risposta , e un brivido sale alla nuca, quasi fosse una tua sapiente carezza : mi indichi libri dove ci siano cose essenziali , musiche che come luci di un faro mi guidino verso il punto di congiunzione con te ; è da lì che si espande il mio asse cartesiano . amore verticale e amore orizzontale, che però non danno indici di valore, perché il più e il meno si fondono in una musica, quella della vibrazione dell’aria, che ne è la propria essenza .   Ma il passato è stato breve , io ti davo l’Adagio di Mahler, Piero Ciampi e Gaber, e tu mi davi Vivaldi, Bjork e Noir Desir ;  e altre volte confrontavamo frasi d’amore in letteratura :  io ti proponevo Guido, io vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento “, tu mi rispo0ndevi con “la bocca mi baciò tutto tremante” , e poi con “ corrispondenze d’amorosi sensi “ .   Ora ricordo la volta che in macchina, nella Ka, ci fu un breve accenno a Franco Califano, quel musicista-poeta un pò maudit  che non ci lasciò del tutto indifferenti : cantava  l'ultimo amico va via ..... te saluto gioventù...  Oggi,settantenne, in un suo libro parla della Fede ritrovata, e vuole che sulla sua lapide venga inciso:  " Non escludo il ritorno ".  

  Pasqua è vicina ; ricordo il sorriso di "un salto al Cimitero", dopo le lacrime nel "mare salato" ; si ripete anno dopo anno il paesaggio di intensità e leggerezza in tua compagnia ;   ciao, anzi,  "bella" Enrico !

11/2007

Anche oggi il tuo concorso

Caro Enrico,

tocca a me, dopo mamma, consegnare il 2° premio del concorso "Il Mare", a te dedicato dal tuo Liceo;  io ne sono commosso, e ti dirò il perchè.   Ecco il testo premiato:

 

 

           Non ho mai visto il mare.

 

        Cos'è il mare?

        Forse lo conosco per sentito dire

        Quelli che hanno viaggiato mi hanno descritto

        un'immensa distesa d'acqua, tormentata da forti onde

        che spesso gridano la loro rabbia,

        percuotendo la spiaggia.

        Dove grandi navi trasportano gente da un capo all'altro del mondo

        Dove si va a cercare un po' di tregua dall'afa opprimente

        Dove i bambini fanno castelli di sabbia alti, alti.

           Non ho ancora toccato l'acqua del mare.

           Non ho ancora respirato a pieni polmoni il suo odore.

        Sono cose che a voi sembrano futili

        Se qualcuno mi chiedesse:  qual'è il tuo sogno?

        Risponderei con tutte le mie forze:

        Voglio vedere il mare

            Voglio sentire sul mio corpo la sua brezza

            Voglio immergermi in esso e confondermi con le sue acque.

                   Non credo di chiedere troppo.

         Può darsi che io muoia senza vedere il mare.

         Prima di quel giorno però continuerò a sognare e a sperare.

 

   Igor Bazemo, studente di origine africana del 5°F, mi ha guidato in un volo nel passato:  un adolescente che non avesse conosciuto il mare, diventa me stesso negli abiti di Carlino, personaggio de "Le confessioni di un ottuagenario" di Ippolito Nievo (1858).   Ecco, ti leggo la pagina:

 

 

  "La prateria saliva dolcemente, e mi tardava l'ora di toccarne il punto più alto... Vi giunsi alla fine... E volsi intorno gli occhi...  Avevo dinanzi un vastissimo spazio di pianure verdi e fiorite, intersecate da grandissimi canali; i quali s'andavano perdendo in una stesa d'acqua assai più grande ancora,... ma più in là l'occhio mio non poteva indovinare cosa fosse quello spazio infinito d'azzurro, che mi pareva un pezzo di cielo caduto, e schiacciatosi in terra:  un azzurro trasparente, e svariato da striscie d'argento che si congiungevano lontano lontano coll'azzurro meno colorito dell'aria.  Era l'ultima ora del giorno;... il sole trovava vicino al tramonto un varco per mandare alla terra un ultimo sguardo...  D'improvviso i canali e il gran lago dove sboccavano diventarono tutti di fuoco; e quel lontanissimo azzurro misterioso si mutò in un'iride immensa...; il cielo fiammeggiante ci si specchiava dentro, e di momento in momento lo spettacolo si dilatava, si abbelliva agli occhi miei, e prendeva tutte le apparenze ideali e quasi impossibili di un sogno...  Io cascai in ginocchio... e debbo anche confessare che l'animo mio sbattuto poscia dalle maggiori tempeste, si rifugiò sovente nella memoria fanciullesca di quel momento per riavere un barlume di speranza. "

 

  Igor e Carlino, come tu ed io;  la lezione della scuola, come quella del mare, che acquisisce ora una nuova fisionomia.      Grazie ad Igor,  e grazie al Liceo.

 

      Enrico,  un bacio da papà

07/2007

Anche oggi, mare salato.

Maggio.
Caro Enrico,   è un mattino di primavera;  mi sveglio in equilibrio fra estremi opposti:  Inverno ed estate, ma anche oltre:  serenità e dolore, tragico e comico;  tutto si intreccia e diventa un gioco di ombre e di luci, come tra le fronde degli alberi;   poi le domande:  presenza o assenza di Dio in questo universo probabilmente multiplo?  e la ragione della nostra esistenza?  perchè?  anzi "xchè" ? ,  ancora meglio "xk"?   Eccoti, ora ti rivedo in un sorriso tenerissimo e un po' beffardo:   " à papà, ma all'età tua...!"   Si Errì, tutto pur di chiamarlo quel tuo sorriso;  e una serena nostalgia lascia scendere tiepide lacrime lungo le labbra della maschera che ride.
 
  C'è una tua poesia  -del Maggio 2005, una delle tue ultime quindi-  "INQUIETA FORMA", che è l'unica dove appare la lacrima, che conclude da protagonista:
 
"Luna che sorge
da un mare - barattolo
- o è il pozzo
ad essersi fatto oceano?.
 
spirito di luce
che svela l'orizzonte
- ma complice è la luce zodiacale
 
perchè nelle notti di Djibuti
trema ed ondeggia
più dello sparso
riflesso sulle onde?
 
come inquieta
lacrima oscillante
al ritmo di risacca
ed essa stessa è acqua
 
All'ultima strofa si accompagna poi uno studio di varianti:
 
lacrima - pulsante - lacrima danzante
               vibrante
               oscillante
               ondulante
 
  Parliamone Errì, che bello approfondire con te!
 
L'ossicino lacrimale è il più piccolo dell'intero scheletro, la secrezione della ghiandola lacrimale è invece la più fluente dell'intero sistema ghiandolare  (a secrezione esterna); tale è per me, che da sempre non sò contenere le emozioni, nel bene, nella musica, nel male;   ti ho mai detto del mio primo gatto (Ludovico, era nero) che a tavola, la sera, si accucciava accanto a me, in attesa che gli passassi il piatto fondo con un residuo di brodo della minestra:  appena cominciava a linguazzare, dagli occhi gli piovevano nel piatto tali e tante doppie lacrime che il brodino realmente non finiva mai!  Ludovico il moro, detto "Luli":  la cena era un incanto, un contagioso incanto;   allora figurati cosa può aver destato in me la tua lacrima di luna, che hai deciso essere   "lacrima oscillante".
 
  Ti cito ora una strofa-cammeo che traggo da una poesia di Fernando Pessoa (1922): "Mar Portugués":
                                       " ò mar salgado, quanto do teu sal
                                         sao làgrimas de Portugal !"
 
Il riferimento è alle vane attese di madri e di figli
 "... quanti,
   perchè tu fossi nostro, o mare !
   Valse la pena?  Tutto vale la pena
   se l'anima non è meschina. "
 
 Anche questo lacrime e mare hanno saputo esprimere:  mare salato.
 
  Ora puoi capire la mia soddisfazione quando mamma e la tua Prof. di Lettere hanno scelto "il Mare" come tema per il secondo concorso che il Liceo Democrito - la tua scuola- dedica a te e  alla tua poesia;   che ampiezza!   C'è molta attesa, e ci sarà anche un libro che mamma stà progettando per offrire e diffondere quei "Frammenti" di te che sono lucidi specchi del tuo  "essere stato".
 
   A presto Enrico,  io ti abbraccio come mi è possibile fare,  e come è dovuto al sepolcro di una speranza perduta:  
 
   " Guardiamarina   De Stefani Enrico :   PRESENTE  !

03/2007

Ricordi

Ciao Enrico
che bello rincontrarti nei luoghi che ci sono nel cuore:
 
Siena estate 2006-Piazza del Campo
 
........sapere prima di conoscere......sei ancora lì piccolissimo bimbo, in una mattinata splendida, che volgi lo sguardo, stupito e geniale, verso la Torre del Mangia e additandola ce ne dici correttamente il nome, cogliendolo dalle parole che si sono forse scambiati mamma e papà.
Sei lì al centro di quella piazza unica al mondo e noi lì ti abbiamo trovato e sempre ti troveremo.
 
Cortina D'Ampezzo febbraio 2007-Albergo Fiames
 
hai suppergiù cinque anni, scendi le scale che dalle camere portano alla sala da pranzo, con sottobraccio i tuoi disegni di dinosauri, brontosauri, tirannosauri, poi ti siedi al tavolo e ci spieghi di questo fantastico mondo e lì decidi di soprannominare Sandro "tirannosandro" cogliendone la natura severa e imperscrutabile che, a te seppur bambino, non sfugge. Forse ti assomiglia un pò.
Sono giornate bellissime e piene di sole, tu impari a sciare con il maestro Elio. Siamo lì tutti insieme felici, in questa valle che è una benedizione di Dio.
Tu sei ancora lì tra le crode, che ci sembrano cattedrali, tra i boschi la neve e il sole.
 
LAURA E SANDRO

01/2007

Passi silenziosi

Ci siamo conosciuti molto in quest’ultimo anno;

tanto, non abbastanza, sinceramente, senza filtri o maschere.

 

I racconti che ascolto, le testimonianze che leggo, le foto che guardo,

 

gli attesi incontri

 

hanno creato questo nostro rapporto.

 

Passi silenziosi e dolorosi, costanti e affettuosi.

 

Ciao Enrico,

continuerò ad arrivare con fiori e ad andar via arricchita del tuo amore.

 

Silvia

01/2007

Anche oggi....

