09/2014
Il Concorso 2014: La Finestra: Applausi, spesso è andato oltre misura.
Ho sempre bisogno di qualche giorno per recuperare i fili di una sintassi emotiva che giornate come il 12 mettono a dura prova. C’era un sole fantastico, quel sole tiepido di primavera che attende l’estate, che scalda il cuore, che fa vedere tutto più nitido, che dà una luce particolare alle cose. La notte prima, come al solito, dormo poco e male. Mi giro nel letto pensando che forse dovrei avere una scaletta per dire cose giuste al momento giusto e invece corrono i ricordi e mi viene sempre in mente quell’ultimo anno insieme, in succursale e quell’albero accanto alla nostra classe che ha accompagnato il ciclo del programma di letteratura italiana. Perdeva le foglie quando discettavamo di Foscolo e dei Sepolcri, era frondoso quando ti appassionavi al Futurismo. Niente come la scuola ogni anno sottolinea la ciclicità, il tempo che passa, la scadenza che arriva, la mancanza di tempo. Tutto è convulso, concitato ma così pieno di vita. La primavera poi è quasi il consuntivo di un anno ma non ancora, c’è ancora tanto, tanto da fare, tanto da dire: c’è la stanchezza ma anche una nuova energia.
La tua festa ricorre in primavera nella nostra scuola: la celebrazione del Premio De Stefani è la festa di primavera: abbiamo vestiti leggeri, i nostri movimenti sono più fluidi.
Quest’anno tutti in auditorium.
Come ti sarebbe piaciuto Enrico. E’ bellissimo, è grande, è inclusivo, minimalista nella struttura e raffinatissimo negli echi culturali che porta con sè. Credo che il logo del Democrito debba aggiungere ai movimenti ellissoidali dell’atomo la circolarità del nostro teatro: l’irripetibile e casuale inclinazione dell’atomo contenuta nella perfezione di un cerchio che ha inizio ma non ha mai fine. Forse entrando non l’avresti riconosciuta la tua scuola: proiettata nel mondo. Ragazzi che viaggiano, che si mettono in gioco, che escono dalle loro case linde e ordinate, dal loro paesaggio Valtour ed entrano all’ONU o alla FAO e parlano in inglese con ragazzi che in altri tempi sarebbero stati guardati con diffidenza. Soprattutto a te sarebbe piaciuto, che sognavi una casa sull’oceano e a cui i nostri quartieri così perfetti stavano così stretti E c’eravamo tutti e tutti ansiosi di esserci ,senza retorica ,con quell’imbarazzo di chi dà voce all’indicibile e che viola il tabu. Grazia Flaccomio, Sandro De Stefani, Paola Bisegna, Pino Scaccia, Liliana Grella.
Unicuique suum
Grazia, organizzatrice straordinaria che tesse I fili di ogni particolare, dignitosa e contenuta ma determinata e intransigente come solo le madri e le donne sanno essere.
La Preside Bisegna padrona di casa attenta, anfitriona di una scuola a sua immagine e somiglianza: conosce i suoi studenti, li chiama per nome, li apostrofa con la severità di chi sa come si governano eventi e persone ma anche con l’ affetto di un’amica che sa come ottenere il meglio da ognuno . Tutti incollati ai sedili abituati alle doti di intrattenimento della nostra anchorwoman Vi sareste piaciuti dopo esservi studiati come eri solito fare e come è solita fare lei. Entrambi vivete un po’ più avanti degli altri, selezionate ma quando vi consegnate l’abbandono è totale. Saresti stato sicuramente un suo interlocutore privilegiato, ama interagire con le persone intelligenti e curiose di tutto. Ufficialità e familiarità, rigore e leggerezza, eccellenza nelle discipline e tutela delle diversità. A questo ci siamo abituati in questi anni e tutti gliene siamo grati
Il Premio De Stefani è tutto questo: è qualità sempre crescente ma semplicità ed autenticità. Non abbiamo perso di vista noi stessi. E questo è chiaro alle autorità del Municipio che vengono ogni anno a riconfermare il loro patrocinio; ai dirigenti della BCC che rimangono esterrefatti dal clima che percepiscono appena entrano nel cerchio magico.