Enrico, dove sei?....
Gennaio, è cominciato lo stillicidio dissonante dei giorni; un calendario confuso quest' anno, quasi un calendario senza date.
Non come l'agenda dell' anno passato, che era invece drammaticamente viva all' inizio:
Gennaio, 8 : " Enrico lascia la casa"; e poi ogni giorno: "Enrico non male"/ "Enrico male"/ "ieri sera abbiamo un pò riso, con Jerome"/ " oggi è grave, dolori"/ ..... / 17: "Enrico va in rianimazione"/ ...... / venerdì 20: " a Dio, Enrico.....".
 
 
Ora il frastuono del mondo
si ritira ai margini
e si allarga in mezzo,
uno spazio silenzioso
 
 
La poesia aiuta l'uomo a comprendere le verità della solitudine; non consola, ma dà più consistenza alle realtà quotidiane; il proprio vivere si estende, occupa insieme la terra e i cieli, e duplica così il proprio essere.
 
 
Sono qui nella tua stanza, con i tuoi libri, i tuoi oggetti, i fiori freschi e i quadri dei fiori che non profumano più, che ti piacevano tanto....ma tu dove sei?
Mi viene in mente il " Voyage autour de ma chambre " di Xavier de Maistre...però quando lo spirito viaggia così nello spazio, tutto è recepito dai sensi: immagini, colori, odori, armonie...
e tu come fai? come vedi, come senti?
 
 
Qui al bar ho letto di un tale che diceva all'amico : " M'è venuto un febbrone da cavallo, me sentivo le ossa che giocavano a shangai!"
mi è venuto da ridere, e ti ho cercato, per dividere la risata con te; però...
ho sorriso da solo, con un caffè amaro...
Enrico, dove sei?....
 
Papà

12/2006

...come non mai....

Ciao Lord....di motivi ne ho più d'uno per sentire la tua mancanza forte come non mai....un anno fa, in questo periodo...fa male ricordare....ogni volta che ti chiamavo per sapere come andava mi dicevi "Magy guarda,il regalo ancora non l'ho finito,mi fa male il braccio, mi dispiace".....ma lo dicevi solo per scusarti del ritardo, e non di certo per lamentarti...ed io lì a farti capire che non c'era alcun problema....piccolo grande uomo, quanto soffrivi...ma con tutte le tue forze lo nascondevi, orgoglioso e dignitoso come nessun altro... Mi ricordo quando sono venuta a prendere il disegno e a darti il tuo regalo di Natale....è l'ultima volta che ti ho visto.......
Qualche sera fa ero nel mio letto, la luce era già spenta ma non riuscivo ad addormentarmi...e d'un tratto TU....si Lord, io ti sentivo lì con me...la mia mente è volata a quel capodanno trascorso a casa tua, alle mattate di quella sera...a quello che mi hai detto sulle scale....Lord tu sei sempre riuscito a leggermi dentro, pochi sanno farlo davvero....
Oggi è 20....oggi abbiamo salutato mamma e Paolo che sono partiti...oggi Lord, non posso fare a meno di urlarti che MI MANCHI...da quando non ci sei, niente è come prima... Ho imparato  che nella vita bisogna saper perdonare, che bisogna mettersi più spesso in discussione, che niente va dato per scontato, che l'amore va dimostrato e conquistato giorno dopo giorno  perchè non si vive di rendita...ho capito quali sono le mie priorità...ho capito quali sono le persone che voglio accanto per la vita...ho capito che la vita va gustata sorso dopo sorso, catturando ogni raggio di sole per poi potersi scaldare in giornate come questa....ma ho ancora tanto da capire...ed ho bisogno di te...Lord continua a starmi vicino....sempre.....TI VOGLIO BENE....

11/2006

Anche oggi tu, piccolo Principe

  Caro Enrico,  caro "lord Enri",
è autunno;  fingo di non accorgermi dello scorrere dei giorni, ma è già Novembre.
La malinconica serenità, il dolore, la riflessione, si fanno più intense a novembre;  e se avviene anche un evento importante, allora si vive come uno stato di sospensione che dissolve gli intervalli tra un giorno e l'altro.  L'evento c'è stato, il 22 Ottobre:  ho visto la tua casa nella nuova veste che Mamma ha architettato per te, d'intesa con i tuoi amici:
lord Enri, ci sei tu e la tua poesia, i tuoi girasoli con il tuo mare e i tuoi sogni... Essere lì è stato per me essere consapevole del cielo, si è formata tra me e il mondo come una soffice nebbia, luminosa come il tuo vestito bianco;  si è spiritualizzata la visione delle cose.
 Conservo intatta l'immediatezza del vissuto di quel mattino di fine Ottobre, anche quando il tempo chiede con rigore che la vita vada avanti.  Ora trovo motivi di benessere quando mi addentro con te nel labirinto di Fernando Pessoa,  laddove
                               " grandi misteri abitano la soglia del mio essere "
 Pessoa è morto a lisbona il 20 Novembre del '35,  a 47 anni;  è stato per me un po' quello che Guido Gozzano è stato per te:  pensiero e poesia,  appunti a margine nel libro del nostro destino.
 Ora ti dico anch'io,  come ti ha già detto Mamma,  " grazie Enrico ",  ci hai  lasciato la chiave per salire ai piani superiori;  facciamo una breve visita:
 
  Gozzano:       " ogni giorno salivo alla tua volta
                               pel soleggiato ripido sentiero
                               ....
                               vedevo questa vita che m'avanza
                               chiudevo gli occhi nei presagi grevi "
 
  Tu:         " a 18 anni devo decidere
                      se evolvermi o morire
                      poesia forte, potente, poesia solida
                      che vuol dir tutto, ma forse non vuol dire
                      niente di più di quel che dice "
 
  Pessoa:                 " vivo sempre nel presente.
                                         Non conosco il futuro. Non ho più il passato.
                                         L'uno mi pesa come la possibilità di tutto,
                                         l'altro come la realtà del nulla "
 
ancora  Pessoa:        " Nuvole... esisto senza che io lo sappia
                                        e morirò senza che io lo voglia.
                                        Sono l'intervallo fra ciò che sono e ciò che non sono,
                                        fra quanto sogno di essere e quanto la vita mi ha fatto essere.
                                        Nuvole... "
 
  Siete straordinari, lord Enri, sapete toccare, commuovere e dare elevazione;
                                                                                                 " autobiografie senza soluzione "
  Sento che mi porterai alla mente altri motivi, e richiederanno altre parole; 
 avremo tempo,  per scritto o con la voce dell'anima.
 
      Caro lord Enri,  Paolo scrive,  e anche Papà ti è vicino.

10/2006

piove...

Oggi fa freddo e piove,manca poco alla fine di Ottobre e all'improvviso quelle bellissime giornate di autunno si sono trasformate in giorni uggiosi ed interminabili.E oggi mi manchi terribilmente,più di ogni altro giorno.E non c'è giorno che tu non mi manchi.Così ho pensato di dare una occhiata alle tue foto,e fare un giro sul tuo blog.E,sorpresa,è arrivato un piccolo un raggio di sole per me:le foto di te bambino alle mostre.Te assorto,ironico,curioso.Guardavo le tue espressioni e mi rendevo conto di come esse non siano mai cambiate,di come tu abbia conservato la tua schiettezza e sincerità.E ti immagino spesso fare questa o quell'espressione mentre ti penso,dipingo,scrivo,leggo una poesia,ammiro un'opera d'arte o guardo un film.Provo ad immaginare cosa ne avresti pensato,cosa avresti detto a proposito.Ti ho portato a Firenze con me,anzi,ti abbiamo portato a Firenze con noi,io e tuo fratello Paolo.E ogni tanto,anzi piuttosto spesso, ci rendevamo conto che entrambi stavamo pensando a te,a cosa avresti detto o fatto,a cosa avresti cercato con lo sguardo,a cosa avresti ammirato.In quale libreria saresti o no voluto entrare,quale delle opere d'arte ti avrebbe affascinato di più....Non c'era neanche bisogno di dircelo.Scendeva un silenzio rispettoso,quasi mistico.Poi ci abbracciavamo forte,come se la forza di quell'abbraccio potesse cancellare o anche solo alleviare il dolore.Ma è un dolore che non passa e non si allevia.E' un dolore che non riesce a trovare sollievo nè dare pace.E si fa sempre più forte man mano che passa il tempo.Mi manchi Lord.Mi manchi ogni secondo di più.Continua ad essere con noi per favore.Ti voglio bene.Francesca

10/2006

Seppur...

Per te meraviglioso marinaio.Con imperituro affetto.
 
 
 
 
 
Seppur ch'egli visse,
Si pochi anni,
Chi mai dira'
Ch'egli non fu
Poeta,
Scrittore,
Filosofo,
Artista?
Seppur la vita,
con lui fu impervia,
Chi mai dira'
Ch'egli non aveva
La forza
Il coraggio
L'astuzia
La caparbia?
Seppur quei vent'anni,
Furon sì fugaci,
Chi mai dira
Ch'egli non conobbe
Le genti,
Le risa,
Le lacrime,
I gesti?
Seppur il suo sogno,
Brutalmente  fu strappato,
Chi mai dirà
Che non ne realizzò alcuno?
Seppur una volta,
Stanco ei non vinse,
Chi mai dirà
Ch'egli non lottò?
 
 
 

10/2006

Lacrime e sorrisi...

Enrico.Sono qui ed ho deciso di scriverti.Su questo blog ti ho scritto una sola volta,eppure sai che ti ho scritto tante altre volte.Ho quaderni pieni di lettere e poesie che ho scritto per te o "con" te.Mi manchi.Mi manchi in ogni attimo che vivo e non passa giorno senza che un qualunque gesto mi ricordi di te o che io non parli di te a qualcuno che non ha avuto la fortuna di conoscerti.Regalo frammenti di te ai miei amici che quando gli racconto di te si commuovono.Oggi la mia amica Eleonora mentre le parlavo di te mi ha chiesto perchè mentre raccontavo  io ridessi e lei fosse in lacrime.Credeva dovesse essere l'opposto.Le ho risposto che quando penso a te e sono sola,a volte piango,ma,parlando di te,non si può piangere.Tu sei FELICE.Ovunque tu sia sono sicura che tu lo sei.Domenica ero con Paolo al pontile.Qualcosa ci ha condotti entrambi verso il mare.Poi ci siamo guardati e abbiamo detto: ANDIAMO AL PORTO A VEDERE LE BARCHE. E ho capito che tu eri in tutto quello che quella bellissima mattina di Ottobre portava.Nella brezza che soffiava,in quel sole gentile che scaldava ma non bruciava,nell'azzurro terso del cielo,in quel mare che sembrava in qualche modo diverso,più brillante,più ricco,più carico di misteri dell'ultima volta che l'avevo guardato.E queste sono cosa allegre.E se tu sei parte di tutto questo non si può che sorridere pensando a te.Pensando che sei libero,finalmente libero!,di andare ovunque vuoi,come vuoi,quando vuoi.Hai dimora in ogni luogo,in ogni cuore.Ho letto una bella frase qualche tempo fa',diceva:"il vero viaggiatore ha due orologi,che non si possono comprare neanche da Tiffany.Sul polso sinistro il sole.Sul destro la luna.Entrambi i cinturini sono fatti di cielo".E mi sei venuto in mente te.Libero viaggiatore di questo mondo.Di tutti i cieli e tutti gli oceani e tutto cio' che c'è nel mezzo.Libero di sciogliere i misteri ai quali non sapevi trovare risposta.Continua a starmi vicino,a farmi capire che tu CI SEI.Ti voglio bene.Immensamente.
                                       Francesca
 
 
All'orizzonte di quell'oceano ci sarebbe stata sempre un'isola,
per ripararsi durante un tifone,o per riposarsi,o per amare,
Quell'orizzonte sarebbe stato sempre lì...
un invito ad andare.  (Hugo Pratt)
                              

10/2006

...è arrivato un altro ottobre...

Caro Lord,
è una grigia mattina di ottobre e io per la prima volta ti scrivo da sola...
Sul mio blog, nelle pagine del mio diario, nei miei pensieri ti ho sempre parlato,ma qui....qui no...o almeno non "direttamente"...perchè?
e chi lo sa...forse perchè tante delle cose che sento preferisco tenerle per me, anzi per noi...
Ma stamattina...stamattina c'è qualcosa che non va in me...stamattina avrei proprio bisogno di parlarti,di vederti...
Grazia mi ha chiesto di aggiungere un intervento del mio blog dedicato a te qui, nel tuo spazio...lo farò molto volentieri, ma oggi devo dirti altro...
Da quando te ne sei andato non è passato un solo giorno in cui io non ti abbia pensato...ne abbiamo passate così tante che ogni giorno c'è un 'immagine,un luogo,una parola, un'esperienza che mi riporta a te...Grazie al viaggio a Marsiglia abbiamo trovato una sorta di "serenità", riusciamo a pensarti e a sorridere, a cogliere il meglio di ogni ricordo...
Ma oggi Lord...oggi mi manchi come non mai...Vorrei chiamarti, e so che al suono della mia voce un pò pensierosa mi diresti: "che fai, fai un salto da me?"  "certo, 10 minuti e arrivo"  "che siano 10 minuti,eh?"   "Enry il tempo di vestirmi!"  " eh,vedi di darti una mossa ...."
Arrivata da te mi metteresti subito al lavoro...."ary..."  "eh..."  "....."  "cappuccino Enry?"  "bravissima!"  e io mi metterei lì a lottare con la macchinetta del caffè per cercare di prendere un altro 10 come voto....
Non sai quante volte queste situazioni mi hanno permesso di tornare di buon umore, di non pensare alle cazzate di tutti i giorni...
casa tua...un rifugio dalla quotidianeità....anche facendo le cose più banali come giocare alla playstation, guardare un film o leggere un libro, il solo fatto di farle insieme le rendeva uniche,in qualche modo originali....
Abbiamo creato i tornei a "passaparola", leggevamo i libri sulle Fate, vedevamo film eccezionali...."i would like to pay you tuesday for an hamburger today....!" te la ricordi?? la canzone di Popeye! me l'hai cantata per 3 giorni di fila...L'ho odiata...Com' è che si chiamava il bambino??non me lo ricordo...cmq per noi era " il bambino più bello del mondo!!!!"
Non posso dirti a parole quanto mi manchi....
 
Qui il sole non accenna ad uscire....nè per strada, nè nel mio cuore...
Mi ha fatto bene parlarti Lord....come sempre...
ti voglio bene, stammi sempre vicino....
Ary
 

09/2006

30 settembre

Lord ti ricordi quando a scuola, vedendoti continuamente con la matita in mano, ti assillavo chiedendoti un ritratto?
Tu mi promettevi che l'avresti fatto, ma non ti facevi mai vedere all'opera!
E ti ricordi la mia faccia, quando senza che me l'aspettassi mi hai mostrato i primi schizzi??
Ora quella pagina del tuo quaderno è nella mia stanza, è stato tuo papà a regalarmela..
Me la guardo sempre e penso a quando, tutte le mattine, ti trovavo seduto vicino a me..
Penso a te, chino sui tuoi fogli, sulla tua cartellina, sui tuoi ritagli di giornale dei quali hai tanta cura..
Penso a te che fai le  facce mentre disegni, pieghi la testa, cancelli e ricominci..
Penso a te, che sembri completamente assorto nelle tue cose, e che invece non ti perdi nulla di ciò che ti accade intorno..
Ascolti tutto, fai un ghigno se qualcuno dice qualcosa che non và, improvvisamente intervieni senza preavviso, senza neanhe "fare la parte", spontaneo, spensierato, divertente.. a volte senza neanche alzare gli occhi dai tuoi disegni..
Mi incuriosiva guardarti, mi chiedevo quale significato avesse per te quella cartolina, quale messaggio avesse quella vignetta..
Sapevo che dietro a quello schizzetto al margine del quaderno c'era una tua sensazione, un attimo del tuo mondo..... 
Anche stamattina ho guardato e riguardato il mio ritratto, mi sono sentita parte di quei pensieri che hai scritto e mi hai dato coraggio.
Mi sono alzata, mi sono detta che tu non avresti mai rimandato un impegno, e sono tornata da te.
E' vero Lord, ho aspettato troppo tempo ..
E' incredibile come il tempo sia inerme alla mia sofferenza e come il susseguisi delle giornate non mi aiuti neanche un po' a farti visita più serenamente.
Non mi basta sedermi accanto a te.
Vorrei vederti arrivare per stare  ancora insieme, per tornare nei posti dove siamo stati, per sorseggiare insieme un cappuccino caldo, per dirti  tutto finalmente senza vergogna, per domandarti senza paura di sembrarti stupida..
Non è giusto che invece ogni volta devo salutarti, con ancora più vuoto dentro..
Mi manchi, mio Lord.. tua Fede

09/2006

Roma-Marsiglia 24 luglio 2006


Il nostro viaggio comincia alla stazione Ostiense...è quasi notte, inquiete ci aggiriamo per i binari alla ricerca della banchina da dove partirà il nostro treno diretto a Nizza...come da tradizione in ritardo!!!!
Appena salite, probabilmente sarà cominciato il tuo divertimento Lord: i nostri posti occupati da altre persone, un uomo che si addormenta in braccio a Magy, l'aria condizionata che d'improvviso si rompe, le carrozze che si staccano e la corsa per cambiare treno...il resto del viaggio sedute sulle valige nel corridoio di fronte alla porta del bagno!!! Non passava più...arrivate a nizza non ci sembrava vero, eravamo distrutte ma l'incontro con Grazie e Paolo ci ha rigenerate.
Comodamente sedute in macchina, abbiamo viaggiato fino a Marsiglia...avevi ragione Lord, una città da vedere... Piena di contraddizioni...misteriosa, malfamata, romantica, vissuta, autentica, caotica e tranquilla allo stesso tempo... Ma questo tu lo sai già...quello che non sai è quello che abbiamo sentito dentro. Ed è questo ciò che ti vogliamo raccontare... Prima di ogni partenza è naturale provare ad immaginare come potrà andare il viaggio... Noi ce lo siamo chieste ed il timore che la malinconia prendesse il sopravvento era forte... Non è stato cosi però, anzi...grazie a questo viaggio, a Marsiglia, ai luoghi e alla compagnia siamo finalmente riuscite a sorridere con spensieratezza ricordando i momenti vissuti insieme e a ridere di gusto vivendone di nuovi... Una finestra troppo piccola in una stanza d'albergo sporco e  senza aria condizionata (a mezzanotte c'erano 34°!!!!!!!!!!) , un ristorante le cui portate erano immangiabili dalla prima all'ultima, le orecchie da Minnie, le gallerie Lafayette rivelatesi per David un centro commericale e non un museo, gli spostamenti in 6 in macchina con cartina alla mano per coprire all'evenienza Fede dai vigili....... E poi i momenti di riflessione... Da Notre-Dame de la Guarde si può vedere tutta Marsiglia...come in un film muto, vedevamo la città vivere silenziosamente...le strade trafficate, le industrie in attività, il via vai delle navi dal porto...e noi da lassù, spettatori persi nel silenzio dei nostri pensieri... E' stato come rivivere quel momento, quando una mattina di molti mesi fa ci siamo svegliate rendendoci conto che il nostro tentativo di fermare il mondo era stato vano...l'università, i ritmi serrati, gli impegni vari, la famiglia e gli amici, tutto continuava a scorrere...solo noi ci eravamo fermate, perse nel nostro dolore e senza più la speranza di poter ridere ancora pensando a te... Questo viaggio ci ha dato la prova contraria: è ancora possibile  fermarsi a guardare il mondo, ritagliarsi dei momenti per pensare a te, sorridendo con un pizzico di malinconia...è ancora possibile realizzare i tuoi sogni, far rivivere una parte di te attraverso di noi, attraverso le nostre esperienza e i nostri pensieri... E poi tornare giù, la stessa strada, ma emozioni diverse...ci sentiamo più ricche dentro, più mature e forse anche più incoscienti...per aver conosciuto una persona speciale come te, per aver affrontato un dolore così immenso, per aver capito che la vita è incertezza e che come tale va gustata fino all'ultimo...  Tornare giù, tornare alla quotidianità con qualcosa in più...la consapevolezza che in ogni cosa che faremo tu ci sarai sempre accanto...SEMPRE...
                                     Ti vogliamo bene
            
           ARy e Magy

09/2006

Marsiglia luglio 2006

Tante volte in passato ho desiderato andare a Marsiglia.

Ma non avrei mai immaginato di andarci così!

Per un motivo particolare, con delle persone particolari in un momento molto particolare della mia vita.

Si, sono andata a Marsiglia e come ha detto Paolo, “mi sono accollata” ai tuoi amici Enrico, ai tuoi migliori amici, quelli con cui avevi programmato di scoprire questa città così affascinante per un uomo che ama il mare, le storie dei marinai, Corto Maltese.

E’ stato il più bel viaggio della mia vita, il più allegro, il più triste.

Ci sono stati momenti di allegria irrefrenabile, di tenerezza, di intensa commozione come quando siamo andati a visitare la chiesa di Notre Dame de la Garde, quella chiesa che tu avevi scoperto su internet, quella chiesa di cui avevi stampato le foto più belle.

E poi il vecchio porto che per te rappresentava il tuo ideale di “lupo di mare”

E tutto questo io l’ho visto e vissuto con i tuoi occhi, ma soprattutto attraverso i tuoi amici, Arianna, Federica, Magalì, David e tuo fratello Paolo.