Il dottor Vetrano aveva gli occhi della felicità mentre premiava i ragazzi: la vita è nella scuola, non Altrove. In quei ragazzi jeans sbracati e t-shirts bianche un po’ sciatte per sembrare un po’ scialla come vuole la vulgata, ma invece così ricchi di sentimenti, di talento di energia. La scuola non è la volgare oleografia che un’ erronea visione di disattenti osservatori dipinge come luogo pieno solo di professori frustrati e studenti abbrutiti dalla noia. Il premio De Stefani ce lo conferma ogni anno
Liliana Grella discreta con quegli occhi malinconici e gentili ha la ieraticità di una vestale, che alimenta il fuoco del ricordo ed un dolore inestinguibile Sandro magistrale e raffinato nelle sue riflessioni, sempre più bello, di quella bellezza che solo i vecchi che continuano a pensare hanno. Ha un rapporto privilegiato con la nostra scuola: per me e Paola Bisegna è un mentore, simbolo di un’intellettualità laica e onesta.
I ragazzi e le ragazze dell’Associazione, non più strettamente ragazzi e non ancora uomini e donne, ancora semplici ma già consegnati al mondo con le loro professionalità e curricula di tutto rispetto.
E poi gli spalti gremiti di ragazzi che prima dell’inizio ridacchiano, sono scomposti ma è solo il loro disagio, la loro incapacità di disciplinare emozioni forti
Poi si compie il miracolo. Testi ed elaborati bellissimi, sapientemente costruiti con quella scrittura giovane e corrosiva, che si incontra con temi esistenziali altissimi e dolorosissimi che conosce ed esprime con timidezza ma anche con tanta verità. Io, che normalmente sto con la penna rossa in mano rimango abbacinata da immagini ed espressioni così struggenti da legittimare anche una svista ortografica, da apprezzare anche una punteggiatura improbabile. Perché sono a contatto con teste pensanti, acrobati della scrittura non con alunni incollati al banco. Sono lì perché ci vogliono essere e io sono qui perché voglio ascoltarli
Il suono della campanella ci ricorda che siamo nel giardino di una scuola pubblica, non nell’hortus conclusus di un’Accademia .Fuori si svolgono le attività normali di una normale mattina, ma neanche quello ci distrae. Siamo in un’altra dimensione: la mia impressione, ma concreta e pregnante, è che per qualche ora abbiamo il privilegio di stare nell’iperuranio del Bello, del Logos lontani dalla volgarità dell’approssimazione e della sciatteria
Pino Scaccia prende la parola: lui abituato a teatri di guerra, a paesaggi, mondi, persone, le più disparate non perde mai un appuntamento con noi. Ogni anno rimane folgorato dall’altissima qualità degli elaborati, ogni anno più belli e numerosi. Elaborati del Liceo Labriola, dell’Anco Marzio, di Istituti del XIII Municipio di grande qualità scritti con serietà, con competenza, con passione senza la protervia letteraria che tanti professionisti navigati ostentano. Sottolinea la consapevolezza letteraria di studenti che annualmente si cimentano. Edoardo Silvestri, Anna Maria Colivicchi e ancora Salvatore Giarrizzo , nostro studente di quarta liceo, quest’anno vincitore con il racconto Dieci anni il cui incipit è citato da Scaccia come cifra della qualità degli elaborati “con la canna di una pistola in bocca si ragiona molto più lucidamente di quel che sembra”. Lui grande giornalista e scrittore esperto tributa la sua ammirazione al nostro giovane studente con l’umiltà dei grandi.
Beh, al Democrito succede!
Al prossimo anno