Attraverso i loro occhi, le loro emozioni, le loro risate, i racconti su di te, i ricordi di ognuno di loro io ho gioito, ho scoperto ancora qualcosa di te, ho pianto, ma soprattutto ho vissuto.

Si, vivere è diventata la cosa più difficile, ma se riesco ad andare avanti è solo grazie a tuo fratello Paolo e ai tuoi stupendi amici.

Il regalo più bello che mi hai fatto è stato proprio lasciarmi questi ragazzi che mi stanno dando così tanto e che oltre ad essere una parte di te che vive ancora in loro, sono diventati una parte di me, una parte fondamentale di cui non potrei più fare a meno.

Grazie Enrico.

08/2006

Anche oggi, le ancore

  Ecco Enrico, siamo qui io e Paolo a dirti cose come un anno fà, quando eri all'ospedale di Pittsburg e ti aggiornavamo sulle malefatte di Peppe e Siria;  mamma diceva che quei raccontini ti divertivano, e allora noi giù ad esaltare le mosse del gatto e le cacche del cane, per vedere a distanza la luce del tuo sorriso.     Poi, l'autunno.
  Ora tutto è più... come dire, più serio?  No, più serio no;  alle lacrime dolci della risata complice non rinunciamo mai, vero?
  "Mai", "Sempre",  due espressioni insensate;  se lo chiede anche Neruda, con un verso totale:
                        
                            -Qué quiere decir "para siempre"?-
 
  No Errì, accantoniamo l'enigma, che solo tu ora potresti svelare, e lasciamo che l'estro incontri visioni e sentimenti, in una poetica, la tua, che così spesso accosta  "presagi di morte e speranza di futuro".
 
     Da poco è in libreria la recente raccolta di poesie di Maria Luisa Spaziani, poeta che per il Convegno su Giorgio Caproni ha scritto di lui:  
                                        "odore dell'alba
                            sulle palpebre chiuse"
Come vedi, i contenuti del libro ("La luna è già alta") spesso ti riguardano da vicino:
 
                           "Oggi, se fossi Ulisse, strapperei
                            le corde che mi legano al bompresso.
                            Chi se ne frega d'Itaca, nebbioso
                            sogno di pace e di potere.
 
                            Le sirene risucchiano nei regni
                            sottomarini del puro piacere..."
 
puro piacere di quei regni, che Tu avevi gia avvertito e interiorizzato da tempo, nei temi dei tuoi interessi e dei tuoi pensieri:
                                          " e di notte mi immergo
                                            per annegarmi ... per ritrovarti
                                            per annegarmi ... per respirarti
                                            levigata conchiglia dei fondali "
 
  Ma le ancore?  e l'ancora che i tuoi amici ti hanno costruito, sul tuo piccolo grande prato?
  La Spaziani sembra che te ne parli:
                     
       "  La burrasca di mare si accanisce                 In secco o a mollo chi non si preoccupa 
          sulle vele, sugli alberi e antenne                 è l'ancora, insensibile al disastro.
          lotta a lungo, spogliata, la carena,              Laggiù, male che vada, sarà un tralcio
          poi si sfascia tra ondate assassine.             biforcuto fiorito di coralli."
 
  è come una risposta visiva ad una tua poesia; così che più intensa appare ora la domanda: 
                                        
                                           "  un attimo ancora
                                              prima di perderci
 
                                              e ci perderemo
                                              come ancore nel mare
                                              o flutti di corrente
                                              -saremo tutto o niente?- "
 
  Anche Fernando Pessoa è con te, Errì, un nuovo compagno di viaggio con "Ode marittima"
 
          "  le mie sensazioni sono una barca con la chiglia in aria,
             la mia immaginazione   un'ancora semisommersa,
             la mia ansia   un remo spezzato,
             e la trama dei miei nervi   una rete che asciuga sulla spiaggia!  "
 
    Parliamo ancora, Errì;  siamo con te.   Papà.

07/2006

Le nostre stanze

"Dovrebbero mettere delle sedie nei cimiteri...perchè in fondo la gente viene qui per parlare con i prorpi cari....". Ammettilo Lord, mamma questa volta ha proprio ragione...ma no figurati, che te lo dico a fare...tu che dai ragione a qualcuno? Non sia mai!!!!                                   
E' un pò che non parlavo con te tramite il blog, era troppo che non venivo a trovarti  nella tua "nuova stanza"...ma sulle pareti della mia camera c'è un posticino tutto per te...il tuo quadro, le tue foto, il tuo segnalibro, la tua cartolina...avrò sufficientemente appagato il tuo egocentrismo? E' volgendo lo sguardo a quella parete che ho parlato con te in tutti questi mesi...ma oggi, oggi era il momento di riportare la girandola, e allora che facciamo, andiamo...ma la girandola è rimasta a casa...e come dice la tua saggia mamma "niente è per caso..."...hai ragione Lord,verrò a trovarti ancora...
Ho passato le dita tra i fili d'erba, ho chiuso gli occhi e immaginato di stare accarezzando i tuoi capelli...mentre mamma "puliva e mettava ordine nella tua stanza", Ary ed io eravamo sedute li per terra, si sentivano i nostri pensieri fare rumore, si sentiva il peso di quella domanda..."PERCHé???"
Se non sono passata di lì negli ultimi due mesi è stato proprio per non pormi quella domanda straziante... "perchè???" ...........C'è ancora rabbia...
 
Lord siamo in procinto di esaudire un tuo desiderio...ma tanto tu sarai con noi, dove scappi?
Sarai il motore dei giorni che verranno, è attraverso i nostri occhi che il tuo cuore troverà sollievo, è nei nostri sorrisi che la tua anima apparirà...come in un sogno....
TI VOGLIO BENE....PER SEMPRE.....
Magali

07/2006

Poesie

Queste sono due poesie scritte da alunni del Liceo Democrito di Roma per il Concorso Letterario
intitolato ad Enrico De Stefani.
 
La vie,quelle sensation embarassante..........
On va chercher tous les jours quelque chose qui nous
Grafitie mais elle semole toujours plus lontane.
Oui, la vie, quelle sensation embarassante...
Quand nous avons conscience de nos fautes
Mais on dit toujours les meme mots.
Oui, la vie, quelle sensation embarassante
 
Francesco
 
 
 
 
DIVISA BIANCA
 
Ricordo di un'anima in un'onda,
desiderio di una vita:
Paura,
trepidazione,
volontà e coraggio,
ardore e grinta.
Consapevolezza di una scelta:
sacrificio, amore e devozione,
timore di non farcela...
e poi una rivincita
che il destino non ti ha concesso.
Una vita troppo breve per finire
E troppo intensa per essere dimenticata:
Attimi in un soffio.
 
Giulia, Viviana, Florinda, Giorgia, Giorgio, Andrea.

07/2006

Concorso letterario

PRIMO CONCORSO LETTERARIO "ENRICO DE STEFANI"
 
E' calato tutt'a un tratto il silenzio.
Come quando a teatro si apre il sipario, un attimo dopo appena l'applauso incitante degli spettatori impazienti.
Qualcosa è accaduto: e si è fatto silenzio.
Era il 9 giugno e nell'Aula Magna del Liceo Democrito le novantanove persone presenti, all'unisono, si accordavano sulle note mute della memoria. Novantanove da regolamento. Perchè non cento? Eppure ci scommetto erano in cento.
I presenti erano raccolti insieme per celebrare la premiazione del primo concorso intitolato ad
Enrico De Stefani; concorso cui hanno partecipato tantissimi ragazzi del liceo provenienti da classi diverse ma con la stessa voglia di misurarsi davanti alla storia di Enrico. Emergono paura, speranza, delirio di immortalità e nostalgia; gli studenti hanno cercato forme diverse per esprimere le tante, confuse emozioni: Hanno partecipato al concorso non solo ragazi che hanno conosciuto Enrico, ma anche quelli che pur non avendolo conosciuto, hanno imparato a conoscerlo sulle parole, i racconti, le emozioni degli altri. Emerge anche nei loro lavori la nostalgia. "Nostalgia che prova chi legge le poesie di un poeta scomparso, rimpiangendo di non averlo conosciuto".
Il primo premio è andato a Claudia Sparavigna che ha realizzato un cortometraggio di dodici minuti: Memorie di un diario impolverato. Esso è come la pagina di un diario, che raccogle i ricordi e le emozioni di una giornata qualsiasi, fatta di tante cose messe insieme che alla sera ti ritornano in mente, violente e dolci, senza chiedere il permesso; e ti feriscono, e ti curano, e ti colpiscono ancora e poi ti accarezzano amorevoli.
Quasi interamente girato all'interno del Democrito, il corto è uno spaccato di vita vissuta tra le mura della scuola. Immagini si susseguono confuse, ora a colori, ora in bianco e nero. La musica in sottofondo talora non le doma; esse sfuggono a qualsiasi cornice. La quotidianità del quinto liceo: il coronamento della maturità, la malinconia di un'aula vuota.
 
Il corto si chiude con uno sguardo sul mare; quasi a cercare infine la barca con cui è partito il marinaio Enrico.
 
La giuria che ha premiato le Memorie di Claudia, ha considerato nella valutazione delle stesse l'espressione della fine e della rinascita di un nuovo ciclo di vita:"In dodici minuti Claudia ha ripercorso tutto il vissuto scolastico, ma non solo: Quelle aule, quei banchi sono i luoghi dell'anima di Enrico, i luoghi che lo hanno visto crescere, riflettere, arrabbiarsi, ridere, lottare.........."
E' stato premiato il corto perchè espressione nostalgica e struggente del passato ma anche speranza, luce per una nuova forma di vita che si apre: Qualunque essa sia, per chi ci crede.
 

06/2006

Un venerdì inquieto

Ciao Enry,

ritorna il mio tuono ad elettrizzare l'atmosfera che, come dice tuo padre, è fatta anche di polvere, il nostro elemento principe.

Non so bene cosa aggiungere alle parole di tuo padre, le quali si stagliano come fuoco purificatore sull'imperituro marmo della Memoria.

Era un venerdì inquieto, il sole e le nubi si alternavano e si compenetravano per annunziare un evento singolare: un agone letterario in tuo Onore. In Aula Magna la stessa inquietitudine...l'ansiosa attesa, le lacrime mai terminate...una preside che di certo non aveva compreso la solennità del momento, e si aggirava goffa tra discorsi che la gente incredula si sarebbe risparmiati volentieri; Noi ed altri, invece, impazienti di dar forma e sostanza alle opere realizzate.

Molti che hanno scritto non ti conoscevano ma, un ragazzo ha detto (lo giuro!), avrebbero voluto. Non mi importa se qualcosa è stato detto per piaggeria, perché andava detto. Tra molti volti assenti e animi in tensione, ti ho sentito presente, il più presente: tra le lacrime, le risa, gli sbuffi, gli applausi...Tu presente in tutto e in tutti.......

Nel cordoglio più esasperato ho riscoperto l'arte di questi ragazzi, che ti hanno offerto questo tributo come le libagioni sull'are degli Eroi caduti. Un sospiro, un altro, un ultimo: non si udivano in alcuni momenti che sospiri...  Ah, Morte, ti ho invocata!!!! ti ho maledetta  !!! in quelle poesie ho rivisto i tuoi vent'anni, verde fiore che rimarrà nei secoli giovane....

Sai che cos'è che mi ha ridato la luce in un turbinio di tenebre? la consapevolezza che nelle poesie che ti hanno scritto e dedicato Tu vivrai per sempre....magra consolazione, qualcuno dirà...ma questo perché non conoscono la Potenza della Poesia, che Noi invece abbiamo compreso....la Potenza dell' IMMORTALITA' !!!!!

Ah, Morte, ti ho invocata !!! ti ho maledetta !!! ma ora ti derido.....

Un abbraccio da tutti!!!!!

 

Tuo nell'Eternità,

Valerio 

06/2006

Anche oggi, la Polvere

  Bella Errì;   bellissima l'Aula Magna del Democrito venerdì mattina alla premiazione del Concorso dedicato a te:  i tuoi amici, le tue Insegnanti, i ragazzi della scuola, Paolo, e tu che riempivi tutto lo spazio, mentre Mamma, grandissima, parlava di te e con te, commuovendo tutti e consegnando il Premio dell'Analisi Poetica alla tua amica del 5° F, Claudia:  ha presentato il suo poetico Video "Memorie di un diario impolverato",  visioni e frasi avvincenti, e un titolo che esprime tutto:  i ricordi, le traccie del passato.
 
 Da quella mattina, parlare con te mi è diventata una necessità, per considerare insieme l'idea di una polvere "ondulatrice", che crei una specie di vibrazione del tempo;   il Sansoni la definisce "pulviscolo atmosferico che si deposita sugli oggetti", facente parte dell'aria atmosferica, e quindi del respiro, che è azione primaria della vita;  allora, che ne pensi Errì, sarà il caso di porre una P maiuscola?  così la Polvere di cui parliamo non verrà interpretata male.
 
  Ora ho il cruccio di non aver insistito abbastanza, a suo tempo, perchè tu leggessi  "Chiedi alla polvere" di John Fante (quasi coetaneo di Kerouac e di Salinger):  i protagonisti sono avvolti da una sorta di "polvere del mondo", fatta di sabbia e di luce, di gioia e amarezza  :
  "dissi una preghiera, ma era come polvere nella mia bocca" , "respirammo a fondo l'aria pulita, senza polvere" , "prendemmo il tè;  era vecchio, lo zucchero pure, e le tazze erano polverose" , "che serata! una sera di festa per il mio naso, che annusava le stelle, annusava i fiori, annusava il deserto e la polvere assopita, là in cima a Bunker Hill" , "il mondo era polvere, e sarebbe tornato polvere";   un romanzo breve, un po' comico ma straziante, dal titolo con la "p" minuscola.
 
   Invece conosci bene Paul Verlaine, e qui decidi tu se, nella sintesi della poesia, possa trovar dignità la "P" :
 
           "Vedi, da qualche buco filtra sempre
                   la polvere del sole.  ..."
            [ Vois,  le soleil toujours poudroie à quelque trou. ]
 
   Il raggio di sole che taglia l'ombra della stanza e mette in luce il pulviscolo  (messe da parte le suggestioni Caravaggesche)  sembra l'evidenza di un contatto, etereo;  fa pensare a Vinicius de Moraes:
            "La vita, amico, è l'arte dell'incontro"
Mi sembra importante;   tu che dici,   maiuscola?
 
    Ed ora prepara una  "P" gigante, Errì,  per una Polvere che non si deposita,  ma oscilla,  spettatrice e complice della vita del mare;   un altro incontro, questa volta planetario per noi della Terra;   la  Parola,  benchè sottintesa,  è più presente che mai,   e te la dedica Pablo Neruda, dalla costa de   " el Mar " :
 
            " S' infrange l'acqua sulla pietra
             e s' aprono per la prima volta i suoi occhi infiniti.
              Ma si chiudono di nuovo,
             non per morire,  ma per continuare a nascere. "
               [ no para morir, sino para seguir naciendo. ]
 
 
                      Ti è vicino    Papà.

06/2006

Il nostro sangue nero

Ave Lord,
 
oggi ho letto dopo diverso tempo gli interventi sul tuo blog....
ho notato una cosa ovvia ma,proprio perché ovvia, spesso dimenticata: il filo conduttore del tuo blog è la Poesia.
certo, niente di nuovo...
sai, ho immaginato un paesaggio nordico, rigido, gelido, sublime...esso mi ha ricondotto al quadro "Viandante sul mare di nebbia" di Caspar David Friedrich...e mi sono rammentato, quasi pervaso da un'illuminazione, di un sentimento e un'emozione che abbiamo provati più volte, assieme....la VOLONTA' DI POTENZA !!!! la nostra forza, la nostra rabbia, il desiderio di essere trasportati da una energia terribile ma soave: l'INFINITO !!! vagare per terre inospitali, mari impetuosi, cieli adirati. E questo turbine di emozioni frenetiche mi ha ha rapito, mi ha conquiso !!!!non la pace, ma lo scontro, il conflitto: ciò ci animava. Non il sereno canto di una sirena, ma il ruggito rabbioso di un leone altero!!! ( ricordi i versi a noi sì cari del Foscolo? "quello spirto guerrier ch'entro mi rugge")
La Poesia, sublime afflato di Calliope, ci ha consentito di eternare, in candidi versi o irati, la nostra VOLONTA', la nostra POTENZA, il nostro Spirito..."exegi monumentum aere perennius"(Orazio), "le Pimplèe fan lieti di lor canto i deserti, e l'Armonia vince di mille secoli il silenzio" (Foscolo)...e sì, Enrico, grazie alla Poesia abbiamo compiuto un' impresa riservata a pochi eletti: abbiamo vinto la Morte !! "Beffo la Morte e ghigno", lo ricordi?... la Memoria è la nostra arma, il nostro dardo, il nostro brando; uno strale che annunzia la nostra novella ai pochi...
Ci hanno odiati e ci hanno amati per la nostra audacia (e quando le opinioni sono così divergenti, allora possiamo essere veramente soddisfatti: perché abbiamo suscitato emozione;ricordi Wilde?).
Ci hanno accusati di non avere sangue nelle vene, perché siamo boriosi...ebbene a costoro io dico che il sangue lo abbiamo: ed è nero come l'inchiostro. E' il più puro di tutti, ed è il nostro vanto.
Siamo stati odiati per il nostro distintivo: l'intelligenza. Stolto è il volgo e la sua insipienza è perniciosa !!! Eppure l'intelligenza oggi è una merce rara (dico merce perché così ora è valutata)...
In queste parole esprimo tutta la mia rabbia, ma anche e soprattutto l'ammirazione che nutro per te....
 
Tu , mio fratello di sangue... di sangue nero
 
Tuo, 
 
Valerio 

05/2006

Anche oggi, ore 14 circa.

Bella Errì  [c'è qui Paolo che mi aggiorna: "ciao" è considerata dai nuovi giovani espressione antiquata] !
  Rileggo e ripercorro il Rousseau che mi portasti da Neuchatel: "Reveries du promeneur solitaire"; libro che è diventato da tempo una presenza stabile nelle nostre passeggiate: tu, io e le "contemplations charmantes".
  Accade però che non sempre i passi su susseguano nel contatto con la natura;  a volte, in centrocittà, mille insidie si oppongono alle meditazioni ;  così è avvenuto che quando un ostacolo mi ha fatto atterrare, più voci hanno sentenziato lo stesso rimprovero:  "Ha la testa tra le nuvole".   Errì, BINGO!  Quelle voci umane hanno acceso una luce:  "la reverie devient expansion de l'etre",  tra le Nuvole, si, proprio lì, lì dentro, lì in mezzo;  è lì che ritrovo il tuo vestito bianco, le analisi di quando eri piccolo sui Cumuli, i Nembi, i Cirri; sui cieli inglesi di Constable;  e poi c'è Aristofane, sublime quando le Nuvole interpretano le Coreute del Coro greco.  
  Il cielo è il tuo spazio, Errì, ed è lì che io voglio fantasticare;   poi, se le scarpe si scontrano con qualcosa di sconveniente, come si dice? ...Ciccia!
  Vedi, fra tanto bianco e tanta luce mi è tornato in  mente, chiarissimo, un incontro casuale di 11 anni fà a Torino, al parco del Valentino, con una targa-lapide che la città ha dedicato a un suo poeta dialettale;  vi erano incisi questi brevi versi:
    "NIVOLE":
                   QUAND  CH'AI  RIVRA'  L'ORA  PI  GRANDA
                                                                        L'ULTIMA
 
                   E  CH'AM  CIAMRAN  L'ON  CHI  L'HAI  FAIT
                                                                        ED  BEL
 
                   MI  RISPONDRAI  CHI  L'HAI  GUARDA'
                                                                        LE NIVOLE
 
                   LE  NIVOLE  CH'A  VAN  ... TRAVERS  AL  CIEL
 
  Il poeta ha nome NINO COSTA;   vedi tu se, tra le Nivole, riesci ad incontrarlo, che poi ci piacerà conoscerlo.
 
         Bella Errì, ti abbraccia  papà.

05/2006

rêverie

Rêverie


A la fenêtre le bois semble froid.

Un regard qui souffle tout :

Mépris, tristesse, effroi,

Un regard à travers cet esprit fou.

 

Qu’est-ce que la folie ?

Folie humaine, d’amour, d’un jour,

Toutes celles-là se rompent ou se plient.

Seule la folle folie encore court.

 

Dans ses yeux qui se voilent,

Il n’est pas comme les autres,

Il attrape et compte les étoiles

Lorsque d’autres dans leur lit se vautrent.

 

Il voudrait de Vénus un présent

En échange de quelques étoiles

En parure à sa chevelure de femme-enfant

Pour qu’il ne fût plus jamais seul lorsque ses yeux se voilent.

 

Alors, à la fenêtre le bois semble froid.

Il attend avec un regard qui souffle tout.

 

Enrico,

Questa poesia l’ho scritta nel maggio del 2002. Ricordi? Ne abbiamo parlato tanto nelle nostre lettere, dicevi che ti piaceva tanto, sopratutto il titolo « Rêverie », che è sempre stato un tuo modo di vivere. Scrivendola, non mi sono mai fatta tante domande per ciò che concerne l’identità del personaggio maschile. Era un « lui » indefinito e mi bastava così. Oggi rileggendola, mi sembra chiaro. Sei tu, questo « lui », questo « rêveur » che coglie e conta le stelle. Sei tu che aspetti un segno, seduto alla finestra, mentre tutti dormono.

Ti ho conosciuto quindicenne, provocatore, ma anche dolce e sensibile. Quando vedo le tue foto anni dopo, riconosco ancora quella luce che avevi già negli occhi quando ci siamo incontrati.

Dopo quello scambio scolastico, ci siamo scritti durante alcuni anni. Attraverso le tue lettere, ho scoperto un altro Enrico, un poeta grandissimo. Mi hai dato la tua fiducia, confidandomi i tuoi pensieri più pazzi. Mi hai dato consigli che tenerò per tutta la mia vita.

 

Avrei voluto poter dirti addio, ma la vita non mi ha dato l’opportunità. Questo messaggio è il mio modo per dirti che sei sempre nei miei pensieri.

Spero che tu possa sentire il suono del mio violino dal posto in cui ti trovi.

 

Lisa

04/2006

...MMMH...

"... -Senti, Dood...
Dood, si chiamava, il bambino.
-Visto che te ne stai sempre qui
-MMMH.
-Tu magari lo sai.
-Cosa?
-Dove ce li ha, gli occhi, il mare
-...
-Perchè ce l'ha, vero?
-Si.
-E dove cavolo sono?
-Le navi.
-Le navi cosa?
-Le navi sono gli occhi del mare.
Rimane di stucco, Bartleboom. Questa non gli era proprio venuta in mente.
-Ma ce n'è a centinaia di navi...
-Ha centinaia di occhi, lui. Non vorrete mica che se la sbrighi con due.
Effettivamente. Con tutto il lavoro che ha. E grande com'è. C'è del buon senso in tutto quello.
-Si, ma allora, scusa...
-MMMH.
-E i naufragi? Le tempeste, i tifoni, tutte quelle cose lì... Perchè mai dovrebbe ingoiarsi quelle navi, se sono i suoi occhi?
Ha l'aria perfino un pò spazientita, Dood, quando si gira verso Bartleboom e dice
-Ma voi... voi non li chiudete mai gli occhi?
CRISTO, HA UNA RISPOSTA PER TUTTO QUEL BAMBINO."
 
E' vivissimo il ricordo che mi lega a queste righe,
ogni volta che voglio sentirti vicino devo correre a rileggerle..
Rivivo la nostra scena, così semplice che non avrei mai pensato diventasse uno dei nostri frammenti più belli.
...stiamo scomodissimi, ma non importa, devi stringermi il braccio attorno al collo mentre mi racconti... e io guardo tutte le tue espressioni mentre leggi... 
Scorro tra le righe, e sento così bene quel tuo 'MMMH' di quando imiti quel bambino che tanto ti assomiglia!
Quel bambino smisuratamente sveglio, geniale, fantasioso... che se ne sta sul davanzale della finestra a contemplare il mare che luccica, che dà centinaia di occhi a quella distesa immensa... quel bambino che, sentendolo, fa rimanere di stucco anche un adulto,
quel bambino che 'cristo, ha una risposta per tutto'!
 
Visto, anche quella volta che doveva essere compito mio farti un regalo, sei stato più bravo tu. Sono ancora io quella ruba la poesia che emani...
Possibile che con te tutto diventa speciale??
Possibile che ogni volta sei stato così puntuale nel lasciarmi qualcosa??
Una passeggiata, due chiacchiere, due risate, con te tutto diventa 'evento'.
E così ora ripercorro quei momenti rileggendo queste righe, rivedendo quel film, riascoltando quella canzone, tornando in quel bar, su quella panchina, su quel molo... rivedendoti al tavolo di quel pub...
Mi chiedo se sono stata capace di darti un pizzico di quello che mi hai dato tu.
Mi chiedo se mi vuoi bene un pizzico di quanto te ne voglio io.
Mi chiedo se quel tuo più grande regalo sia stato il modo per dirmi che sono importante almeno un pizzico di quanto lo sei tu.
 
Ti chiedo di anticiparmi ancora una volta.
Ora che sei anche tu gli occhi del mare, preparami ancora un regalo per quando potremmo mantenere le nostre promesse e i nostri progetti, per quando tornerò ad imparare da te!
 
ti voglio bene, piccolo Lord... tua Fede 
 
 
 
 
 

04/2006

Anche oggi è il 20 del mese.

Lo vedi Errì, qui il tempo si muove, come un macchinario non visibile; eppure, in riva al mare, fra onde e nuvole, se ne avvertono gli ingranaggi, che ruotano con i loro differenziali, senza sosta.
"Le ruote girano", ricordo che è il titolo del primo romanzo americano che lessi nel dopoguerra, in gioventù: Stuart Cloete è l'autore, uno dei grandi romanzieri usa di quegli anni con le loro epopee del sud-ovest (Steinbeck, Faulckner,...).
Le ruote girano, e brevi onde grigie si susseguono, finchè una con la sua risacca mi ricorda che è Pasqua. Allora mi dico: " faccio un salto al Cimitero? Naturale ! "; e come una scintilla ritorna vivo quel nostro pomeriggio di Domenica al Teatro delle Arti, dove Achille Campanile fece illuminare la tua mente e il tuo sorriso di bambino con l'intellligenza dell' Umorismo;  quella luce con gli anni ti ha dato competenza, ed io ora mi sento legato all' impegno che ho preso: un salto al Cimitero? Naturale !.
Eccomi da te, e mi chiedo: come lo faccio il salto?  "In lungo" disturggo i fiori, "In largo" i tuoi vicini sono troppo vicini, "In Alto" è cosa seria, e non sembra ancora arrivato il momento, "alla quaglia" bisogna essere in due e tu hai altri impegni;  allora "da fermo !" Immagino un muretto, e con due rimbalzelle lo salto a piè pari, facendo anche saltare fuori dalle tasche chiavi e monetine!  Grande interpretazione di una "Tragedia in due battute" che sarà piaciuta anche a Campanile; peccato che Paolo non sia qui con me! Vedo anche di sottecchi un gruppo di inconsolabili: mi guardano a bocca semiaperta immobili come sculture; per un momento rivedo il museo delle cere di Madame Toussaud a Londra, ma, dopo un breve imbarazzo,      -Alleluia-     getto un mazzo di auguri nell'aria, per loro per noi per tutti ! Abbiamo inventato un' emozione per la Pasqua, e, solo un attimo, abbiamo fermato le ruote!
   Siamo forti, Errì;   ti abbraccia papà.

04/2006

Mi manchi....

Ciao Lord...sai ieri sera ho guradato e riguardato il filmino del teatro...l'avrei guardato altre 10,100,1000 volte, se non mi avessero fermato....ho fatto mio ogni tuo gesto, ogni sospiro, ogni smorfia, ho imparato a memoria ogni tua espressione, ogni movimento...che male che fa.... Mi ero persa in un pianto struggente, ma poi un ricordo riaffiorato come un lampo mi ha fatto sorridere: la tua teoria sulle "tette grosse". Si, proprio cosi l'avevi chiamata, e dopo aver formulato la  tesi, per convincermi della sua validità, sei andato a cercare conferma su internet, e in effetti hai trovato una psicoterapeuta, su non ricordo quale sito, che parlava degli effetti di questo "complesso femminile"!!!! Secondo te in pratica, i motivi per cui io ed Ary avevamo litigato cosi duramente con Nicole, erano da ravvisare nelle dimensioni del seno, per il fatto che noi fossimo invidiose del suo generoso decolté!!! "Magy, è una cosa incoscia, è ovvio che tu non te ne renda conto, che neghi tutto ciò, ma ti assicuro che è così!!". Che rabbia che mi facevi Lord, e quano ti divertivi a ritornare sempre sull'argomento!!! Mi dicevi che, come succede fra gli animali dove diventava capobranco il più forte, così tra noi ragazze diventa capogruppo la più "dotata" e quindi, avendo Ary ed io due caratteri forti, non accettavamo che fosse Nicole ad essere "leader" del gruppo, da qui la decisione di isolarla!!!! Lord, Lord....quanto mi manchi...mi manca la tua aria intelligente, il tuo sguardo profondo, il tuo sorrisino di quando ti divertivi a prenderti gioco di noi...mi manca la tua voce, il tuo modo di camminare, mi manca parlare con te, mi mancano le tue teorie, il tuo cercare di dimostrare di avere ragione, sempre e comunque. Mi manchi sempre di più e sempre più dal profondo. Ti voglio bene......
Magy

04/2006

Frammenti di me: cos'è la poesia

La poesia si nutre di "IMMAGINI"
Credo che sia qualcosa che è sempre esistito, qualcosa che gli oggetti della sua descrizione, oggetti di qualsiasi natura, generano spontaneamente ; è sempre esistita perchè è nell'aria, tutte le opere, passate presenti e future, sono nell'aria allo stato astratto, come immagini, profumi, forme, suoni e colori che il poeta deve saper cogliere e tradurre nella lingua degli uomini.
Credo che sia la rivelazione della sostanza della natura delle cose, che si fa cogliere e si rivela agli uomini assorti, tristi forse e malinconici, perchè essi non guardano le cose, ma lasciano che siano le cose a guardare loro.....quando sono triste mi sciolgo in mille languori e non riesco a scrivere nulla perchè i pensieri, come nebbie, mi offuscano la mente ed esplodono come tempeste, senza lasciarsi tradurre in parole.
Quando sono sereno, speranzoso, invece la poesia mi sfiora come un velo, come un soffio di brezza e si lascia addomesticare.
In realtà scrivo anche quando sono triste, mi capita di scrivere delle malinconie e dei languori...
Ma se allora la tristezza può essere nostra ispiratrice, perchè non accoglierla con la stessa serenità che usiamo per la gioia? In fondo gioia e tristezza sono complementari, ognuna col suo fascino, con la sua poesia.....
Scrive Kahlil Gilran (??): "il dolore scava il pozzo che la felicità riempie, più profondo sarà il pozzo del vostro cuore, più felicità potrete contenere"
Quando riesco a cogliere questa bellezza  nelle cose tragiche, allora i languori letteralmente sfumano, si sciolgono come acquerelli, disegnano un'allegria, quasi follia, come le antiche ballate popolari.
Ho letto su un testo di alchimia una frase che ogni poeta dovrebbe tenere a memoria:
...."bisogna penetrare le parole nel senso più riposto fino al più
 profondo, così che la parola stessa non sia una capsula, ma un veicolo di puro significato"
 
Penso ad oltre mille cose che avrei potuto scrivere, penso al giorno che verrà e alla nebbia che danza fuori dalla mia finestra come una medusa in fondo al tuo lago (poco importa che le meduse non nuotino nei laghi)
Speriamo che il settembre ambrato, velato, mi aiuti a finire (ma perchè poi deve "finire"?) una poesia tinta di quella malinconia vesprale a me tanto cara;
Ho provato, avendo molto sofferto, a scrivere del vuoto, del buio, del tempo, ma ora ho capito che la MIA poesia corre sul filo della malinconia, degli orizzonti o dei sogni.
E ora che questi sono tornati, il tempo mi scivola via come acqua tra le mani............
 
 
Enrico De Stefani                                                       Aprile 2002 - Gennaio 2003

04/2006

rin del angelito

Lord..tu ci sei vicino sempre..ti sento in ogni mio respiro,in ogni mia
lacrima!Nn smetto di pensarti..e di starti vicina!chissa che cosa fai..con chi
sei..con chi passi i tuoi istanti,di sicuro sei in un posto fantastico,nn ti fai
mai mancare nulla tu..Mi raccomando Lord,continua a tenerci una mano in testa
nei momenti difficili!
Questa la dedico a te..
mi manchi tanto...ti voglio bene..
carlotta*
 
 
rin del angelito
inti illimani

Ya se va para los cielos                  Già sale al cielo              
ese querido angelito                      l'angioletto tanto amato
a rogar por sus abuelos                 a pregare per i nonni,
por sus padres y hermanitos.        mamma,papa' e i fratellini.
Cuando se muere la carne             Quando muore la carne
el alma busca su sitio                     l'anima cerca un posticino
adentro de una amapola               dentro un papavero
o dentro de un pajarito.                o in un passerotto

La tierra lo está esperando           La terra lo sta aspettando
con su corazón abierto                 con il cuore aperto;
por eso es que el angelito             per questo l'angioletto
parece que está despierto.          sembra proprio sia sveglio.
Cuando se muere la carne            Quando muore la carne
el alma busca su centro                L'anima cerca il suo centro
en el brillo de una rosa                 nel fulgore di una rosa
o de un pececito nuevo.               o di un pesciolino nuovo.



En su cunita de tierra                    Nella piccola culla di terra
lo arrullará una campana               lo ninnerà una campana
mientras la lluvia le limpia              mentre la luna gli lava
su carita en la mañana.                 il visetto la mattina.
Cuando se muere la carne            Quando muore la carne
el alma busca su diana                  l'anima cerca il suo posto
en el misterio del mundo               nel mistero del mondo
que le ha abierto su ventana.      che le ha spalancato la finestra.

Las mariposas alegres                   Le farfalle tutte allegre
de ver el bello angelito                  al vedere il bell'angioletto
alrededor de su cuna                    attorno alla culla
le caminan despacito.                   vanno in giro pian pianino.


Cuando se muere la carne           Quando muore la carne
el alma va derechito                     l'anima va dritta dritta
a saludar a la luna                        a salutare la luna,
y de paso al lucerito.                    passando per la stella del mattino.



Adónde se fue su gracia               Dove è andata la sua grazia,
y a dónde fue su dulzura             dov'è finita la sua dolcezza?
porque se cae su cuerpo              Perché il suo corpo cade
como la fruta madura.                  come la frutta matura?


04/2006

pensando a te

Enrico.Quando ero piccola il mio cartone preferito era Peter Pan.Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino.L'isola che non c'e'.Esiste davvero?Vai a controllare per me perche' io a questa storia che l'isola che non c'e' non esiste non ci credo.Hai presente nella fine del cartone,quando i bambini tornano a casa, vedono nel cielo il veliero fatto di nuvole che viaggia verso l'infinito?E' li che ti immagino tante volte.Che scruti l'orizzonte per capirne i misteri,dispiegarne le contorte filosofie,che ascolti il silenzio e la pace dell'infinito per trasfomarli in parole e poesie.Poesie,io non sono mai riuscita a scriverne di "buone",tu invece eri un vero poeta,tu che davi senso a ogni cosa che dicevi,anche se quel senso ti rendeva odiato da alcuni.Non ti e' mai importato dell'opinione degli altri,ne' quando avevi ragione,ne' sopratutto quando avevi torto.E anche io sono fatta cosi',con le mie opinioni e non le cambio per nulla al mondo.Quante discussioni e litigate senza fine ci siamo fatti perche' nessuno dei due ammetteva di avere torto,a farci battutine e punzecchiarci a vicenda.Un attimo andavamo d'accordo,il sceondo dopo no.Forse era proprio questo il bello di passare tempo con te,non si  sapeva mai cosa sarebbe successo,e si aveva sempre qualcosa da imparare da te, e sopratutto dalle nostre discussioni ho imparato tanto,il confronto,il chiedere scusa,il leggere attraverso le righe di quello che qualcuno dice,a fraitendere di meno,mi hai insegnato a portare  avanti le mie idee.Ma il tempo con te non era solo questo,era risate,scherzi,giochi stupidi.Come quando tu e Denier avete deciso di travestirvi da vampiri nel bagno di casa mia e avete preso il ketchup e delle coperte e vi siete chiusi in bagno a farvi i capelli alla "conte dracula" e poi avete fatto un filmino.Per non parlare di quando abbiamo deciso di guidare nella pista ciclabile a casal palocco e poi chiedere alla gente le indicazioni e scappare via.Tanti ricordi che ci legheranno per sempre.Grazie per tutto quello che hai fatto per me,come dirmi "la bibbia e i casini che ti danno questi mormoni mettiteli sotto alla zampa del letto almeno li' ti serviranno a qualcosa se ti si rompe, anche perche' senno' te la fanno pure ripagare,e non ti lamentare perche' io ti avevo avvisato", mi da' una bella spinta ad andare avanti tante volte che vorrei mollare tutto e tornare a casa.Ciao Lord.Ti voglio bene.Francesca.

04/2006

quella strada...

Ciao Lord,
sai dove sono stata ieri sera?? Ieri sera ho camminato lungo Corso Vittorio Emanuele. Ma ti ricordi quel giorno? Dovevamo andare a "fare i barboni" a San Luigi dei Francesi, ci avevano chiesto quel favore in qualità di vincitori del secondo premio. E cosi, tutti orgogliosi, ci apprestavamo ad andare a recitare davanti le presidi e le professoresse dei licei romani, tanto per fare un pò di pubblicità alla scuola di teatro!!! Ci rivedo li, a camminare lungo quella strada, in una giornata di sole, a discutere su quale fosse la traversa giusta per raggiungere più velocemente il teatro..."guarda magy che dobbiamo girare qua" mi dicesti...ma niente da fare, ero convinta di avere ragione e così ti ho fatto camminare per 10 minuti in più, inutilmente. "Ti lascio fare perchè mi voglio divertire a guardare la tua faccia quando ti renderai conto di aver fatto una cazzata!". Questo mi hai detto, e come sempre, avevi ragione, mi ero sbagliata.... E poi ti ricordi, ci hanno aperto le porte a quel magico stanzino pieno di vestiti di tutte le epoche, parrucche, spade e quant'altro!!! Minuti di allegria, ci siamo divertiti come due bambini!!!
E poi sul palco, quella volta ci tenevi ancora più del solito a fare bella figura, mi dicevi "qua facciamo così, tu spostati lì, io dico questo invece di quello"....un vero regista, un grande attore...chissà se li dove sei hai trovato una compagna di palco degna di te.... Certo è che ieri sera mi è sembrato di sentirti camminare accanto a me su quella strada, come quella mattina di ottobre. Certo è che tu meriti di camminare molto più alto, però vienimi ancora a trovare Lord, perchè ti sento dentro me, perchè ti penso continuamente, perchè ho ancora bisogno che tu mi indichi la traversa giusta, la strada giusta da seguire, come quella volta ...piccolo saggio mi manchi TI VOGLIO BENE -magy-

03/2006

Anche oggi è Venerdì

Ciao Errì,
sai cosa mi capita? Che quando ascolto musica la partecipazione piu intensa la avverto con gli occhi chiusi; ma ai concerti non lo posso fare perchè gli stolti nelle adiacenze  credono che dorma, e se poi mi commuovo credono chissà cos'altro; a voi questo disagio non capita; lì tutto è musica, poesia, in un sola parola: spirito, e gli occhi non servono.
A proposito di poesia, hai avuto modo di esplorare "il labirinto" di Borges? Il mio desiderio di esprimerne "il senso" in pittura non trova ancora una forma, ma, se mi aiuti, sarai tu ancor prima di me a vederla realizzata.
Wislawa Szimborska, recente Nobel per la poesia, è anziana ma ancora dei nostri. Ho letto un articolo sul suo ultimo libro "Letture facoltative"; è una raccolta non di poesie ma di commenti su libri ricevuti, si parla di Montaigne, di Shiller, e -senti senti- di curiose malattie di illustri personaggi: ci fu un tale che registrò tutti i clisteri somministrati a Luigi XIV, addirittura sessantamila, e "anche questa è storia"; un mio rapido calcolo ci dice che il 
Re Sole ha gustato la cannella quattro volte al giorno per quarant'anni ! Io ora non so com'è lì da te la situazione logistica, ma tu vedi se puoi incontrare sua maestà, che poi quando ci vedremo me lo presenti, e ci faremo delle belle risate, a modo nostro.
Ciao Errì, noi siamo qui tutti insieme; ti darò altre notizie;
due baci, papà. 

03/2006

Un ricordo di Enrico da Fiorella e Valentina

"Mi hermoso Enry, nunca nos vamos a olvidar cuando llegaron noticias de ustedes diciéndonos que venían para Montevideo,  nos pusimos muy felices, los días se tornaban muy lentos, pero a la vez, rápidos y ansiosos, con muchas ganas de conocerlos, de verlos, de saber quienes eran... todo se dio muy naturalmente,  es imposible dejar de recordar esa imagen, es imposible dejar de recordar esas charlas, esos momentos, esas salidas, y también esas tristezas, de cuando faltaban solo días, horas, para que volvieran a casa, Italia..., pero eso no era una cosa que nos preocupara ya que sabíamos, que volverían, que volverían esos días de aventuras, de risas, de trasnochadas...
El viaje a Italia fue hermoso, nos permitiste  conocer más de vos, de tus amigos, de tu familia, aunque me quedaron muchas más ganas de saber de vos y de disfrutar contigo como lo hacíamos acá. El tiempo fue corto, pero fue hermoso, las mejores vacaciones, aquellas que serán inolvidables... lo aseguro
Solo puedo decirte que siempre te vamos a recordar, y que fue una experiencia hermosa conocerte.
Nos despedimos... tranquilas, porque se que estas bien.
Valentina y Fiorella."

03/2006

Un ricordo di Enrico da Luciana

Enry:
Te recuerdo y te recordaré siempre... como aquel ser especial, un pensador, un artista, un filósofo, un critico, polémico, busca vida, complejo por momentos, tan simples por otro.
Quedarán imborrablemente en mi memoria las mágicas charlas de este último diciembre, en donde pudo verte más fuerte y seguro que nunca. Hicistes planes..., viajarías, saldrías de aventuras ... Lo has logrado... sos ciudadano del mundo...
Te imagino en paz, en el mar tu lugar mas placentero.
Vuelvo a prometerte como ya lo hice la ultima vez ¿recuerdas? Lo cuidare siempre...
Te quiero mucho.
Luciana

03/2006

La vita è cambiamento

Non si può sfuggire alla realtà che il dolore fa parte della vita e quindi è umano e se pensiamo che la sofferenza sia negativa e quindi vada evitata a ogni costo, aggiungeremo ansia e frustrazione al nostro dolore.
Accettiamo la sofferenza come uno dei sentimenti che ci permettono di sentirci vivi, accettiamo il dolore come uno stato d'animo che ci permette di crescere.
Il rimpianto non deve scoraggiarci, opprimerci o interferire nella nostra vita, non deve impedirci di viverla al meglio.
La vita è cambiamento.
Tutte le cose, gli eventi e le persone, sono in continua mutazione.
Accettare il cambiamento della vita è difficile e doloroso, ma riconoscere che il cambiamento è parte naturale della vita ci permette di soffrire di meno.
Quando una persona cara se ne va, e magari ci viene strappata a 20 anni, diventa fortissimo il senso "dell'ingiustizia".
Ma non dobbiamo essere sopraffati da questo sentimento, non esiste una giustizia o ingiustizia nella morte.
E' qualcosa che ogni giorno succede a tantissime persone come noi e quindi non siamo i soli a soffrire.
Adesso la domanda è: COME POSSO ANDARE AVANTI  ?
Credo che la risposta sia in fondo molto semplice, cercare di conservare la memoria della persona cara.
Conservarla significa ricordarlo con allegria, conservarla significa cercare di realizzare i suoi desideri.
Ma sopratutto significa essere e continuare ad essere ciò che quella persona vedeva in noi.
Significa che ognuno di noi era ed è una persona speciale, così come era ed è speciale lui.
Quindi dobbiamo non deludere chi ci ha amato, chi ci ha considerato degno del suo amore.
Dobbiamo far si che le promesse del nostro futuro si avverino.
Dobbiamo diventare ciò che si aspettava da ognuno di noi.
Vi voglio bene

03/2006

Adesso abito i fondali

Adesso abito i fondali, vivo sotto il mare e le mie sono dolci tristezze

Lascive come alghe, e danzano con me e mi avvolgono, di sera.

Di giorno esploro il deserto a lunghi passi, respiro la sabbia, e il calore e le mie malinconie stendono un velo ambrato sui miei occhi, sulle cose che tocco.

Quando emergo la gente mi guarda come un relitto glorioso, o un altro grumo di stracci lasciato dal mare.

Ma vivo sotto il mare, e mi piace giocare , la sera, con ancore e i paguri - oh se almeno potessi annegare!

Cominciano a crescere coralli su di me, calcare mi ricopre e anemoni intorpidiscono il sonno.

Quando le ombre verranno a cercarmi, o reti a salvarmi, lascerò questi fondali, cercherò altrove il mio oro, e in altri mari mi profonderò di nuovo.

 

 

Enrico De Stefani        Firenze   26/11/2004

03/2006

Per Te....

Lord....lo so,avrai da ridire sulla scelta dello sfondo,sul colore,sulle foto o su quello che scriveremo...chissà quante ce ne starai dicendo...ma questo piccolo omaggio è niente in confronto a quello che meriti.....
 
Tutto il mondo deve sapere quelle che sei per noi,quello che sei stato e che sempre continuerai ad essere..UNICO ed IRRIPETIBILE... questo è un modo per cercare di urlarlo al mondo,per sentirci vicini a te,per farti sentire il nostro immenso amore... Tanto per iniziare quindi mi permetto di pubblicare le lettere dei tuoi amici,per far conoscere la parte più vera di te,la più bella....    Con infinito affetto, Magy
 
 
 
 
 
 

Uscivamo di scena sottobraccio, fischiettando e cantando quella canzone francese che tanto Ti piaceva… oggi sono andata a ricercarla, ho ascoltato con attenzione quelle parole, ora così vere e crudeli… « dicono che le nostre vite non valgono un gran che, volano via in un istante, così come le rose appassiscono… dicono che il tempo è maledetto, che delle nostre sofferenze poi se ne fa un cappotto… dicono che il destino ci prende in giro, che non ci dà niente ma tutto ci promette »… Lord, mio piccolo saggio rompiscatole, Tu perfezionista e personaggio, Tu che tanto amavi dettar legge, Tu sempre la risposta pronta, Tu sempre la domanda giusta, Tu così sfuggente, così misterioso, Tu sempre vero e altezzoso, coerente e dignitoso, concreto e idealista, egocentrico e solitario… Tu che volevi sempre aver ragione, Tu la chiarezza e la contraddizione, Tu che riuscivi a farti “odiare” per la Tua franchezza, che sapevi farti amare per quel Tuo essere così profondo, complicato, ricercato… Tu, un cuore da capire, una mente da scoprire, Tu che volevi girare il mondo, Tu che leggevi in fondo ai cuori, Tu che dispensavi consigli ma che difficilmente li accettavi, Tu che rimproveravi… Tu e i Tuoi princìpi, i Tuoi segreti, le Tue ambizioni… Tu, personalità forte e struggente, Tu che avresti potuto guidare le masse, Tu carismatico e sensibile… Tu, capace di sorprendere, di sognare, capire e relativizzare… Tu Lord, sarai sempre con me, come quel giorno, su quel palco, quando abbiamo vinto il nostro premio, come quella volta Tu continuerai a darmi forza, sei l’esempio per tutti noi, l’esempio di forza, coraggio e dignità…

Tu che su quella cartolina mi hai scritto « non ti dico niente perché è meglio se sei tu a immaginarmi chissà dove in giro per Firenze »…

E’ così che farò, ti immaginerò nei sentieri del Paradiso… un Angelo, come nel Tuo dipinto… il nostro dolce Angelo… PER SEMPRE…

 

Magali  

 
 
 
 
 
 
 
 

Ciao Lord,

 

sai Ary e Fede si sono volute incontrare per parlare di Te… è strano ma, nonostante la situazione, abbiamo riso tanto ricordando tutti i momenti passati insieme e le stupidaggini dette e fatte.

         E’ spontaneo, ma è anche un dovere ricordarti così, testardo, caparbio, puntiglioso, ma sempre ironico e sorridente.

         Ti sei sempre distinto da tutti per la Tua personalità originale: il Tuo modo di vestire elegante, il Tuo parlare forbito, i Tuoi gusti raffinati, le Tue nobili passioni, la Tua bontà d’animo.

         E’ vero, ce ne hai fatte passare di tutti i colori:

le Tue arrabbiature per un nonnulla, i Tuoi scherzi provocatori, il Tuo metterci alla prova, la Tua testardaggine.

         Ma in fondo sappiamo che, come dicevi Tu, l’hai sempre fatto anche per appagare la Tua voglia di essere al centro dell’attenzione, presente in tutto.

         Abbiamo avuto il privilegio di averti conosciuto, ma soprattutto di esserti accanto nei momenti di difficoltà.

         Ti siamo state vicine per darti forza, ma in realtà eravamo noi a prenderne da Te. Sapevamo di essere noi a doverti rassicurare, ma eri Tu che sdrammatizzavi e cancellavi le nostre preoccupazioni.

         Capelli ingelatinati, ciuffo in avanti, pizzetto sempre curato, sguardo altezzoso che nasconde un sorriso, postura sicura ed imponente, pensieri da filosofo, spirito da marinaio.

         Questo sei Tu ai nostri occhi, ma sei tante altre cose e se ci sentissi adesso certamente non smetteresti più di elencare i Tuoi pregi con la consapevolezza di esagerare per farci ridere.

 

Lord, sei unico.

 

         Si dice che una persona continua a vivere attraverso i ricordi di chi l’ha amata ed è per questo che abbiamo la certezza che sarai sempre con noi, e che ci rincontreremo tante altre volte solo per parlare di Te.

 

Ti vogliamo bene, lo sai.

 

Tue,

 Ary e Fede 

 

 

 

 

 

In queste occasioni si è soliti stordire i presenti con affettati discorsi, dicendo che chi stiamo piangendo era una persona magnifica e perfetta. Ebbene non lo farò! Non sarò banale, perché Enrico non lo era.

Lui non era perfetto, e proprio questo era il suo fascino.

Era arrogante, irritante, superbo, sarcastico, talvolta insostenibile.

E ciò per il semplice fatto che era convinto di possedere un’intelligenza superiore. Ed era vero… per questo motivo risultava scomodo ai più. Un’intelligenza vivace, autonoma, acuta.

E noi non lo amavamo nonostante questo, ma per questo.

Era unico e irripetibile. Sembra strano: oggi si dice che tutti sono unici e irripetibili; ma questo è come dire che non lo è nessuno…

Eravamo simili, e quindi fratelli. Le nostre passioni più vivide le coltivavamo assieme, condividendo tutto ciò in cui credevamo: leggendo Foscolo e D’Annunzio, ammirando l’arte che tanto ci faceva ardere e ci rendeva complici.

L’amicizia è questo: « Idem velle, idem nolle ». Volere le stesse cose, non volere le stesse cose.

 

L’ardente foco, il giovenil furore,

l’amor di Te, le passioni io canto;

s’il cuor mi regge a sì tanto dolore

e sordo a tal tristo muliebre pianto.

 

Ognor il genio veggo e ‘l vivo ardore,

le forti membra, Tuo orgoglio e vanto;

non mai fu domo quel tenace amore

per l’arte e i versi che ti piacquer tanto.

 

Or tutto è quiete e silenzio e pace;

l’eterno si dispiega, Dio t’accoglie;

ovunque è luce, onore et alta gloria.

 

L’anima corre alata, il corpo giace,

lo spirto liber di lagrime e doglie.

Questo il testamento di Tua memoria.

 

 Valerio

 
 
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